Agatina Sonaggere

Nella frase "Gli aforismi sono aneurismi del pensiero: anse..." di Giuseppe Freda
Riporto qui un articolo molto interessante di Enzo Bianchi, insigne biblista e priore di Bose. Credo valga la pena riportarlo per intero, perché valuta la presenza della poesia nel mondo contemporaneo, la sua utilità in questi travagliati tempi dove i valori scompaiono progressivamente in una chiusura in se stessi, in un eg0istico aggregarsi di solitudini che rimangono tali anche nella folla di uno stadio o di un concerto, dove conta l’affermazione più che l’essere. Siamo oramai dimentichi della vera funzione della poesia, della sua origine: la poesia si fa per gli altri più che per se stessi, questo è il fine ultimo dei poeti, che Bianchi paragona ai profeti, sottomessi al messaggio da rendere noto al mondo. Perché nel messaggio sta la grandezza, non nel poeta. “È il poema a dire noi” diceva il messicano Octavio Paz, che sembra avallare anche la vena profetica intravista dal priore di Bose: “Con grafie chiare il poeta esprime le sue oscure verità”.

Poesia / Fra mito e merce quale futuro?
PAROLE CONTRO GLI IDOLI
di Enzo Bianchi

«M0rta è una parola / appena detta, / han detto. Io dico / quel giorno comincia la sua vita». Vi è forse un'eco del racconto biblico della creazione e dell'efficacia della parola pronunciata da Dio in questa poesia di Emily Dickinson, ma vi è anche una verità sulle parole, vane o sapienti, che ciascuno di noi pronuncia, e soprattutto vi è una lode alla poesia, alle parole capaci di creare eventi, di trasmettere vita, di creare speranze e identità nuove. Ma la poesia, questa arte che 'crea', che 'fa', produce senso ha ancora un posto nel nostro mondo in cui consideriamo ogni prodotto come merce, ogni scambio come profitto, ogni comunicazione come commercio?
Oppure è parola 'm0rta' appena pronunciata, soffio vano che non lascia traccia di sé?
Credo che la poesia abbia una vitalità propria, che si nutre della fatica dei poeti, ma che in un certo senso la trascende: solo così ha potuto attraversare i millenni, abitare le svariate lingue, adornare le diverse culture, affascinare uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo. La poesia autentica, quella in cui il poeta è veicolo di un’ispirazione 'altra' da lui, pone infatti il lettore di ogni tempo a contatto non solo con lo 'sta scritto' di un testo o con l'esperienza spirituale di un autore, bensì con un mondo spirituale che ha costantemente e ovunque qualcosa da dire.
Il poeta è testimone di conoscenze profonde, che paiono arcane al mero esercizio della ragione: egli rivela e trasmette una sapienza avvolta nel silenzio.
Non per nulla vi è chi coglie una similitudine tra l'esperienza dell’ispirazione profetica e quella del poeta. Il profeta, come il poeta, si ritrova tra le mani e sulle labbra un messaggio sconvolgente con il quale deve convivere e che non può tacere a chi gli è compagno in umanità. E al poeta, come al profeta, è richiesto un atto di obbedienza e di sottomissi0ne affinché la sua parola divenga energia creatrice, linguaggio promotore di storia.
Il poeta sa anche di dover restare costantemente piccolo perché la sorpresa di fronte alle alterità che abitano in lui o nel suo mondo lo coglie, lo ferisce, lo umilia: un universo lo interroga e un'attesa lo abita, quell’attesa di senso che è anelito di ogni essere umano. E in questa piccolezza, in questa fragilità vi è anche la ricchezza della gratuità, della parola che non serve e che, proprio per questo, non è serva di nessun padrone e perciò dona libertà a chi la pronuncia e la scrive, come a chi la ascolta o la legge. Sì, il nostro mondo ha ancora e sempre bisogno di poesia, perché ha bisogno di uomini e donne che sappiano custodire in se stessi il dialogo con ogni alterità, senza sopraffare gli altri né con il proprio io sordo a ogni voce estranea, né con l'idolo di certezze immutabili da contrapporre a chi non sa, o non vuole, smettere di aspettare il futuro. Abbiamo ancora bisogno che qualcuno scriva, pronunci, faccia risuonare parole che iniziano alla vita e aprono cammini ogni volta inediti: solo così ciascuno saprà andare oltre, verso un’identità più ricca perché, come ha scritto il poeta Adonis, «l’uomo è sempre un superamento di se stesso: viene dall'avvenire più che dal passato».
