Così come quando si viene al mondo, morendo abbiamo paura dell'ignoto. Ma la paura è qualcosa d'interiore che non ha nulla a che vedere con la realtà. Morire è come nascere: solo un cambiamento.
Ho imparato che nella vita non importa dove arrivi, ma la strada che percorri. Ho imparato che la parte migliore che puoi recitare è quella di te stesso.
È finita punto. Che c'è tanto da pensare? Come deve essere? Ti manca, ti manca persino il suo odore. Ti svegli la mattina e lei non c'è. Pensi a lei che sta con un altro, ad un altro che la tocca, che fa l'amore con lei al posto tuo. Ma va bene, è quello che fanno tutti. Però adesso basta, non ti ho mai visto così. Che cazzata è? Mi spieghi come fa ad essere la donna della tua vita se lei nemmeno ti vuole? Quando sei stato tu dall'altra parte non mi pare che l'hai presa così male, che hai pensato al dolore che procuravi, te ne sei andato quando non amavi più, come fanno tutti. Adesso che c'è? È ill pensiero d'aver sbagliato qualcosa? D'aver fatto una cazzata ad aver lasciato una che ti amava per una che...
So quello che le sta succedendo e non le posso dire che con il tempo passa, perché non è vero. Non passa, rimane lì. È solo che uno si abitua a convivere con il dolore, con l'idea dell'assenza. Dicono che è come la morte, però non è vero: è peggio. Se fosse morto non penserei che è colpa mia, non pensare d'essere diventata vecchia, o non abbastanza bella. Però non è morto, è stata una sua scelta non stare più con me. Gliel'ho detto, non passa. Non si dimentica. Però diventa sopportabile. Arriva un momento, una mattina, che ti svegli, ti vesti meccanicamente ed esci di casa per andare a lavoro. Senti che la vita continua, che è più forte, e che bene o male tu ci sei dentro. Allora prendi un respiro, e ricominci a camminare con la tua ferita. Tutto qui.
Ho sempre pensato a me stesso come ad una casa, ho sempre vissuto dentro di me. Non c'era bisogno che fosse grande, neanche che fosse bella, mi bastava che fosse mia. Sono diventato quello che dovevo essere, mi sono costruito una vita, mi sono costruito una casa. Ventinove anni fa, mio padre superò la doppia striscia e finì contro mano, cambiando la mia vita e quella di una bambina per sempre, con quell'errore. Non faccio che pensare a lei. Ogni volta che si infrange un'onda sento qualcosa, adesso. Prima non stavo mai a sentire. Sono su una scogliera e sento, ho quasi finito. Se tu fossi una casa, Sam, è qui che vorresti essere costruito. Su una roccia. Di fronte al mare. A sentire... a sentire.
Mio padre faceva sempre un gioco, in realtà non ho capito quale fosse fino al giorno in cui è morto. Il gioco di mio padre era farmi sentire sempre meno di lui, meno di lui, sempre meno di lui, qualunque cosa facessi. Lui poteva anche essere invisibile come essere umano, ma io dovevo essere meno di lui. Perciò se avevo dei buoni voti a scuola, ero una femminuccia perché non giocavo a football o... o se mi tagliavo i capelli come voleva lui, non erano abbastanza corti e se mi pelavo a zero, allora sembravo un matto... a quel gioco non ho mai vinto, mai. E se non riusciva a sminuirmi a parole... Sam, io non ti picchierei mai. Mai. Non voglio che tu sia meno di me, io ti voglio felice e tu non sei felice, né qui con me, né a casa con tua madre, né da solo, né da nessun'altra parte. Sei come ero io per gran parte della mia vita, Sam, te lo vedo negli occhi, mentre dormi, nel tuo modo di rispondere a tutto. Sei vivo a malapena. Però sai qual è la cosa stupenda? È che il cambiamento può essere così costante che non senti nemmeno la differenza fino a quando non cambia tutto... Può essere un processo così lento, che non ti accorgi che la tua vita è meglio o peggio finché non è diversa. Oppure il cambiamento può essere radicale e tutto è diverso in un attimo. È capitato così a me... Costruiamo questa casa insieme. Andiamo.