Quasi un tocco d'ali
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...disimpegno."
Durante le diverse degenze, Vito ha ricontestualizzato se stesso, proprio attraverso la narrazione. Infatti, nel tentativo di ristabilire una coerenza narrativa fra passato, presente e futuro, ha rielaborato la propria esperienza passata alla luce delle conseguenze che essa ha avuto e che sono state rivisitate a seguito di nuovi obiettivi riformulate e/o adattate al dover rendere conto.
Inoltre, il narrare incalzante, attimo per attimo, scandito da un tempo e da un orologio interiore, è diventato l'esplicitazione del faticoso processo verso l'individuazione e l'interiorizzazione di un nuovo modo di guardare a sé, alla propria vita, ai legami significativi, al proprio ruolo nella società.
Dal mio canto, il contatto con una personalità così forte, con un non-io, mi ha consentito di delimitarmi, di marcare i miei confini.
Ho compreso che l'aprirsi all'altro, al nuovo, al diverso forte ma che soffre, è possibile solo quando i propri confini sono ben definiti, in modo tale che il fondersi e quindi con-fondersi con l'altro, venga meno, non tralasciando comunque di cogliere i risvolti difficili, limitanti, dolorosi ma anche le potenzialità implicite ed intrinseche connesse all'ammalarsi di tumore.
Il difficile ma straordinario ruolo dell'infermiere deve accogliere quel grido silenzioso fatto di sofferenze espresse e taciute, con estrema sensibilità, "... quasi un tocco d'ali che accarezza e sfiora lo spirito e le vite di chi cammina accanto a chi soffre" (Umberto Veronesi), rendendo la relazione d'aiuto più efficace e valorizzando la vita come dono.
Questa è la storia di una persona speciale, che il 22 dicembre 2012 se ne è andato tirando i remi in barca e lasciandosi portare verso un turbine inevitabile...
Ciao, Vito!
Carella anna maria.
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