Ci sono libri che sembrano farti un resoconto della tua vita, di dove sei arrivato e soprattutto come. Quelli sono i libri che non vorrei mai smettere di leggere perché sanno farmi apprezzare, sotto una nuova luce, una parte di me. Quella che forse tenevo taciuta perfino a me stessa perché un po' me ne vergognavo senza rendermi conto che è grazie a quella che sono ciò che sono. Ed io ho imparato ad amare ciò che sono.
Bisognerebbe sempre conoscere i vari punti di vista quando si tratta di una storia. Mettersi nei panni dell'altro, ascoltare le cose dette e quelle taciute, perché spesso proprio ciò che non si dice nasconde tutta la profondità della questione. Nelle cose non dette c'è un'essenza particolare che sa quasi di magia e non tutti hanno la sensibilità adatta per poterla apprezzare. Nelle cose taciute ci trovi dietro un mondo intero, un mondo fatto di mille sfumature d'emozioni. Paure, tentennamenti, titubanze, felicità, morse allo stomaco e anche mal di testa perenni. Ho trovato in giro persone che avevano tanto da dire, tanto da raccontare, tanto da farti vivere attraverso le loro espressioni, le parole, le loro emozioni, le loro mani, ma pochissima altra gente in grado di saper ascoltare quelle storie. Tutti pronti a voler "sapere", ma non a voler capire. Le persone si stancano dopo un po' di non essere comprese davvero, di essere sempre e solo giudicate da chi magari nemmeno potrebbe fare da giudice. Le persone smettono di raccontare emozioni e magie e cominciano a parlare solo con se stessi. Si spengono. Le parole dapprima pronunciate con un fil di voce, tacciono, e, probabilmente lo faranno per sempre.
A questo punto credo che, a furia di dover sopportare e resistere, la mia anima si sia forgiata una corazza d'acciaio per poter attutire meglio i colpi. Quasi mi fanno il solletico. Quasi non li sento nemmeno più.
Sapete una cosa? Forse dovreste cominciare a perdonare voi stessi. Dovreste perdonarvi per le promesse non mantenute, ma nelle quali credevate fermamente. Le cose a volte non vanno come vorreste, ma loro restano comunque vere. Dovreste perdonarvi per i sogni non realizzati che avete messo infondo ad un cassetto perché poi, non si sa mai, un giorno potreste... Dovreste perdonarvi per le strade prese e che poi non avete più percorso perché avete preferito la scorciatoia. Alla fine ciò che più conta è giungere a destinazione, qualunque essa sia, purché vi renda felici e soddisfatti. Dovreste perdonarvi per le persone che avete perso durante il tragitto, per quelle che avete dovute mettere da parte per poter proseguire, per quelle che non avreste voluto mai abbandonare, ma che purtroppo, avete lasciato dietro di voi. Sono comunque nel vostro cuore e ci resteranno sempre. Da lì, non andranno via. Dovreste perdonarvi anche se non è semplice, anche se non credete di meritarlo, anche se forse qualcosa è andata come andata per un vostro errore. Dovreste perdonare voi stessi. Dovreste farlo, è giusto che sia così.
È che a un certo punto sei stanca. Stanca di attendere, stanca di rincorrere cose, persone e obiettivi e arriva il momento in cui, semplicemente, ti lasci andare. Spegni tutto. Spegni i sentimenti, li ricacci in fondo al cuore che lì, almeno, stanno meglio. Non fanno danni, non hanno voce in capitolo su nulla. Spegni i pensieri, abbassi pian piano il loro volume, fino a quando il brusio non lo senti nemmeno più. Spegni la tua persona, che così smette di fare danni anche lei. Ti rileggi il capitolo e azzeri tutto. Metti un punto dove avevi messo troppe virgole. Basta. Stop. Ora tutto tace. Ora non esiste niente. Ora non esisti nemmeno tu. Domani poi, è un altro giorno.
