Commenti a "Dobbiamo avere fede che la ragione produca la..." di Abraham Lincoln


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Attenzione: il PERDONO NON E' GIUDIZIO. Il giudizio presuppone un METRO con cui valutare, e noi SIAMO PRIVI di questo metro. Il perdono, viceversa, è un moto dell'animo, col quale SI DIMENTICA IL MALE RICEVUTO. Dunque nel perdono non c'è niente di razionale perché ciò che fa scattare il perdono non è il giudizio nei confronti del prossimo, ma l'amore verso il prossimo. Perciò ho parlato contestualmente di amare e di perdonare.
     Quindi i sacerdoti non c'entrano niente. Vincenzo, deve esserci un tuo commento che non vedo, perché è la prima volta che intervieni, e lo fai con un "inoltre" che non può non presupporre qualcos'altro. Posso però dirti A CHI serve il perdono: serve a chi perdona, non a chi è perdonato. A CHE serve? Serve ad essere simili a Dio, che "fa nascere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi". Serve inoltre per FRANTUMARE la catena del male. Il male produce altro male. Rispondere al male col bene è l'unica via per bloccare il diffondersi della malattia.
     Per Margherita: bisogna dimenticare l'esistenza del male, non l'esistenza di colui che l'ha fatto. Agire nel secondo modo è peggio che odiare, perché la noncuranza è il maggior disprezzo... Quanto alla concezione del Dio che non perdona scatenando la sua ira, è tipicamente veterotestamentaria: fa a pugni col messaggio cristiano.  A mio avviso il cristianesimo si trascina sulle spalle questo albero m0rto, per il solo motivo che, a suo tempo, si tentò per tal via di convincere la testardaggine giudaica dell'avvenuto avvento del Messia. Ciò fu operato a mezzo della citazione (e spesso della forzatura: si veda in proposito il Vangelo di Matteo) di varie profezie. Ma il solo risultato che si ottenne fu di inquinare il cristianesimo con visioni intransigenti, primitive e truculente di cui sarebbe finalmente ora di liberarsi.
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Quando si parla di perdono, immediatamente si associa la parola odio o rancore. Non è così. Indubbiamente l'odio è un sentimento gretto che fa male a chi lo cova e lascia indenne colui a cui è rivolto. Io dinanzi a fatti gravi preferisco cancellare l'esistenza di coloro che hanno prodotto questo male. Vincenzo mi ha battuta sul tempo, se non posso giudicare allora non posso perdonare.Inoltre se guardiamo bene, perfino Dio in certe occasioni non perdonò scatenando la sua ira.
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Il perdono secondo me va assolutamente accordato e partecipato a chi, pentito, chieda di essere perdonato. Comunque a mio avviso, perdonare agli altri nel proprio cuore, nel senso di non nutrire rancore ma di essere pronti al perdono, è il giusto atteggiamento per non essere contagiati dal male e non perdere la pace interiore. Tuttavia è anche vero che i sentimenti di ciascuno rispecchiano ciò che ciascuno è; e dunque anche quanto al perdono, ciascuno proverà ciò che è portato a provare, indipendentemente da ogni considerazione di ordine  religioso, filosofico o comunque razionale.
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Io credo che l'amore del prossimo, e l'amore in genere (pensa all'amore per la natura, per gli animali, per i propri "cari", per la musica, per la cultura...)sia un qualcosa che prescinde da una valutazione di bene o male, di giusto o ingiusto. Ma senza dubbio è qualcosa di costruttivo, e sopra tutto di meraviglioso: è ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Se fossimo meno primitivi lo proveremmo in misura maggiore e più estesa, cioè per tutto e per tutti.
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L'amore come definizione di sentimento che apporta bene non può mai essere sbagliato, mentre non credo nel perdono a tutti i costi ed in ogni caso. Il perdono è un regalo talmente grande che non può essere distribuito a chiunque, va elargito con parsimonia, anche perchè il non-perdono è di monito a chi ha sbagliato.

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