Commenti a "Dobbiamo avere fede che la ragione produca la..." di Abraham Lincoln


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postato da bluedeep, il
Lo scienziato , piuttostochè l' artista , quando crea non crea perchè è l' idea dell' umanità o quella di una parte di essa a spingerlo , a fornigli lo stimolo è il suo desiderio di avvicinarsi al divino  ed ognuno ha una sua divinità , o meglio una sua personale idea di Dio , per un tecnico potrebbe chiamarsi "eccellere" , per un' artista "ispirazione" per un altruista  il suo "egoismo".
E' arduo immaginare un perdono per coloro i quali non meritano alcun premio , nè lode alcuna , la giustizia , in questo caso ,che senso avrebbe?  Se la lode ed il biasimo - e dunque il premio e la punizione , e dunque il perdono e la condanna- fossero espresse senza alcun legame con il reale e necessario effetto sociale  desiderabile , ma venissero elargite  dalla generosa mano dell' amore , non sarebbero pochi coloro i quali si sentirebbero legittimati ed invogliati a commettere i più deprecabili atti , attendendosi una carezza ed una commovente assoluzione.
E' difficile pensare - sulla recentissima notizia del 27 \11 - di perdonare chi ha sganciato -su un parco giochi in un sobborgo di Damasco -,  chi ha ordinato di sganciare e su chi ha prodotto ed ancor prima  progettato un simile manufatto  esplosivo.
Le differenze tra le azioni che non venivano perdonate in passato e quelle che oggi sono condannate riguardano più le modalità di punizione che  non gli effetti delle azioni che si intendeva e si intende evitare .
Infatti gli uomini convergono maggiormente sugli effetti desiderati o indesiderati che sulle azioni da intraprendere  per evitarli o raggiungerli.
Questo dovrebbe portare a credere che il disaccordo sulle modalità non possa permettere risultati soddisfacenti e approvabili come GIUSTI - semprechè ci si decida ad assegnare un valore intrinseco a tale parola-  da qui a qualche millennio
90
postato da , il
Il commento di cui parli, Margherita, non è ora più il 94, ma il 95, perché frattanto è comparso il commento 88 di Vincenzo, che solo ora leggo. Per andare con ordine, rispondo prima a lui. E gli rispondo indicandogli la risposta precedente, quella che ho dato a Giulio: l'obiettivo del perfezionamento spirituale è e sarà sempre individuale. E dunque hai ragione a dire che, rimanendo le cose quelle che sono, mai si giungerebbe, a livello generale, alle "giuste premesse".
    Anche a livello meramente razionale è dunque evidente che la mia tesi DOVEVA E DEVE, per essere REALISTICA, essere supportata da un mutamento, che come ho detto sarà una mutazione. In assenza,  l'UOMO (in generale: non - ripeto - taluni singoli individui) non verrebbe MAI trascinato verso l'altruismo.
89
postato da , il
Nel mio commento 94 mi sono rivolta erroneamente a Vincenzo anzichè Pino, quindi mi piacerebbe che quest'ultimo mi desse il suo parere in merito. Il bene quando è orientato su larga scala non può produrre alcun benefico effetto se non sfociare in un delirio di onnipotenza. C'è tanto da fare intorno a noi e vicino a noi perchè non partire da questo?. Io forse non sono stata in Africa a salvare quei poveri bimbi (se potessi lo farei) ma ho fatto una cosa che reputo molto grande, ne sono fiera ma non per questo mi attento un plauso. Quando a spingerti è l'amore per qualcuno o per qualcosa non è mai merito ma la semplice conseguenza di una necessità di donare l'amore che hai dentro a chi ne ha bisogno.
88
postato da , il
L'obiettivo del perfezionamento spirituale, alla stessa maniera di qualsiasi obiettivo di ordine interiore (ivi incluso quello culturale) è sempre stato e sempre sarà INDIVIDUALE, non collettivo. Basta volgersi intorno, esaminando anche il passato, per rendersi conto del fenomeno per cui, in ciascun campo delle attività umane, pochi eccellono, perché "portati" per un determinato settore. Ciò avviene nello sport, nelle scienze, nell'arte, in ogni attività umana, ivi compresa anche ciò che chiamiamo evoluzione spirituale.
