Io resto a casa e scrivo
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Io sto a casa. Vi sembrerà banale. Ma per me non lo è, anzi è un paradosso, forse un segno del destino. Perché dico così? Ora vi spiego. Premetto, se vi va leggete sennò fate a meno. Ah, leggete. Eccerto, tanto dovete stare a casa, che avete da fare, tanto vale leggere qualcosa, qualcosa che potrebbe parervi stupido, inutile, ma non è così, credetemi. Perché se per me è utile scrivere questa storia, molto probabilmente è utile per voi leggerla. Detto questo, procediamo. Io sto a casa, di nuovo, si perché per me non è una novità barricarmi in 4,5 o 6 mura, tra qualche riga e qualche pensiero alquanto paranoico. Prima la mia compagnia era la birra, qualche amico virtuale, l'ansia e l'idea che niente aveva più un senso. Ora ce l'ha. Forse perché glielo sto dando io, forse perché è il mio destino. Lo so, ho già usato questa parola e la ripeto in una domanda: voi credete nel destino? Io comincio a crederci, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Scommetto che ora siete curiosi, va bene, allora vi racconto. L'anno scorso mi rinchiusi in casa per diverso tempo, e la mia degenza non ... [segue »]
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