Attimi d'infinito
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...visibile, di un rosso vivo.
Si era salvato.
Ma aveva perso tutto. Tutto quello per cui valeva vivere.
Quella donna che lo aveva compreso. Quella bambina che lo aveva reso felice con una singola parola. Tutto era scomparso come se una spugna fosse passata su un vetro sporco.
Aveva 46 anni e un giorno.
Seduto su di una panchina, nell'oscurità di un parco.
Quel parco dove aveva immaginato di portare la sua bimba.
Anche lei, sul suo ricordo felice. La sua bicicletta nuova.
Ma nessun pensiero felice avrebbe attraversato quel parco insieme a lui.
Rimase seduto ancora un po'...
Ed immaginò.
Cosa sarebbe stata la sua vita, cosa sarebbe divenuta se avesse cambiato sé stesso tanto tempo prima. Se avesse capito, se avesse anche solo immaginato quello che aveva visto in quei 46 anni di vita.
Se avesse compreso che la felicità era già lì, doveva solo sforzarsi di prenderla, come si fa con le farfalle.
Farfalle...
Albeggiava sul parco e sulla città.
I primi uccellini stavano fischiettando allegri.
Le prime macchine percorrevano le strade vicine.
E lui, alzandosi, respirò a fondo e l'aria fredda del mattino gli penetrò fino ai polmoni. E ricordò.
L'incidente, la sua bimba, il matrimonio, il suo ufficio, la sua bicicletta rossa.
L'odore di alcool svanì.
Si era svegliato, era nel suo letto.
Una calda giornata d'estate fuori dalla finestra.
Un raggio di sole a illuminare quei profondi occhi verde scuro.
Si vestì, ed allo specchio lanciò un sorriso come non aveva mai fatto.
"Ho capito..."
Dato un bacio a quella donna, sua madre, inforcava la sua bicicletta e correva felice verso il mare.
Composto giovedì 27 maggio 2010
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