Scritta da: Francesca Zangrandi
Tienimi la mano... ti sto chiedendo aiuto!
Composta martedì 17 gennaio 2012
Tienimi la mano... ti sto chiedendo aiuto!
Io sono per chi resta.
Non sono per chi va via, e poi con gesti eclatanti torna e cerca di riempire il vuoto che egli stesso ha causato; le ferite restano, e non riesco a non badarci.
Il modo migliore per dimostrare il bene ad una persona è restare.
Se non ti sei accorto,
ti ho regalato un sentiero,
l'ho fatto pur vedendo che quelli come te,
l'amore non lo possono perdonare.
Ma non ci volevo credere.
E le parole reali non puoi, non puoi ascoltare.
Ci sono dei teatri che si svolgono dentro di noi,
colpiscono la vita fuori e l'annullano.
È il destino dei suicidi, dei lupi nella steppa.
Non fartene colpa, della mia ingenuità che non conoscevi,
chissà quanti altri, al posto tuo, avrebbero agito allo stesso modo.
Non avevo fatto i conti con le tue paure, con la mia insensata anima da pesce e la tua vorace repressione.
Perché, perché la paura dell'irreale?
Mi mancano i miei genitori, eppure abito con loro...
Vorrei potermi addormentare e svegliarmi tra tre mesi. Tra tre mesi sicuramente tutto sarà diverso: il cielo si sarà abbassato, le stelle si potranno raccogliere e tu mi amerai di nuovo.
Chi abbandona un figlio abbandona se stessa. Lei stessa non dovrebbe esserci, ma purtroppo il mondo è pieno di gente ipocrita, incosciente pieno di mostri e cuori arrugginiti dall'acido della propria anima.
E poi rimasi così. Folgorata dal passaggio fra il tutto e il nulla. Abbandonata in uno squarcio di dolore, lì dove fui lasciata.
L'ultimo raggio di sole tramonta
e un silenzioso egemonico dolore racconta
La storia di un cuore triste, stanco e affranto
Lacerato dai giorni e dal pianto
Mentre la mente colma di pensieri
Distratta mostra i frequenti dispiaceri
Che al sorgere dell'alba inevitabilmente confondono
e al sopraggiungere della notte inesorabilmente devastano
In quel letto ormai straniero
In compagnia ancora del tuo folle desiderio
Meschina la notte risveglia
i sogni e le speranze che il tempo deraglia
Ma l'attimo in cui una ferita a guarire si appresta
Un'amara lacrima sul viso scende desta.
Due volte sono stata ingannata, ma la seconda volta è stata peggiore perché non ho saputo riconoscere l'ambiguità di chi avevo vicino, celata da un evidente perbenismo e da una falsa unicità.
Era l'uomo giusto, era l'amore vero, la mia felicità, erano sbagliati solo i tempi. Per questo non l'ho mai avuto.