Volevo dirvi che se volete fare un ultimo tentativo che però, assomiglia molto ad un penultimo, visto che l'ultimo doveva essere quello della volta scorsa: fatelo. Che non c'è niente di male a tornare qualche volta nel passato se può servire a guardare con più serenità al futuro. Che mettere i punti dove avevate messo quelli sospensivi, che saldare i conti con qualcuno, che dire "mi sei mancato, ma è meglio se resti dove sei", oppure "mi manchi e sono qui per questo" non può che farvi bene se è quello che desiderate. Fare un passo indietro, molto spesso, significa farne altri dieci in avanti senza più voltarvi. Volevo anche dirvi di non porvi più troppe domande. Troppi dubbi, troppi "se" e "ma". Avete presente quel messaggio lungo chilometri che avete conservato in "note"? Mandatelo. "E se poi non risponde?" "E se lo fa, invece?" Quella chiamata che rimandate sempre: Fatela. "E se disturbo?" "E se non aspettava altro che sentirvi?" Quella canzone che volevate dedicare: Dedicatela. "E se non gli piace?" "E se invece l'apprezzerà perché l'avete scelta proprio voi?" Fate ciò che il vostro cuore vi dice di fare in questo momento. Siate folli. Siate voi stessi. Mal che vada avrete avuto comunque una risposta e potrete guardare avanti senza più continuare a voltarvi a guardare chi o cosa non c'è più.
È come se fossi a metà. Come se mi mancasse qualcosa. Mi sento incompleta, io che da sola mi sono sempre bastata. Io che da sola mi sono pure stata stretta perché c'erano giorni in cui ero solo io ed eravamo già in troppi. Io che da sola sono sempre stata, ora mi sento sola. Completamente. È come se mi mancasse una parte, come se mi avessero amputato un braccio o una gamba. Quando succede, succede improvvisamente. Non ti immagini che il giorno prima hai due braccia o due gambe ed il giorno dopo ti ritrovi con uno solo dei due. Succede improvvisamente e non hai quasi il tempo di realizzare. Ecco come mi sento: incompleta e frastornata. Mi manca una parte. Mi manca qualcosa. Qualcuno. Tu.
Che poi io quelli che dicono "non me lo aspettavo" non ci credo poi molto. Sarebbe meglio che uno dicesse la verità: "un po' me lo aspettavo ma speravo non dovessi vederlo accadere", perché l'intuito, soprattutto quello femminile va che è una meraviglia, quindi quando sento queste parole dette da una donna, io lo so che vorrebbe dire altro ma non ha il coraggio di ammetterlo, forse perché deve ancora farlo con se stessa. E ci sta che, anche se le cose vanno come non volevamo, una punta di rancore ci resti dentro: "ma se non potevamo stare insieme, perché mai ci siamo incontrati?". Bè, forse perché certe persone sono destinate a noi solo per periodi limitati. Il tempo di mostrarci una nuova parte di noi, il tempo di mostrarci che potremmo essere diversi da come siamo, forse per mostrarci una versione migliore di noi stessi. Io con lui sono stata meglio di com'ero diventata in questi anni e di questo gli sarò sempre grata. Mi ha dimostrato che sotto questa mia carcassa non ho un cuore mal funzionante, rinsecchito o vuoto, al contrario, è ancora vivo ed è in grado di battere forte e di emozionarsi ancora, anche solo mentre sei su una panchina ad aspettare che arrivi. Mi ha dimostrato che sono fatta di fasci di nervi che sanno inarcarsi tutt'insieme e diventare brividi non appena vengo sfiorata da quelle mani. Mi ha dimostrato che sono ancora vulnerabile, è vero, ma che è questo che mi rende speciale e rende speciale tutto ciò che percepisco intorno a me. Mi ha mostrato che l'amore, a qualunque età, sa essere ancora puro, emozionante ed io, nonostante tutto, di questo gli sarò sempre grata. Non lo dico spesso, forse perché faccio ancora fatica io stessa ad accettarlo, ma in fondo l'ho sempre saputo che sarebbe andata così. Quindi, quando sentite una donna dire: "non me lo aspettavo", non è sempre vero, voi però abbiate tatto e pazienza, perché c'è in atto una guerra di consapevolezza che brucia come sale su ferita aperta. E abbracciatela, abbracciatela forte, perché in quel momento non chiede altro.
Dovremmo imparare dai bambini che quando vogliono una cosa se la vanno a prendere. E quando pensano ad una cosa te la dicono senza troppi giri di parole. E se ti dicono "ti voglio bene" o hanno voglia di abbracciarti non pensano mai se quello è il momento più opportuno per farlo, lo fanno e basta. E poi ridono. Ridono sempre, anche con le lacrime agli occhi, loro continuano a farlo. Dovremmo imparare dai bambini che eravamo "ieri" ad essere gli adulti migliori di "domani".
