Alba gli occhi si aprono il sole ha il colore della morte i tetti d'ardesia trattengono il fiato è il solstizio della fine.
La radura dei sogni è cosparsa di gocce di veleno le mie radici sono state violate il cipresso ha schiacciato i girasoli.
Sale la nebbia insieme all'insicura paura ogni cosa è al rallentatore tranne i battiti del cuore.
Il ricordo dell'ombra sgrana il rosario dello sgomento sono seduta davanti allo specchio il velo di una supplica riflette una sedia vuota separazione dall'umanità scheletro della terra.
Il passato è tutto in un sospiro l'adempiersi della ferita ha bruciato la terra della memoria il mare insonne è raccolto in un goccia che taglia il mio viso...
Dove la ragione svanisce l'arpa risuona sull'infanzia del male né uomo né animale ma vomito d'inferno.
Prendi un sorriso, regalalo a chi non lo ha mai avuto... Prendi un raggio di sole, fallo vedere dov'è la notte a regnare... Prendi una sorgente, fa bagnare chi vive nel fango... Prendi una lacrima, posala sul volto di chi non ha mai pianto... Prendi il coraggio, mettilo nell'animo di chi non sa lottare... Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla... Prendi la bontà, donala a chi non sa donare... Prendi la speranza, portala nei cuori di chi ha smesso di credere... Scopri l'Amore e fallo conoscere al mondo...
Perdono quel bambino che credeva nelle favole dove alla fine il bene vinceva sempre e il male non aveva giustificazioni. Quel bambino che si accecava a nascondino e correva sotto la pioggia che saltava nelle pozzanghere e stava nel mezzo a mosca cieca. Che stringeva una scopa tra le gambe e galoppava su un cavallo e prati immaginari. Che combatteva draghi e sconfiggeva tiranni malvagi. Ora è al di là dell'infanzia nell'apparente certezza dell'età adulta e tutto è passato, trasformato... confuso. Non c'è più la tovaglia stesa sul tavolo ed il profumo di cucina dove pane ed olio erano una casa per sempre. Ora è una stella lontana tra presenze asfissianti e fantasmi in equilibrio su un vuoto invadente. Quel bambino vorrei stringerlo ancora vorrei stringerlo adesso e dirgli che mi vergogno di averlo tradito.
Tra nuvole e pietre vivo le mie ambiguità senza significato ne direzione insetto abbracciato dall'ambra per l'eternità. Orfano cresciuto dalla strada tra ore che si fanno giorni e poi tempo indecifrabile. La clessidra è un portone sull'infermità del mio cuore... Può capitare di respirare oltre questa sabbia che corre via ma quel che sopravvive rimane segnato per sempre come un silenzio scavato... come il senso perduto della vita derisa da un illusione.
Il fuoco che brucia e cicatrizza le ferite è un inganno. L'apparenza danza in superficie ma in profondità, radici di dolore si avvinghiano alle ossa... Le parole mi hanno abbandonato e da solo affronto lividi oscuri. Polvere tra le dita e crepe sulla terra il deserto cancella ogni confine ed invade tutto il deserto oramai sono io. Perché resistere a questi respiri di male ai dubbi che tessono la trama della mia povertà affogo la mia sofferenza in questo mare di sabbia e non c'è niente di vero nessuno è vivo per nessuno solo interessi personali intrecciano vite altrimenti lontane...
C'è il sole che brilla sul mare ed il mare abbraccia questa spiaggia di sassi dove il tuo sguardo si è unito al vento... Hai pensato che fosse arrivato il tempo di andare e da sola, hai chiuso tutto nel cuore e sei volata via, leggera non per un disegno oscuro ma un ricamo sacro. Adesso vivi tra le braccia di Dio e il cielo ti culla tra perle di stelle. Adesso danzi in punta di piedi, anima libera e sei ovunque nello stesso istante al di là dell'umana comprensione. C'è il sole che brilla sul mare ed il mare abbraccia questa spiaggia di sassi ma i colori sono nuovi ed il vento profuma di te.
Come la ginestra abbandonata dall'estate come la pioggia che affoga questo campo di margherite l'autunno è arrivato improvviso ed il grigio ha sbiadito i tuoi splendidi colori... La luce nei tuoi occhi si è fatta fioca ed ora sei in un luogo sperduto dove la realtà è confusa, sospesa... Le voci di dentro son deliri nel vuoto il sole si è spento l'universo sparito... Nella tua notte buia sto cercando la strada bussola impazzita atmosfera incurabile... Ma non esiste luogo così lontano dove io non possa arrivare per riportarti qui. Mi tufferò nell'abisso e sfiderò l'inferno sconfiggerò ogni nemico farò tacere Dio ed il suo volere poiché è nulla in confronto al mio... Valicherò i confini del tempo tra le sabbie del deserto tra le pieghe della follia sfiderò tempeste, fiamme e vento per riportarti qui... Le voci di dentro son deliri nel vuoto, io ti prendo per mano non esiste luogo non esiste luogo non esiste luogo dove io non possa arrivare per riportarti qui...
Avrei voluto chiudere la porta e scendere quelle scale lasciarti con un sorriso senza piangere davanti a te morendo dentro ma dirti addio Questa è l'ultima volta che permetto al mio cuore di soffrire perché le fragilità dell'anima sono come rifiuti che nessuno raccoglie. Non voglio conoscere la verità non voglio ascoltare parole che promettono un nuovo inizio ogni volta che finisce. Queste pareti conoscono la mia pelle il mio martirio i lividi sul pavimento. Il mondo mi sbatte fuori lanciandomi coltelli la mia pelle è sottile ed il cuore di luna. La speranza mi ha chiuso in una bara inchiodata ad una croce ma non c'è resurrezione, almeno non per me. Scarpette rosse ricorderanno che ho vissuto. Una tra le tante morta per una menzogna che chiamavo amore.
La mattina vomita luce sui lividi del buio il selciato è viscido e la notte smette di respirare. Affiorano immagini che non ricordo di aver vissuto. La confusione è nella testa e nei pensieri che formula le parole tremano. Cosa devo fare di quel che sono di questa foglia che ha lasciato il ramo del suo breve volo prima della caduta. L'esistenza si compie tra spighe di grano e campi incolti semina e mietitura si rincorrono senza fine come nuvole tra le stagioni. Si scuce il battito dal tessuto del cuore lo scheletro ha lasciato l'armadio l'anima rimane al freddo. Non vale più la pena tenere in piedi questa baracca è una recita surreale. I carri di carnevale mascherano le ferite ma non si può sfuggire al dolore. La vita scivola nelle tonalità di grigio ed io non voglio colorarla più.
Vivo nel mezzo sotto le tegole del cielo dove cantano gli angeli.
Ognuno ha la sua storia ma nessuno la mia come uno stagno prosciugato la mia pelle ha rughe profonde crepe nel cemento dell'anima.
Ho lasciato un pegno al banco dei miracoli perché non mi importa di avere ragione non mi importa più tutto questo baccano desidero solo accogliere l'aurora con cuore leggero come il carbone dolce quando ero bambino...
è il fuoco del camino che illumina la penombra che fa danzare la stanza e muovere i miei piedi scalzi.
Amo gli spazi aperti quelli che i miei occhi non riescono a contenere quelli con i colori che bruciano l'orizzonte che mi ricordano quanto io sia insignificante davanti a questo cielo che si arrampica e non si cura di me.
Ho buttato via l'inutile vanità perché non mi importa di avere ragione non mi importa più tutto questo baccano desidero solo accogliere l'aurora con cuore leggero come il carbone dolce quando ero bambino...