Complimenti, Gaetano. Non dubitavo di te: omnia munda mundis.
Nelle aziende moderne c'è una amenità che si chiama "autovalutazione". Della stucchevole serie: "si faccia una domanda e si dia una risposta".
Essendosi anche l'aldilà (si spera) modernizzato, è da presumersi che anche in sede di esame finale viga la medesima regola.
La frase, così come è, esprime dunque un sincero disinteresse al premio (le 20.000 lire che, coi tempi che corrono, saranno almeno 50 euri), ma... manca di "spontaneità".
Dire viceversa: Andrò all'inferno, diritto, senza passare né dal via né dal va', esprimerebbe tutto il senso di una spontanea e disinteressata vocazione ad una sorte che potrebbe anche NON essere delle peggiori.
PS: meglio andarci spontaneamente che esservici mandati, cosa quest'ultima che ultimamente, per lo meno a datare dalla iscrizione al sito, capita al sottoscritto (anche a tinte molto più accese) con inquietante frequenza. : ((
12 anni e 9 mesi fa
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La sfortuna è solo il contrario della fortuna. Dunque il concetto da analizzare non è la sfortuna, ma la fortuna.
In questa ottica, è meglio portare fortuna che sfortuna, e - in generale - la fortuna è meglio della sfortuna.
Volendo andare più a fondo, è meglio una fortuna al gioco che una sfortuna in amore; e viceversa, è meglio una fortuna in amore che una sfortuna al gioco.
Questi sono gli unici elementi certi che la filosofia ci offre per districare il problema.
Grazie, e saluti a tutti, passo alla seconda fase delle votazioni quotidiane.
Forse quando avrò finito avrò acquisito maggiori lumi per esprimere compiutamente questi difficili concetti. ... Hic.
Frattanto ho gettato via il mio Zingarelli, che nel marasma di neologismi e stupefacenti rivelazioni sintattico grammaticali del concorso di pensieri e parole ormai non serve più. Servirebbe una mitragliatrice, ma non so dove poterla acquistare. ... Hic.
12 anni e 10 mesi fa
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E allora: apriamo il discorso dei giovani.
Io non sono d'accordo con le speranze (o... le facili profezie?) manifestate al riguardo.
Se si vuol dare un premio ai giovani, si fa un concorso per i giovani (che sia un concorso di poesia o una gara automobilistica).
Se invece si fa un concorso e basta, l'unica possibilità SERIA è che vinca il migliore, giovane, maturo o vecchio decrepito che sia.
Sarebbe come dire: la maratona di New York, quest'anno la facciamo vincere a un ottantenne (ce ne sono, di ottantenni, che partecipano..). Eh, no: vincono i giovani, perché hanno maggiore vigore fisico... Alla stessa maniera, salvo i ragazzi prodigio, in tutte le arti i giovani hanno sempre fatto prima gli apprendisti e poi gli artisti.
Vincerà un giovane? Bene: passeremo al setaccio ogni virgola del suo componimento, e vedremo se l'avrà MERITATO. E se no, metteremo la dichiarazione programmatica concernente la vittoria dei giovani nel medesimo ciarpame in cui giustamente Salvatore Grieco relega l'ipotesi secondo cui un concorso letterario "è solo un gioco".
Perché i concorsi letterari non si tengono sui tavoli verdi del casino.
Scrivo queste cose, per l'appunto, perché questo non sia un casino (l'ho scritto equamente, in entrambe le accezioni, senza accento: alla francese. Come al solito, absit iniuria verbis). : )))))
12 anni e 9 mesi fa
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Nelle aziende moderne c'è una amenità che si chiama "autovalutazione". Della stucchevole serie: "si faccia una domanda e si dia una risposta".
Essendosi anche l'aldilà (si spera) modernizzato, è da presumersi che anche in sede di esame finale viga la medesima regola.
La frase, così come è, esprime dunque un sincero disinteresse al premio (le 20.000 lire che, coi tempi che corrono, saranno almeno 50 euri), ma... manca di "spontaneità".
Dire viceversa: Andrò all'inferno, diritto, senza passare né dal via né dal va', esprimerebbe tutto il senso di una spontanea e disinteressata vocazione ad una sorte che potrebbe anche NON essere delle peggiori.
PS: meglio andarci spontaneamente che esservici mandati, cosa quest'ultima che ultimamente, per lo meno a datare dalla iscrizione al sito, capita al sottoscritto (anche a tinte molto più accese) con inquietante frequenza. : ((
In questa ottica, è meglio portare fortuna che sfortuna, e - in generale - la fortuna è meglio della sfortuna.
Volendo andare più a fondo, è meglio una fortuna al gioco che una sfortuna in amore; e viceversa, è meglio una fortuna in amore che una sfortuna al gioco.
Questi sono gli unici elementi certi che la filosofia ci offre per districare il problema.
Grazie, e saluti a tutti, passo alla seconda fase delle votazioni quotidiane.
Forse quando avrò finito avrò acquisito maggiori lumi per esprimere compiutamente questi difficili concetti. ... Hic.
Frattanto ho gettato via il mio Zingarelli, che nel marasma di neologismi e stupefacenti rivelazioni sintattico grammaticali del concorso di pensieri e parole ormai non serve più. Servirebbe una mitragliatrice, ma non so dove poterla acquistare. ... Hic.
Io non sono d'accordo con le speranze (o... le facili profezie?) manifestate al riguardo.
Se si vuol dare un premio ai giovani, si fa un concorso per i giovani (che sia un concorso di poesia o una gara automobilistica).
Se invece si fa un concorso e basta, l'unica possibilità SERIA è che vinca il migliore, giovane, maturo o vecchio decrepito che sia.
Sarebbe come dire: la maratona di New York, quest'anno la facciamo vincere a un ottantenne (ce ne sono, di ottantenni, che partecipano..). Eh, no: vincono i giovani, perché hanno maggiore vigore fisico... Alla stessa maniera, salvo i ragazzi prodigio, in tutte le arti i giovani hanno sempre fatto prima gli apprendisti e poi gli artisti.
Vincerà un giovane? Bene: passeremo al setaccio ogni virgola del suo componimento, e vedremo se l'avrà MERITATO. E se no, metteremo la dichiarazione programmatica concernente la vittoria dei giovani nel medesimo ciarpame in cui giustamente Salvatore Grieco relega l'ipotesi secondo cui un concorso letterario "è solo un gioco".
Perché i concorsi letterari non si tengono sui tavoli verdi del casino.
Scrivo queste cose, per l'appunto, perché questo non sia un casino (l'ho scritto equamente, in entrambe le accezioni, senza accento: alla francese. Come al solito, absit iniuria verbis). : )))))