12 anni e 9 mesi fa
Risposte successive (al momento 9) di altri utenti.
Nella frase "La mia è una laurea cum loden. Magari se l..." di Lucia Gaianigo
O anche Fallire.
12 anni e 9 mesi fa
Risposte successive (al momento 218) di altri utenti.
Nella frase "Ogni arte ha la sua tecnica. Per scrivere..." di Giuseppe Freda
È qui che si può scrivere di tutto?
Sì? Bene, allora beccatevi questa lingua di cane!
Chi può fornire traduzione, si faccia vanti.
~~~
Poeti in rissa in osteria virtuale
Riportiamo un bellissimo scambio di omaggi e di invettive più o meno poetiche, frullanti una macedonia di lingue e di dialetti ebbra di spasmi, intercorso sulla bacheca del gruppo feisbucchiero La superbia punita ovvero Diciamo basta alla poesia mediocrefondato dal nostro colendissimo accademico Nicola Legatore da Pisa. Del signore che ha provocato la «cagnara» modifichiamo il nome in Pelusius, seguendo la lezione di Daniele Ventre. Partecipa anche Marco Palasciano, Presidente dell'Accademia Palasciania.
Raffaello Sorbi, Osteria a Fiesole (1889)
PELUSIUS
Bene-bene... infine gli eletti-censori-giudici... io che sono un poeta d'osteria me ne strafotto del vostro olimpo... preferisco la mer-da della vita comune all'asettico effluvio da pronto-soccorso che mi riempie le narici mentre "sento" le vostre auliche parolone!
LEGATORE
E simmetricamente io me ne strafotto della tua osteria e del suo sano effluvio di letame. Se questo posto non ti piace, vattene! (Ma chi l'ha invitato?)
PALASCIANO
Embè? embè? a Llegató, e cche è? che fine nce hai fatto fà alle tóie bbone manère? addò stammo? daddovèro drento a n'ostarìa? e ddàmoce nu tono; simmo li Olimpionici, nùie, o no? e cche ccacchio d'Olimpo famo mò, si ce mettìmo ad attaccà cagnara co li furastieri gnuranti? arricòrdate da addò ne venimmo; dietro di noi c'è tutta una cordata, che da Omero arriva all'Oulipò; e ti pare che Kafka si sarebbe inkafkato così? che Rabelais, arrabbliandosi, si sarebbe rabbassato a tanto? risollèvati, o frato mio, e racquieta l'acque inturbinate e intorbidate del tuo spirito; torna, deh, torna sulla dritta via, e lascia altrui menarsi all'osteria.
LEGATORE
A Palascià, lassame fà: spigni de qua, tira de là, s'à da aggiustà 'sta storia qua! O che tte ttu ti credi ch'i' m' lass' vuttà 'a lutamm' ncuollo dar primo o dar seconno che passa pe dde qqua? E nno! Me spiace! Diciamo pane ar pane e vvino ar vino! Mò quanno questi vèneno cor venèno ner core e se vonno sfogà
de quarche lloro frustrazzione amara,
    io li manno a accattarse na chitara
    ar paese da ndove so' vvenuti!
    Se n'èschino de qqua, e ttanti saluti:
    nun ce tórnino a rrompe li cojoni
    cor dì che semo caca-paroloni!
    E ddaje e ddaje, e shfutt' 'a mazzarella,
    m' shcass' u cazz' e 'a vott' i' na petrella!
    Poi nun v'allamentate si ve còce:
    n'ata vòta 'a tenìue 'n cuorp', 'a voce!
PALASCIANO
Ma il bon ton,
    ussignùr?
    sù, fa' il buon,
    Ligatùr!
    Fuori è ormai
    di controllo;
    qui son guai;
    io lo mollo.
LEGATORE
Quiètate, Palascià; me so' arripriso,
    cu na durmuta e na sciacquata 'e viso.
    Sulamente me resta stu vernacolo
    ibrido, intriso 'e vino e avanspettacolo,
    e forse restarrà pe qquarche iorno,
    ad alitarme mmocca e ttorno torno.
    Agge pacienza, primma o poi me passa;
    ll'ànema mia nunn è, nce 'o ssai, vaiassa.

    Chest'è la differenza tra 'o sapiente
    e chi nun se ne fotte 'e sapè niente:
    'o primmo sape pure 'e nun sapè,
    ll'ato crede 'e sapè 'a vita ched è;
    'o primmo può anche scendere dal monte
    Parnaso al piano, e all'osteria di fronte;
    l'altro può solo stare in osteria,
    ché del monte salir non sa la via.