     In ciascuno di questi settori, però, i pochi tra noi che eccellono fungono da traino per gli altri: mostrano la via di ciò che è possibile, giacché ciò che è stato possibile ad uno, può essere possibile a molti, se non a tutti.
     Non bisogna tuttavia dimenticare che la vita umana è breve. Se, anziché avere una durata dell'ordine di 100 anni, avesse una durata di 500 anni, oggi sarebbero tra noi, per dirne una, sia Galilei che Newton che Einstein; allo stesso modo in cui potremmo mettere nella stessa squadra di calcio tutti i migliori degli ultimi 100 anni.
      Il rapido avvicendarsi delle generazioni, tuttavia, se è stato di gran freno al progredire delle idee e al consolidarsi delle abilità tecniche, è stato anche un gran bene quanto all'evoluzione della specie, giacché più sono le generazioni, più aumenta la possibilità che nella specie stessa si verifichino mutazioni organiche tali da migliorarne le prestazioni. A ciò lo sviluppo tecnologico è di immenso ausilio, per le continue sfide che pone alle capacità di adattamento a mutamenti sempre più rapidi. La generazione successiva alla mia, ad esempio, è stata sicuramente di maggiore statura fisica; quella ancora successiva, cioè quella attualmente intorno ai 10-12 anni, la generazione cioè del computer, è di un'intelligenza, di una prontezza e spesso di una "sensibilità" semplicemente sconvolgente.
      E mica finisce qui. Siamo vicini a mutamenti epocali, sempre più rapidi. I nuovi mezzi tecnologici si moltiplicheranno, ma si moltiplicheranno anche i problemi da risolvere, sempre più gravi e pressanti: finché non nascerà l'UOMO DEL DOMANI (quello che - ricordi? - "prese la Luna tra le mani" :) . Egli sarà dotato di capacità e poteri oggi impensabili, tra cui vi sarà anche quello di percepire finalmente a livello individuale la gioia e il dolore altrui come gioia e dolore proprio.
      A quel punto l'amore reciproco diverrà, da optional di contenuto utopistico, NECESSITA' VITALE della specie intera. E l'uomo indirizzerà le sue capacità alla eliminazione della sofferenza e del male dalla faccia della Terra, perché la sofferenza di uno sarà la sofferenza di tutti.
      Prima di ciò, tuttavia, i rami secchi cadranno: le pecore (cioè i nuovi, gli uomini del sentire e dell'essere, i mutanti) verranno separate dai capri, perché questi ultimi (gli antichi, gli asociali, gli uomini del vedere e dell'avere) non saranno in grado di sopportare (sto parlando a livello esclusivamente fisico) l'improvvisa onda d'urto di uno psichismo evoluto, nettamente superiore alle loro possibilità. Sarà come l'entrare "in serie" di una quantità di "accumulatori" che coprirà di un'energia inaudita l'intero pianeta. Si accenderà d'improvviso una forza psichica inimmaginabile: sarà come se, nella mente di ciascuno, sorgesse improvvisamente il sole. Qualcosa di insopportabile, se non non si è figli della Luce.
       Ecco, io l'ho detto: questo è ciò che sta per venire.
       Per quanto assurdo possa sembrarti, mio caro Giulio, io non dico queste cose perché le immagino, ma perché le conosco da sempre ed oggi  le percepisco già in fieri (i vulcani si risvegliano d'improvviso, ma il magma risale e preme da tempo, prima che esplodano). Niente di strano: "radio Londra" trasmette da molto tempo, e chi la ascolta (sono in molti ormai ad ascoltarla), queste notizie le conosce bene. Le vive, anzi, ogni giorno, ed ogni giorno ne segue i grandiosi sviluppi.
87
postato da bluedeep, il
Inoltre vi è una grande differenza tra l' individuare una parte di umanità verso cui concentrare il proprio amore , il proprio perdono - anche il rischiare  la propria stessa vita è ragionevole se ipotizzato verso solo una parte ben distinta di umanità - e  non individuarne alcuna , elargendo amore e perdono verso chiunque o non fornendone affatto ad alcuno.
Per questo vi è più purezza in chi si riconosce nella seconda ipotesi.

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