Ad un certo punto bisogna saper andare via, girare i tacchi, mettersi in cammino e sparire. Io sono quel tipo di persona che resta ferma ad aspettare fino all'ultimo. Resta a sperare di essersi sbagliata, resta a chiedersi se magari non ha fatto abbastanza ed è per questo che le persone che le dovrebbero stare intorno, in realtà, sono altrove. Dovrei seriamente imparare a sparire ad un certo punto, indossare quegli splendidi tacchi a spillo che mi fanno più slanciata, quasi come se stessi per spiccare il volo da un momento all'altro, e sparire davvero. Perché le persone fanno così: dicono di esserci ma non ci sono. Dicono che vorrebbero qualcuno con cui condividere gioie e paure, ma poi non lo fanno, vanno da un'altra parte. Dovrei seriamente imparare a spiccare il mio volo e mi sa che adesso tiro fuori dall'armadio quegli splendidi tacchi, li indosso e chi si è visto si è visto.
Ma come fate a non sentirla quell'esplosione di emozioni che avete dentro quando si tratta di una persona? Perché ignorate, fingete quando è lì a contorcervi lo stomaco e ad alleggerirvi la testa come se aveste bevuto? Come se tutto ciò che sentite per qualcuno non esistesse, non fosse palese. Certe cose le hai dentro. Le senti e non ti mollano più. Ignorarle non servirà a nulla, chi sta male lo deve dire, in un modo o nell'altro. Le persone sono fatte per essere vissute, mettete l'orgoglio da parte e cominciate ad assumervi la responsabilità delle vostre emozioni. Sono lì per questo.
Come quando cominci a correre verso il mare senza fermarti un momento. Sei lì che corri corri sempre più veloce, fino a perdere il contatto con la sabbia, arrivato a riva ti lanci tra le onde in modo repentino e col sorriso stampato sulle labbra senza pensare a nulla. Credo che bisognerebbe vivere esattamente così, buttarsi a capofitto in qualcosa e scoprire poi, senza chiedertelo nel mentre, se riuscirai a startene a galla o se ne verrai risucchiato. Perché non importa cosa succederà. La cosa che più conta è correre e lanciarsi. Il resto si vedrà.
Quante persone perse, ritrovate, mai più incontrate, solo incrociate per un breve istante, abbiamo collezionato in questa nostra vita? Quante di quelle possiamo davvero considerare amici? Poche, davvero troppo poche. Quante di quelle si sono fermate nella nostra vita regalandoci attimi unici che poi hanno cancellato, portato con sé senza una parola? Senza voler rispondere ai nostri "perché?" O facendolo senza dare troppa importanza a ciò che c'era stato? Tante, davvero tante. E ad un certo punto, mentre conti quante di quelle sono rimaste al tuo fianco, e quante altre invece, sono sparite per chissà dove, una sola certezza si fa spazio nella tua mente: l'amicizia è un'altra cosa. L'amicizia non ha a che fare con quella gente lì. E quasi ti rassereni alla fine della conta, anche se ti son servite le dita di più di due semplici mani per quella lista di persone andate via. Che poi, la vera perdita sta solo nel tempo sprecato a cercare di capire perché alcune persone invece di restare ora sono altrove senza motivo.
Perché se qualcosa è finito non significa che non abbia funzionato. A volte le cose lasciate a metà sono quelle che ti insegnano più di ogni altra, una lezione preziosa. Sono quelle che ti cambiano, ti migliorano in un modo o nell'altro. Ti rendono forte, ti rendono vulnerabile, più pretenziosa o più riflessiva, ma ti cambiano. Ed i cambiamenti bisogna saperli sfruttare a proprio vantaggio, ecco perché non devono mai essere visti in modo negativo. Le storie a metà, sono quelle che ti lasciano dentro un mondo dove poter girovagare ogni qualvolta che ti va. Una specie di rifugio, dove puoi tornare a conoscerti meglio. Solo perché qualcosa è finito non significa non abbia il suo valore eterno, perché forse, proprio perché è finito avrai la certezza che rimarrà con te sempre. Le persone non sono per sempre davvero. Le storie non sono per sempre davvero. Non nel quotidiano di tutti i tuoi giorni, nella mente e nel cuore probabilmente sì. Anzi, credo che quello sia l'unico posto in cui resteranno alla fine.