Succede spesso; sapere che c'è la sagoma perfetta che s'incastra a noi, immersa in un'alchimia che ha quasi del mistico. Il paradosso? Non ci siede quasi mai a fianco: è destinata a rimanere aleatoria, fugace, effimera forma verso la quale rivolgere il nostro anelito che rimarrà tale proprio in virtù dell'impossibilità a compiersi e tradursi in materia vissuta.
Per chi ha paura dei capelli che diventano bianchi o della carne flaccida o delle macchie sulla pelle o di quei solchi che sembrano strade sulle quali si è percorsa l'intera esistenza e che assumono il valore di percossa per il dolore che, troppo spesso, ci ha caratterizzati, l'amore dovrebbe direttamente girare le spalle come fosse un castigo.
Se ti rompi un braccio o ti becchi una pallottola, allora sei posto sotto l'attenzione dei più, ma se qualcuno, in maniera più subdola ed esperta, tattica e malvagia usa altre armi, non ne parla nessuno. È ben poca cosa perdere il gusto nel vivere la vita, vero? È ben poca cosa pensare e ripensare alla possibilità di suicidarsi perché sono stati tanto abili con te da disseminare un senso di apatia, inettitudine, dolore. È ben poca cosa essere abbandonate e rimanere vedove di un compagno che si ama, orfane di un padre che avremmo voluto ci proteggesse, con il grembo vuoto di un figlio che avremmo voluto mettere al mondo e donargli come atto supremo del nostro amore nei suoi confronti. È ben poca cosa aggirarsi come uno zombie per mesi ed anni lì fuori, dove ti guardano tutti dall'alto in basso e non riuscire neppure a farsi sfiorare da qualcuno: tutto ti sembra un abuso quando hai molto sofferto!
Non ho niente da aggiungere, niente come il niente che mi è rimasto tra le mani. In cambio, la mia testa è piena, piena zeppa di scadenze, date, anniversari, accadimenti, addii, abbandoni, eco di promesse, di "per sempre" non mantenuti, mi svegliano di notte e mi svegliano anche di giorno da un torpore avvolto nella memoria del cuore gelido come lo spazio vuoto intorno a me.
Meglio non credere a chi ritorna. Chi se ne è andato la prima volta lo fa perché ce l'ha inscritto nel dna, è uno stile di vita; se ne andrà la seconda, terza, quarta volta, a seconda di quante possibilità gli diamo e rischiamo così di consumare la nostra vita oscillando perennemente in un'altalena a provare vertigini!
Che brutto sapere che ciascuno dovrà tenersi il proprio cielo nero carico di nuvole di lacrime quando, quello che si desidererebbe più di ogni cosa al mondo, sarebbe di portare il proprio sole dentro all'altro, al caldo dei propri raggi rassicuranti che cingono, come abbraccio stretto, le intemperie dell'anima di chi si ama.
Amori malati. Bisognerebbe ripeterselo molte volte affinché entri in testa; tutte quelle storie sull'amore vero, la mancanza, il sacrificio: atti scenici e cinematografici! Dovremmo ricordarci più spesso di essere fragilissimi esseri umani; troppo narcisismo, troppo masochismo, troppo sadismo: amori malati! Catene e non ali.
Penso che la vita sia ben altro rispetto al comprare una cosa ad un soldo e rivenderla a due! Vedo commercianti di sentimenti, usurai, mercenari, impostori che venderebbero chi li ha messi al mondo. Non più darsi e donarsi, ma vendersi e barattarsi come se l'amore fosse merce di scambio, trenta denari qui e trenta denari lì, tutti dei Giuda! La povertà e la crisi: siamo proprio figli della nostra era.
Ho imparato che quando si realizza mentalmente il bisogno che qualcuno possa prendersi cura di noi, si stipula un patto con la debolezza, con l'umana voglia di lasciarsi andare, ciò può essere letale. Più che qualcuno mi curi, avrei voglia di incontrare qualcuno con le mie stesse ferite, così da leccarcele a vicenda, così da assaporarci nei vissuti, nel dolore, così da capirci con intesa e complicità, un solo sguardo, tanto da non doversi dolere o vergognare degli scempi inscritti nella memoria fino a rendere nudi i ricordi e mostrarli nella loro deformità e di modo che ciascuno dei due, reduce alla stessa maniera, possa non farsi beffa dell'altro.