Tutto sembrava compiuto e un cerchio perfetto si chiuse al ritmo ondeggiante del suo respirare quieto. Avresti voluto che quell'attimo non finisse mai e rimanere così, lontani da tutti, lontani dal mondo. Tu e lei.
Ricordati che ci sarò, nel volo di un gabbiano, nel germoglio che buca la terra. Ci sarò nei tuoi capelli, nell'impronta lasciata sul cuscino. Dovrai soltanto chiudere gli occhi e parlarmi nel silenzio, perché il silenzio è l'unico linguaggio dell'amore.
Impara a lasciare ciò che non c'è più. Spesso ti attacchi a un ricordo e lo porti sulle spalle, come un macabro trofeo. Consegna la memoria al passato e non trattenere ciò che è morto.
È difficile costruire l'amore. Lo immaginiamo come un dono del cielo, piovuto per caso a bagnarci la pelle. Invece no. Alla tempesta improvvisa che sconvolge lo stomaco deve seguire una bonaccia quieta, un lento avvicendarsi di stagioni e noi, un tassello alla volta, a dare un senso al mosaico. È difficile costruire l'amore. Perciò preferiamo vederlo sfiorire, nell'attesa di un nuovo uragano.
Rispondi, uomo di Keriot. A chi appartieni? Io sono il principe del mondo, lui è l'uomo dei dolori. E tu, Giuda, chi sei? Hai nascosto il tuo destino, hai soffocato il desiderio come fosse un accessorio disdicevole. Hai rinnegato la fame e ciò che sei realmente. Guarda le tue mani. Sono bianche e linde come quelle di un neonato, ma ancora odorano di sangue. Il sangue delle inutili vite che hai stroncato.
Tutto passa, anche il sorriso, perché non è sempre domenica e le giornate di pioggia servono ad apprezzare il sole. Tutto passa, anche il dolore, perché un giorno smettiamo di commiserarci e ci accorgiamo che già va un po' meglio. Tutto passa, ogni cosa cambia e si trasforma. Il tempo è un dono a disposizione, non sprecarlo. Vivi ogni momento, fuggi la noia e cerca la consapevolezza, perché tutto passa, anche la vita.
Attraversa il giardino a passo di danza e cogli i fiori più belli, quelli che hanno il profumo soave del nulla. Siamo scintille nel buio, siamo eterni e sfuggenti.