Con molta attenzion la bella donna al pianto, alle parole, al modo attende di colui ch'in amarla non assonna; né questo è il primo dì ch'ella l'intende: ma dura e fredda più d'una colonna, ad averne pietà non però scende, come colei c'ha tutto il mondo a sdegno, e non le par ch'alcun sia di lei degno.
Mentre costui così s'affligge e duole, e fa degli occhi suoi tepida fonte, e dice queste e molte altre parole, che non mi par bisogno esser racconte; l'aventurosa sua fortuna vuole ch'alle orecchie d'Angelica sian conte: e così quel ne viene a un'ora, a un punto, ch'in mille anni o mai più non è raggiunto.
Stato era in campo, e inteso avea di quella rotta crudel che dianzi ebbe re Carlo: cercò vestigio d'Angelica bella, né potuto avea ancora ritrovarlo. Questa è dunque la trista e ria novella che d'amorosa doglia fa penarlo, affligger, lamentare, e dir parole che di pietà potrian fermare il sole.
Appresso ove il sol cade, per suo amore venuto era dal capo d'Oriente; che seppe in India con suo gran dolore, come ella Orlando sequitò in Ponente: poi seppe in Francia che l'imperatore sequestrata l'avea da l'altra gente, per darla all'un de' duo che contra il Moro più quel giorno aiutasse i Gigli d'oro.
Se mi domanda alcun chi costui sia, che versa sopra il rio lacrime tante, io dirò ch'egli è il re di Circassia, quel d'amor travagliato Sacripante; io dirò ancor, che di sua pena ria sia prima e sola causa essere amante, è pur un degli amanti di costei: e ben riconosciuto fu da lei.
Sia Vile agli altri, e da quel solo amata a cui di sé fece sì larga copia. Ah, Fortuna crudel, Fortuna ingrata! trionfan gli altri, e ne moro io d'inopia. Dunque esser può che non mi sia più grata? dunque io posso lasciar mia vita propia? Ah più tosto oggi manchino i dì miei, ch'io viva più, s'amar non debbo lei! -
La verginella è simile alla rosa, ch'in bel giardin su la nativa spina mentre sola e sicura si riposa, né gregge né pastor se le avvicina; l'aura soave e l'alba rugiadosa, l'acqua, la terra al suo favor s'inchina: gioveni vaghi e donne inamorate amano averne e seni e tempie ornate.
Pensier (dicea) che 'l cor m'agghiacci ed ardi, e causi il duol che sempre il rode e lima, che debbo far, poi ch'io son giunto tardi, e ch'altri a corre il frutto è andato prima? a pena avuto io n'ho parole e sguardi, ed altri n'ha tutta la spoglia opima. Se non ne tocca a me frutto né fiore, perché affligger per lei mi vuo' più il core?
Pensoso più d'un'ora a capo basso stette, Signore, il cavallier dolente; poi cominciò con suono afflitto e lasso a lamentarsi sì soavemente, ch'avrebbe di pietà spezzato un sasso, una tigre crudel fatta clemente. Sospirante piangea, tal ch'un ruscello parean le guance, e 'l petto un Mongibello.
All'apparir che fece all'improvviso de l'acqua l'ombra, ogni pelo arricciossi, e scolorossi al Saracino il viso; la voce, ch'era per uscir, fermossi. Udendo poi da l'Argalia, ch'ucciso quivi avea già (che l'Argalia nomossi) la rotta fede così improverarse, di scorno e d'ira dentro e di fuor arse.