Una vita nel nostro mondo
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Umberto era il mio migliore amico, anzi la gente del cortile diceva che io ero il suo migliore amico; lo dicevano spesso e non ho mai capito il perché.
Il cortile di un borgo di quattro case era il nostro mondo, da un lato un torrente, dall'altro una strada di campagna, in mezzo una lingua di terra mal coltivata, dove i pochi abitanti si riunivano ora per discorrere, ora per ammucchiare il grano di fine estate degli anni 50.
In quel borgo c'era anche un falegname, Umberto ed io andavamo spesso da lui anche se io raramente potevo entrare; ricordo che da fuori si sentiva un profumo di trucioli e di legno lavorato, uno di quei profumi che non si dimenticano.
Umberto ed io eravamo quasi coetanei e la gente del cortile ci vedeva spesso giocare assieme. Potevamo avere quattro o cinque anni, un giorno ricordo che lui volle sfidarmi a correre verso un albero di amarene, alla fine di una piccola carreggiata; io lo precedevo sempre, perché correvo più veloce, poi al rientro lui mi sorrideva e mi indicava a sua madre, che aspettava sulla soglia di casa. Eravamo davvero amici, Umberto ed io.
Un brutto giorno ero seduto ... [segue »]
Composto domenica 28 gennaio 2007
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