Io
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...per il mio fragile stato d'animo, di comprensibile.
Dovevo necessariamente uniformarmi alla realtà dei fatti perpoter trovare serenità dentro me stesso, o questo significa illudere l'iointeriore in favore di un quieto vivere esteriore? Sapevo qual'era la rispostaa questo dilemma, ma avevo una paura tremenda ad ammetterlo.
Mi alzai dalla poltrona e mi affaccia alla portafinestra: labrezza notturna cozzava con vigore contro la mia pelle giovane ed allo stessotempo stressata dalle mille vicissitudini quotidiane. Socchiusi gli occhi pergodermi quel paradiso interiore che, per pochi secondi, percepii così reale chequasi arrivai a commuovermi.
Una lacrima scese lungo il mio viso, e capii di non potermipiù tirare indietro: dovevo dar credito alla mia vera identità, smetterla difingere, chiudere con l'inganno.
Per vivere bene con me stesso dovevo essere me stesso.
Un urlo uscì dalla mia bocca con un vigore repressoassolutamente inaspettato e soddisfacente. Uno sfogo che estirpò dal mio corpola menzogna e la falsità, il compromesso e l'accondiscenzenza.
In quel momento affacciato a quella portafinestra, non c'erapiù un fantoccio.
C'ero io.
E l'ansia, come d'incanto, cessò di esistere.
Composto mercoledì 6 gennaio 2010
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