Poesie che hanno partecipato al concorso VIIº concorso letterario internazionale di PensieriParole

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Scritta da: ametista

Stringo fra le mani

Stringo fra le mani,
lenzuola sgualcite da notti insonni,
onde del mare si infrangono su scogli di solitudine,
nuvole nel cielo si sciolgono in temporali estivi,
distese di grano ondeggiando al vento,
attendono la falce del rimpianto.
Stringo fra le mani il niente che mi circonda,
fogli di carta pieni di parole,
sussurri del cuore, grida dell'anima,
fra consonanti cercate e vocali perdute,
lettere che non saranno mai lette,
parole che non verranno mai dette,
l'eco lontano di un vuoto cuore
si spegne nel rimpianto,
di ciò che non è stato.
Stringo fra le mani,
vele intrise dal pianto,
gocce di rugiada escono dal cuore,
nascoste fra lacrime
di un tempo ormai passato,
vedo speranze e sogni,
come luci illuminano vie ombrose e tortuose,
come tiepido vento stempera i giorni di gelo,
di questo mio amore per te,
che sento e che ogni giorno,
stringo fra le mani.
Composta domenica 11 dicembre 2011
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    Scritta da: ametista
    Per te
    Lascia che io sia quello che vuoi,
    lo sarò per te,
    sarò vento,
    che allontana da te dolori e pensieri,
    sarò sole,
    che ti scalda in un inverno desolato,
    sarò neve,
    che ti copre col suo manto immacolato,
    sarò pioggia,
    che ti bagna in un deserto infuocato,
    sarò grandine,
    che distrugge chi ti ferisce,
    sarò nebbia,
    che ti nasconde da chi non ti capisce.
    Lascia che io sia quello che vuoi,
    lo sarò per te,
    per te combatterò,
    per te mi ferirò,
    cadrò, mi rialzerò,
    e mai mi arrenderò,
    lotterò per questo amore,
    che mi fa piangere, ridere,
    sognare, sperare e gridare a te,
    che se sono quel che sono,
    lo sono grazie a te.
    Composta domenica 11 dicembre 2011
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      Bufere infrante

      Il mare è liscio e scuro, come ieri, come domani;
      si annerisce e acquieta sul pomeriggio immobile.
      Nessun mostro all'orizzonte, nessun miraggio violentato,
      nessuna sorpresa nel navigare isolato.

      Bevo birra, fumo fumo, aspiro il vento,
      godo l'istante brado che sempre arriva, solo, nella resa.
      Imbastisco difese per le tempeste che verranno, lo so,
      giungeranno puntuali da un tramonto svergognato,
      accompagnate dai fulmini dei suoi occhi traditori
      e dal tuonare cupo dei ricordi calpestati.

      Ma stavolta non mi avranno, stavolta non mi troveranno.

      Ricordati: a nulla è valso credere, illudersi e dibattersi;
      a nulla è servito lottare, discutere, perdonare, combattere, dimenarsi e sanguinare.
      Non scordarti gli angoli bui in cui lei apparecchiava il tempo storto,
      portando in tavola la nostra rovina.

      Non dimenticare le spremute di vita vomitate e disperse, le parole sciolte e disperate, le urla e i pianti platealmente srotolati, violati e sbeffeggiati, come sputi impuniti di lacrime avvelenate.

      Tutto è inutile, maledetta, tutto è bufera infranta sull'ostinato tuo voler vedere tentacoli e orche assassine emergere, invadere, azzannare e stritolare il nostro mare che era bello,
      e che ora è solo tonnara insanguinata,
      rami marci di naufragio e rossa schiuma.

      Via, scompari da me, lasciami solo, nel vuoto, a sgocciolare ricordi.
      Inutile lottare quando una parte di noi si volge contro noi,
      quando una parte di me, che non son io ma sei tu,
      si rivolta e mi sgozza, in ogni istante mio distratto.
      Inevitabile è il naufragio lungo le rotte assassine del tuo-nostro suicidio.

