Scritta da: alessia14
La mamma mi fissa, immobile sulla porta.
dal libro "CBCR. Cresci bene che ripasso" di Sabina Colloredo
La mamma mi fissa, immobile sulla porta.
Gennaio. Il soffitto della stanza trattiene milioni di note delle mie canzoni preferite, qualche sogno sfilacciato e un futuro che non c'è.
"Questo è il mio numero di cellulare. Non ne abusi, ma se si sente particolarmente giù mi può chiamare".
"Oh... Grazie, davvero la posso chiamare?"
"Solo se si sente particolarmente giù".
"Cioè, come faccio a sapere quando sono particolarmente giù?", mimo le virgolette con le dita. "Io sono sempre particolarmente giù. Per la storia degli uomini sbagliati, intendo, e per Andrea in modo particolare, quindi come faccio a sapere quando la posso chiamare?".
Eravamo piccole, io avevo sette anni e mia sorella nove. Mio padre non era cattivo, solo non era fatto per la famiglia: non c'era quasi mai in casa e quando c'era non vedeva l'ora di andar via. E poi Milano gli stava stretta. Ma ci faceva un sacco di regali quando veniva a trovarci, poi stava un paio d'ore, litigava con mia madre e se ne andava via per altre due settimane. Quando hanno divorziato non è cambiato poi molto.
Allora, dottore, mi dica la verità: è colpa mia? Sia sincero, sono io che li attiro? La prego me lo dica, non mi butterò sotto la metro. Se me lo conferma lei sarò più tranquilla, anzi le chiedo la cortesia di mettermelo per iscritto, così se qualcuno mi chiede come mai sono sola glielo faccio vedere.
È forse chiedere troppo desiderare un uomo decente? Non sto parlando di un neurochirurgo esageratamente bello, sensibile, fedele, ben dotato, ricco e generoso, mi accontenterei di uno che quando dice" ti chiamo "lo faccia entro l'anno. Uno che non si faccia venire un'ischemia quando deve pagare il conto, che non sia sposato, alcolista, ladro, bipolare o bugiardo patologico, perché questi li ho sperimentati già tutti.
"Dunque, signorina: cosa vorrebbe che facessi per lei esattamente?"
"Dovrebbe fare in modo che lui si innamori di me".
"Forse non ha letto bene la targa appesa fuori della porta, ma sopra c'è scritto psicoterapeuta, non apprendista stregone".
"E... c'è differenza?".
Se la gente che dici di amare scappa, ci deve essere un motivo mamma.
"Come stai?"
"Aspetto di morire".
"Va bene mamma".
Tutte le sere uscivo con i miei "colleghi" di lavoro, bizzarre creature della notte che avrebbero fatto rizzare i capelli a mia madre e alle sua miche della Croce Rossa: ballerine che speravano sempre in un'audizione al Crazy Horse, travestiti che baciavano tutti sulla bocca e ti chiamavano "ma biche" e vecchie checche alcolizzate che tenevano alta la bandiera della décadence.