Un'alba di rondine
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...i giorni, incominciò a pattinare, incominciò a vivere. Ricordò l'ultima emozione che mai avesse avvertito, il cuore che batteva all'impazzata, i brividi di felicità. Desdemona, in quell'istante, ricordò la felicità. E ricordò quando ruzzolò, quando le sue gambe erano invisibili, quando i sogni erano persi, quando non credeva, non credeva in nulla. Le vennero in mente i momenti di triste pianto per le rondini con le ali spezzate, per il Sole tramontato, per la terra prosciugata, per i fiori appassiti, per i quadri non incorniciati, per i pattini nascosti, per una felicità perduta. Desdemona non era felice. Non lo era da cinque anni e nemmeno la nascita di Jason l'ebbe cambiata, nemmeno l'amore per Febo. Nemmeno la sua nuova casa. Nemmeno lei. Quel giorno si stavano dirigendo alla recita di Jason, una recita che si svolgeva ogni anno nella sua scuola, la scuola che anche Desdemona frequentava. Era la stessa, non era cambiata. Solite classi, soliti corridoi e vecchie foto. Febo la guidò per tutto l'edificio. Lei instancabilmente ammirava il suo passato, scivolato via assieme alle sue lacrime. Quando, in un istante, in un secondo, Desdemona lo vide. Vide il suo passato. Tra le tante vetrine esposte nel corridoio, c'era ... [segue »]
Composto mercoledì 17 agosto 2011
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