PALASCIANO
Applausi! Applausi! Applausi! Applausi! Applausi!
    Legatore, che orgasmo che mi causi!
LEGATORE
Grazie! E a ffinì 'n bellezza, mano ar Chianti:
    un giro de bbevute a ttutti quanti!
PELUSIUS
Lasciando questa stanza
    brindo a comparanza
    mi sono divertito
    ritorno al mio partito
    di quelli poveracci
    che cantano mo-rtacci
    e se v'ho provocato
    chiamate l'avvocato
    ma quel che più mi piace:
    io sono contumace.
    Iu su de lu Salentu
    e comu dicu pensu
    e core tengu am' piettu
    vu tornu lu rispettu
    ca prima vja rrubbatu
    iu fiaccu e malfamatu.
    Però iu su sinceru...
    me stonu cullu mieru!
BUONAVITA A TUTTI
Dimenticavo: mi son veramente divertito a scatenare la "cagnara"... anche perchè in che modo avrei mai potuto godere della verve di Nicola e Marco?... grande rispetto, dunque... e scusate la presunzione.
PALASCIANO
Viva lu mieru che face ballare!
    Senza lu mieru no pozzu campà!
    Viva el signur che avviò la cagnara,
    senza la qual non cantàuimo qua!
    Viva fratel Ligatùr brontolìn!
    I tarallucci azzuppiamo nel vin!
LEGATORE
Viva! Ma tu nun me pòi far rimare
are con ara, diobòn, Palascià!
    Viva! Pacienza! Fernuta è ogne gara,
    viva la pace che l'è riturnà!
    Viva el Salento e el signur salentin
    che diè la stura ai mie' versi ed al vin!
VENTRE
Me l'avete fatto uscire dal cuore con tutto questo vespaio:

Ecce, ferox caupo Pelusius odit Olympum:
    fervida contemptos suscitat ira deos.
«Vim Bavii, socii, patimur: servemus Olympum»
Iuppiter adloquitur Marcius, «arma viris!»
Carmina mutantur: cauponia laudat Olympus:
    rident Volcani numina læta iocis.
    Instabilis vario casu vapulatur Olympus:
    tanta movet vates vana volubilitas!

Insomma, much ado for nothing...
12 anni e 9 mesi fa
Risposte successive (al momento 49) di altri utenti.
Nella frase "La frase è stata rimossa per volere dell'autore." di Youness Khalki
Quando conciliare
Il ricorso alla conciliazione è obbligatorio
per la risoluzione di alcuni tipi controversie,
per altri resta facoltativo.
La conciliazione è obbligatoria:
Diritti reali
Divisione
Erdità
Patti di famiglia
Locazione
Comodato
Afftto di aziende
Risarcimento del danno da responsabilità medica
Risarcimento del danno da diffamazione con mezzo stampa
o con altro mezzo di pubblicità
Contratti assicurativi bancaro e finanziari
La conciliazione non è obbligatoria:
Procedimento per ingiunzione (inclusa opposizione)
Convalida di licenza o sfratto
Opposizione o incidenti di cognizione relativi
all'esecuzione forzata
Procedimenti possessori
Procedimenti in camera di consiglio
Azione civile esercitata nel processo penale
12 anni e 9 mesi fa
Risposte successive (al momento 7) di altri utenti.
Nella frase "Il "mai" e il "per sempre" sono tempi infiniti..." di Silvana Stremiz
Una filastrocca da utilizzare fin dalla classe prima,
per differenziare l'utilizzo dei segni di punteggiatura in modo giocoso.

LA PUNTEGGIATURA

Se leggo tutto d'un fiato,
non capisco il significato.
. Al punto fermo respiro bene
, con la virgola una pausa lieve.
" << >> Virgolette e caporali
hanno aspetti assai ufficiali,
per riportare con rispetto
direttamente ciò che è detto.
: Con i due punti faccio un elenco
così ogni cosa non mi dimentico.
; Punto e virgola è a piacere,
fa da sè ogni scrittore.
? L'interrogativo è per le domande
! L'esclamativo se forte risponde.
Alla lettura bella e corretta
non si arriva con la fretta,
metti il cuore e l'emozione
per tener desta attenzione.


   :-))))))))))))))
12 anni e 9 mesi fa
Risposte successive (al momento 60) di altri utenti.