Scritta da: Silvana Stremiz
in Frasi & Aforismi (Libri)
È la falce che pareggia tutte le erbe del prato...
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È la falce che pareggia tutte le erbe del prato...
Husserl ha posto in chiaro come la coscienza sia sempre coscienza di qualcosa. Ogni coscienza è posizionale in quanto sempre essa si trascende per raggiungere un oggetto, esaurendosi in questa posizione stessa: quanto vi è di intenzionale nella mia coscienza attuale è diretto verso il fuori, verso il tavolo.
Tuttavia la condizione necessaria e sufficiente perché una coscienza conoscente sia conoscenza del suo oggetto, è che essa sia coscienza di se medesima come conoscente questo oggetto. Si tratta di una condizione necessaria, perché se la mia coscienza non fosse cosciente d'essere coscienza del tavolo, sarebbe coscienza del tavolo senza esser cosciente di esserlo, ossia sarebbe una coscienza ignorante se stessa, una coscienza incosciente: il che è assurdo.
Che cos'è questa coscienza di coscienza? La coscienza di sé non è sdoppiabile (in coscienza conoscente e coscienza conosciuta); bisogna concepirla come rapporto immediato e non cogitativo di sé a sé... In altre parole ogni coscienza posizionale di un oggetto è nello stesso tempo coscienza non posizionale di se stessa.
La chiave delle interpretazioni sarà scoperta quando sarà giunto il momento di dissipare l'ignoranza.
Pochi possono vedere dove li condurrà la via prima di essere giunti alla fine.
[...] Solo lentamente, tra le sue crescenti ricchezze, Siddharta aveva preso qualcosa delle maniere degli uomini-bambini, qualcosa della loro puerilità e della loro timidità. Eppure li invidiava, li invidiava tanto più quanto diventava simile a loro. Li invidiava per l'unica cosa che a lui mancava e che loro possedevano, per l'importanza che essi riuscivano ad attribuire alla loro vita, per la passionalità delle loro gioie e delle loro paure, per l'angoscia ma dolce felicità del loro stato di innamorati eterni. Di sé, di donne, dei loro bambini, di onori e di ricchezze, di progetti e speranze, sempre questi uomini sono innamorati. Ma appunto questo egli non riusciva ad imparare da loro, questa gioia infantile e questa infantile follia.
A me resta il colore del grano.
Andò giù bene, ci voleva proprio. Naturalmente era da codardi sforzarsi di dimenticare l'incomprensibile, però necessario.
Credendo a tutta questa storia del colpo di fulmine, conservavo la forma della verginità.
Una verginità nei gesti, nei sentimenti, nelle parole.
Conservavo gelosamente uno scrigno pieno di parole mai pronunciate, gesti mai compiuti, sguardi e sentimenti mai vissuti, mondi mai visitati.
Alla donna della mia vita, il giorno che l'avrei incontrata, avrei donato un campo di neve immacolato, intatto, mai calpestato prima, senza nemmeno il segno di una piccola impronta.
E sarebbe stato tutto suo, solamente per lei.
E io, quel campo innevato, lo proteggevo.
I troppo furbi, al pari dei babbei, sono rosi dall'invidia.
Se è un peccato essere avido di onore, allora sarò l'anima più peccatrice di questo mondo