      Così, vergine arrendevole ai tuoi spiriti irrazionali, scelgo l'abisso, voto il deserto;
      così, bambino stuprato e bastonato, fuggo e salvo, o anticipo soltanto, con esilio volontario,
      l'ora del tramonto e del nostro sfiorire.

      Così, volgo le vele al vento sbieco,
      e lungo scivolose correnti,
      precedo il tempo del mio morire.
      Composta domenica 30 novembre 2008
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        Babbo natale non esiste

        Quando finalmente le ombre le ho lasciate tre isolati indietro
        e rientro, stremato e fiero, dalla porta principale,
        e tra le mani tengo saldo e orgoglioso il dono del mio io presente,
        Lei è ancora lì, nell'albergo che mi attende.

        Ma il salottino dei timori ha le ombre lunghe del passato,
        e dall'angolo oscuro,
        da quell'unica prospettiva di verità a cui era abituata,
        Lei, principessa che nulla deve,
        dalla penombra mi scruta le tasche cercando polvere e indizi.

        Tu sei lì, entusiasta e lindo come un bambino a natale,
        con gli occhioni luccicanti e in mano il tuo bel regalo e la voglia di viverlo,
        ma lei non ti vede;
        esaminatrice cieca vede ombre, passato e polvere.

        Babbo natale non esiste!
        Il fendente squarcia le viscere,
        Lei non mi vede!
        Il sangue imbratta il regalo mentre barcollo sulle mie sicurezze:
        Lei vede le sue paure.

        Le mani tremano, le mura crollano, mi lascio andare,
        mollo la presa e il regalo è già frantumi.
        Lei non mi vede.

        Gelida fissa i cocci sparsi ai miei piedi e tra essi le mie ombre,
        che solo un istante prima vagavano orfane in Alabama o giù di lì,
        e ora già ghignano, beffarde e crudeli,
        tra i resti di quello che potevo essere,
        se solo lei avesse voluto crederci.
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          Scritta da: Sir Jo Black

          Ancora una volta vado

          Ancora una volta vado,
          vita mi stacca dalla vita.
          Nuove strade altre negli occhi,
          vecchie e amore nel cuore.

          Che sarà dei vecchi passi
          e della vita colta in quelli?
          Tutto sarà ancora polvere
          e nuova polvere da modellare?

          Le distanze bruciano cuori
          ed urlando parole vado.
          Distacco non chiesto è dolore,
          resteranno voci e poi silenzi.

          E già il vuoto alza parole:
          le perse proteste al fato
          recitano già visto domani.
          Anime, amori e paura d'addii.

          Ancora una volta vado,
          con la paura del silenzio,
          la maledizione del nulla,
          giurando che tornerò...
          Composta domenica 11 dicembre 2011
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            Scritta da: Nello Maruca

            VIII

            Cheta tuo pianto, Maria, io son risorto
            ma asceso ancora non sono in Casa
            augusta e or, che tu di tanto persuasa,
            dona di tuo sapere agli altri apporto.

            Corre la Santa Vergine ver l'orto
            ma di brillanza nobil Figura invasa,
            a passo lesto ed andatura decisa
            appare vivo e non con viso morto.

            Abbraccia Mamma con affetto il Figlio,
            stringe lo Figlio al petto la sua Mamma
            indi Giovanni cinge Madre e Figlio.

            Tornate o Voi cari ai vostri affari,
            Io salgo lesto da Colui che infiamma
            e che bontate spande senza pari.

            Piange la Santa Vergine e s'affligge
            e tra le sante braccia Egli la regge:
            Vai santa Donna, ritorna a tua arte;
            lo sai, non son di qui, ma d'altra parte.

            Il Padre mio m'attende in alto Loco,
            non posso rimaner nemmanco un poco,
            presto sarò di nuovo in questo luogo
            onde lenir l'umano dal suo giogo.
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