Un giorno tornerò lì, in quei posti che ci hanno visto bambine, quegli stessi posti che ci hanno visto crescere e poi dividerci. Un giorno ci tornerò e me ne starò su quella panchina che conosce le iniziali del nostro nome e le nostre chiacchiere, e lì, io ti aspetterò. So che un giorno tornerai di nuovo da me. Siamo quel tipo di storia che va oltre il tempo, oltre le presenze, oltre il "nonostante tutto", lo siamo sempre state e continueremo ad esserlo. Lo so. E lo sai anche tu.
Sono arrivata alla conclusione che non tutte le persone che incontriamo sul nostro cammino devono camminarci accanto. Le conosciamo non perché debbano stare nella nostra vita ma per mostrarci un nuovo modo di viverla. Le conosciamo perché devono insegnarci qualcosa che ancora non sapevamo di noi stessi. E alla fine penso che questo sia perfino l'unico modo per tenerle sempre con sé e non dimenticarle mai sul serio.
"E poi cosa è successo?" "Quello che succede il più delle volte. La magia si è spezzata, il principe è diventato un orribile rospo e la principessa è tornata a vivere in cima la sua torre da sola, lontana dal mondo. Lontana dalle cose cattive, dalle persone. E così sopraggiunse il tanto meritato" visse felice e contenta ", perché con lei aveva se stessa e non c'era nulla di meglio."
Volevo dirvi di seguire sempre il vostro sesto senso. Di non avere il timore di scoprire che in fondo avevate ragione su quel qualcuno, perché meglio avere il cuore graffiato oggi che in frantumi domani. Volevo dirvi che purtroppo ci sono e ci saranno persone che giocheranno con i vostri sentimenti, e che sarà facile perdersi in due occhi profondi, ma portate con voi sempre un salvagente, perché vi servirà quando dovrete risalire il mare di merda in cui vi hanno lasciato sprofondare. Volevo dirvi di non credere alle promesse in tempo di gioia, ché è facile parlare e fare progetti, ma sfido chiunque a mantenerle e a cominciare a costruire davvero quando le cose si complicano. La maggior parte lascia il campo di battaglia ancor prima di combattere insieme a voi la guerra. Ed alla fine, meglio così. Volevo dirvi di non perdervi mai di vista, perché il viaggio insieme ad un altro è una bella esperienza, ma il treno lo guidate sempre e solo voi e la destinazione sarà solo la vostra meta. Volevo dirvi che ci si sbaglia nella vita, sui tempi, sulle persone, sulle sensazioni, ma non dovete per questo demordere, perché se è vero che il tempo restituisce sempre tutto, avrete anche voi il vostro gran finale. E volevo dirvi anche di perdonarvi e non essere troppo duri con voi stessi: è stato fatto tutto con amore e questo è ciò che conta veramente.
Poi capita così per caso, che mentre facevi altro, inciampi in due occhi capaci di trasportarti ovunque pur restando semplicemente ferma a fissarli. Ha visto luoghi a lei sconosciuti. È stata in ogni dove senza mai muoversi davvero. E l'ha fatto nel modo più buffo in cui l'amore poteva presentarsi: guardando un paio d'occhi che guardavano anche lei.
E come Alice molto spesso mi ritrovo a guardare le strade che si aprono davanti a me. "Da che parte è il mio destino?" Mi ripeto guardandole. Non so mai quale imboccare. Non so mai qual è quella giusta. Che poi mi chiedo, ma esiste davvero una scelta giusta da fare? Una strada giusta da intraprendere? Cos'è che determina davvero ciò che è giusto da ciò che è sbagliato? Perché mica lo sai tu se il tonno ti piace se non lo provi almeno una volta. Mica lo sai se preferisci in assoluto il salato o il dolce se non trovi il tuo cibo preferito, quello che anche con la pancia piena ti fa dire "bè ora mi ci vorrebbe proprio qualcosa di dolce o di salato per concludere in bellezza". Mica lo sai già in partenza una cosa, se non la provi. Male che vada non la ripeti più. Un po' come quei sentieri brevi che prendi quando sei in ritardo ad un appuntamento, il navigatore ti indica la strada più lunga da fare, ma un amico che è lì con te, ti dice che ne conosce una attraverso la quale si fa prima e ti risparmi anche un po' di traffico e allora tu, fiducioso e tranquillo la prendi e scopri che il tragitto è breve, ma pieno zeppo di buche e nessun lampione ti fa luce. È una strada isolata, non ci sono abitazioni e fuori è buio già da un pezzo e tu buchi pure una ruota. Sei costretto a fermarti per cambiarla, perdi molto più tempo e dopo averla percorsa ti dici che la prossima volta è meglio fare la strada più lunga, forse ti ci dovrai fermare più volte a causa dei semafori che trovi, ma arriverai alla meta senza aver bucato e aver perso tempo prezioso. E comunque quella strada ti ha insegnato una nuova cosa che non sapevi: la prossima volta col destino, magari ci vediamo da un'altra parte. Le strade sono destini da intraprendere. Gli appuntamenti sono il luogo in cui lo incontri. Gli amici sono gli intoppi belli o difficili che la vita ti presenta sul tuo cammino. E come Alice mi chiedo ancora una volta "quale sarà la strada da intraprendere?" Io nel frattempo vado di qui, tanto in qualunque caso, avrò imparato qualcosa di nuovo.