Scritta da: Michelangelo (Milo) Da Pisa
Se scrivo mi sento nel mio ambiente naturale, se parlo no. Non è che sia timido, è che spesso le parole restano prigioniere degli occhi in cui annego.
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Se scrivo mi sento nel mio ambiente naturale, se parlo no. Non è che sia timido, è che spesso le parole restano prigioniere degli occhi in cui annego.
Apparirai per le parole che dici, sarai le parole che fai.
Mi accorsi di leggere un capolavoro quando mi persi tra le righe, ma non ebbi alcuna intenzione di trovare una via d'uscita.
Le parole sono il carburante, le azioni il motore, le motivazioni le ruote, ma è la passione la marcia in più; senza di essa saremmo carne in balia dell'inerzia.
Puoi addomesticare la più selvatica tra le bestie, ma un'emozione, quella mai.
Il suo sguardo sgorgava direttamente dall'animo, ne sorseggiai un po' con cautela, era potabile, dissetò il mio desidero, lavò le mie inquietudini.
Non so quando si estinguerà la razza umana, nel frattempo si è estinta l'umanità.
Ci sono concessi solo ottantaseimilaquattrocento secondi in un giorno e ognuno è unico e irripetibile, ma sono alla continua ricerca di quel secondo che valga la mia intera vita, che non sia secondo a nessun altro.
L'importanza di una parola non è proporzionale alla sua lunghezza. A me, ad esempio, due banali monosillabi, sì e no, mi hanno stravolto l'esistenza mentre "Particolareggiatissimamente" o "esofagodermatodigiunoplastica" mi hanno tutt'al più slogato la lingua.
"Scusa", "mi spiace" non sono jolly da giocarsi ogniqualvolta si calpesta l'altrui vita. Le parole sono selce affilata, appuntita, avvelenata e non riesco a metterle in tasca e andar via fischiettando come se nulla mi avesse scalfito. Il più delle volte, fiero ma claudicante, riesco a sotterrarle, ma non dimenticarle.