Un'alba di rondine
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...significava pattinare, perché solo quando ci si sente vivi si può dire di essere felici. Desdemona era felice perché era viva. Viva dentro, viva fuori. Rinveniva sul ghiaccio quando gli anni cominciarono a scorrere in avanti, uno dopo l'altro, come un registratore. Desdemona si sentì chiamare, sempre accovacciata sul suo divano, sempre con i soliti pattini. Si voltò verso destra, dalla parte del corridoio. Febo la raggiungeva a passo svelto. Era ora di accomiatarsi. Le lacrime di Desdemona si privarono in fretta, quasi come se l'avessero pianificato. Febo le si avvicinò con sguardo fioco e soave, la venerò come la prima volta, le avvinghiò le braccia attorno ai fianchi e la strinse come ogni giorno. Nei pressi del divano, la solita sedia a rotelle la stava attendendo. Desdemona era pronta. Posò i suoi pattini in quella scatola, accanto al giocattolo di suo figlio e proseguì. Andò via con Febo, il suo Sole. Lungo il viaggio, Desdemona riattaccò a memorizzare, cosa che faceva ogni giorno da cinque anni. La sua era una vita interrotta. Ricordò il giorno dell'incidente quando il ghiaccio era più struggente del solito, quando non comprese, quando non ascoltò suo padre e quando ancora una volta, come tutti ... [segue »]
Composto mercoledì 17 agosto 2011
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