Lezioni di pianoforte
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...anche se qualche filo bianco si metteva in mostra con sfacciataggine. E formavano una frangetta antiquata sulla sua fronte alta, olimpica. Indietro, invece, finivano allo stesso livello, a metà collo, a caschetto, svolazzando di qua e di la, ad ogni pur minimo movimento. Gli occhi neri e leggermente strabici avevano uno sguardo intenso e deciso. Un naso grosso e paffuto, in mezzo ad un volto largo e rotondo, quasi a palla, le conferivano un'aria buffa, da clown triste.
Il campanello squillò acuto. Oreste era arrivato, finalmente. Si precipitò ad aprire e, con un sorriso smagliante, accolse il ragazzino facendolo accomodare nel salone dove troneggiava il vecchio ma ancora valido Steinwey a coda, bianco avorio. Oreste era un bel ragazzino brufoloso ed intelligente e già aveva capito, anche se era solo alla terza lezione, come sarebbero andate a finire le cose. Dopo aver ingurgitato due cioccolatini leggermente stantii, si diresse al piano e iniziò a suonare quel che aveva imparato. Cioè ben poco. Adelaide gli si sedette accanto e senza perder tempo gli infilò una mano nella patta, agguantando quel virgulto di pietra che tanto aveva bisogno di lei. Era la prima volta, con Oreste, ed era molto curiosa di ... [segue »]
Composto martedì 7 settembre 2010
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