Il bambino della Luna
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...dico, anche se la mia voce non la conosce nessuno.
Provo a dipingerla con i pennelli, la mia voce.
I fogli canterebbero se potessero far udire tutti i toni delle mie parole e avrebbero tutti i suoni di tutta la terra e di tutti gli strumenti di un'intera orchestra, dalle viole alle viole del pensiero, dai tamburi al legno che scricchiola, il do, re, mi, fa sol, la si, il si, la, sol, fa, mi, re, do, saliscendi a perdifiato per tutta la scala e senza corrimano, lunga un intero arcobaleno e io mi muoverei come so muovermi io, anche per due ore di fila senza che nessuno possa fermarmi.
Su e giù, destra e sinistra in alto e in basso.
Se solo sapessi cosa voglia dire tutto questo.
Musica! E sbatto per un'ora almeno le spalle contro la parete e mamma che mi chiede di non fare così.
Io non guardo nessuno negli occhi. Una volta ho fissato per cinque secondi mio padre che ha detto che dentro ai miei aveva letto un ti voglio bene, si è commosso e mi ha stretto forte, forte, ma io son scappato via velocemente.
Mi piace fare i giochi delle ombre riflesse sulle pareti.
I cristallini mi zampillano avanti e indietro.
I mattoni traballano come fossero tappeti volanti.
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