Lei non è più tua. Non siete più vostri e forse non lo siete mai stati. Non vi appartenete più, condividete un armadio, un letto e un bagno ma non vi appartenete. Irrimediabilmente lontani, anche se conoscete a memoria ogni anfratto di voi, ogni ruga e ogni particolare dei vostri corpi. Ognuno è ormai una scatola chiusa, un bunker blindato senza finestre. Ti guardi la mano sinistra come se tra le linee del palmo ci possa essere quella che definirà la durata del vostro amore, una specie di garanzia di proseguimento e una prova tangibile di caducità.
Solo i bambini parlano con Dio, i bambini e i vecchi. All'inizio del viaggio acquisisci un'ingenuità sottile che ritroverai solo alla fine. Questa sensibilità permette di percepire la voce suadente dell'infinito. Nel mezzo della vita, invece, c'è solo un deserto di silenzi, un pianoro arido di domande urlate al vento che resteranno prive di risposte.
Nazareno, tu che restituisci la voce ai muti e la vista ai ciechi, avresti potuto privarmi della parola e degli occhi. Avresti potuto rendermi pazzo e annebbiare per sempre la mia mente. Sarei diventato uno dei tanti derelitti coperti di mosche e stracci che dormono nella Gehenna. Vivrei ammassato intorno alle mura della città gridando frasi senza senso, con la mano tesa in cerca di un pezzo di pane. La gente guarderebbe dall'altra parte e cambierebbe strada per evitarmi. Sarei uno degli ultimi, uno di quelli che tu ami maggiormente.
Rispondi, uomo di Keriot. A chi appartieni? Io sono il principe del mondo, lui è l'uomo dei dolori. E tu, Giuda, chi sei? Hai nascosto il tuo destino, hai soffocato il desiderio come fosse un accessorio disdicevole. Hai rinnegato la fame e ciò che sei realmente. Guarda le tue mani. Sono bianche e linde come quelle di un neonato, ma ancora odorano di sangue. Il sangue delle inutili vite che hai stroncato.
Tutto passa, anche il sorriso, perché non è sempre domenica e le giornate di pioggia servono ad apprezzare il sole. Tutto passa, anche il dolore, perché un giorno smettiamo di commiserarci e ci accorgiamo che già va un po' meglio. Tutto passa, ogni cosa cambia e si trasforma. Il tempo è un dono a disposizione, non sprecarlo. Vivi ogni momento, fuggi la noia e cerca la consapevolezza, perché tutto passa, anche la vita.
Considera la vita come un incessante divenire, la mutazione costante di uno spirito assoluto. Solo così potrai capire che ciò che pensi di te stesso riguarda una dimensione che è accaduta e che ormai appartiene a ieri. Sei ciò che sarai, perché il presente è proiettato verso il futuro. Spesso guardi al passato con malinconia, dimenticando che la vita ha un disegno già scritto e definito. Puoi soltanto accoglierlo o fare finta che non esista. La prima possibilità conduce alla consapevolezza.
Spesso confondiamo l'amore con il bisogno di amare. L'amore non è un'esigenza che presuppone un vuoto da colmare, non è silenzio da riempire con un suono, non è buio da inondare di luce. Al contrario, l'amore è il sovrabbondare della vita. Amare vuol dire esserne talmente intrisi da condividerlo con tutti.
Attraversa il giardino a passo di danza e cogli i fiori più belli, quelli che hanno il profumo soave del nulla. Siamo scintille nel buio, siamo eterni e sfuggenti.
La mente è un'abile tessitrice. Getta la rete nel passato e si abbuffa di ricordi. Bulimica, aggiunge fantasie ai frammenti mancanti, fino a dipingere l'illusione che ieri era tutto molto più luminoso. Eliminando i ricordi, evitando di attaccarsi a loro, si riesce a percepire molto meglio il colore di un'emozione che non c'è più. È passata. E forse doveva andare così.