Poesie catartiche


Scritta da: ROBERTO POZZI
in Poesie (Poesie catartiche)

Un figlio del passato

Un altro brano musicale
mi martella la mente,
un tormentone della mia generazione
mi riporta sulla terra di nessuno,
confinato in quel purgatorio
gestito dal signore del tempo
che non lascia spazio
ai semplici ricordi
ma solo a quei tristi rimpianti
che non vorrei mai affrontare!
Le lacrime
e la commozione,
le emozioni che mi evocano
questa bellissima canzone
sono l'ultima cose che cerco,
comunque pur lasciandomi andare
a quelle toccanti noti,
non posso più continuare
a piangermi addosso
per quello che sono stato
o che non ho provato,
sono un figlio del passato
che non sa
come diventare
un'anima vivente
in questo distante
presente!
Composta lunedì 26 agosto 2013
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: ROBERTO POZZI
    in Poesie (Poesie catartiche)

    Dottor jekyll e il sig. Hyde

    Mio caro ma stranissimo amico,
    che per poetica narrazione
    ti chiamerò Dottor Jekyll,
    la tua metà oscura
    ha già preso il sopravvento
    nella tua coscienza,
    vedo il fulmine dell'ira
    nei tuoi allucinanti occhi,
    mi ritrovo senza alcun preavviso
    a dissertare con il peggio di te,
    quel tuo demone interiore
    meglio noto come il signor Hyde!
    È meglio che non discuta più
    con il tuo malvagio sé,
    pur essendo armato
    di una sovraumana pazienza,
    ma non voglio più scendere
    a quel tuo infimo livello
    di barbarica inciviltà,
    aspetterò tuo ritorno in te,
    l'unico vero amico mio
    rimarrà sempre e solamente
    il signor Jekyll,
    mentre ti lascerò
    quella pesante responsibilità morale
    di tenere sempre imprigionato
    nella stanza più oscura
    della tua benevole essenza,
    il tuo malefico alter ego,
    quel signor Hyde
    che nessuno vorrebbe
    mai conoscere!
    Composta lunedì 26 agosto 2013
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: ROBERTO POZZI
      in Poesie (Poesie catartiche)

      UN SENTIMENTO DIVINO

      Continuo a predicare
      la mia innata passione
      per tutte l'espressioni dell'amore,
      ma la mia sensibile filosofia,
      è sempre considerata
      come mercanzia da mercante
      in questo moderno tempio,
      della spiccia sapienza!
      Pur cercando invano
      di liberare le menti
      di certi presuntuosi sciocchi
      dalla loro inconfutabile
      amorale visione della vita,
      il mio curioso particolare
      di essere miracolosamente nato
      nel giorno di Ognissanti,
      la santità non mi è mai appartenuta,
      se in questa mia vita terrena
      riuscirò a farmi amare
      dall'unica anima
      di cui io spero
      d'innamorarmi,
      allora anch'io
      mi sentirò divino
      per aver compiuto
      un sublime miracolo!
      Composta lunedì 26 agosto 2013
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: ROBERTO POZZI
        in Poesie (Poesie catartiche)

        L'angelo caduto

        Come tanti angeli caduti
        anch'io ho perso le ali,
        non riesco più volare
        nell'immaginazione della mente,
        quella visione celestiale del paradiso
        è irrimediabilmente offuscata
        dalla mia naturale evoluzione!
        Fuggendo dagli intricati labirinti
        della mia sofferta esistenza,
        da quei corridoi forzati
        senza un'apparente via di fuga,
        mi sono nuovamente rinnovato
        incarnando un improbabile Icaro.
        Con la medesima arroganza
        ho commesso il suo stesso peccato,
        con mitologica presunzione,
        quasi pseudo divina,
        mi sono avvicinato troppo
        alla luce di Dio
        rimanendo bruciato dal suo calore.
        Sono precipitato su quest'arido mondo
        così povero di spirito,
        sognando quell'infinita serenità
        di un paradiso ormai lontano
        in quel predeterminato giorno,
        quando il fanciullo in me
        mi ha lasciato solo con la memoria
        della traumatica gioventù.
        Il mio giovane sé
        infatti non esisteva più,
        era definitivamente scomparso
        con la morte dell'innocenza,
        la purezza della mia anima
        era rimasta contaminata
        dall'inevitabile avanzare
        dei tanti passaggi evolutivi,
        come semplice mortale
        non potevo mica
        personificare la purezza divina,
        pur essendo un portatore di luce
        come quel dannato angelo,
        la mia somiglianza a Lucifero,
        era limitata alla mia arroganza
        nel dimenticare la mia natura
        da umano peccatore,
        un pagano adoratore,
        degli edonistici piaceri della vita!
        Lungi dall'essere un esempio di virtù,
        continuo sul mio cammino
        come un'anima persa
        che cerca di ritornare a casa,
        alla spensierata beatitudine,
        del proprio paradiso perduto!
        Composta lunedì 26 agosto 2013
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Gianluca Cristadoro
          in Poesie (Poesie catartiche)

          Poesia, creatura alata

          Creatura alata,
          che nel viaggio senza meta
          a me ti sei accostata.

          Una volta ancora
          hai spiegato la tua grande ala,
          robusta e soffice.

          Generosa mi accogli,
          concedi alla schiera di unirmi
          delle tante anime che ritrovo,
          più nobili,
          più esperte.

          Sanno come aggrapparsi
          e farsi condurre,
          indovine dei venti,
          delle correnti che ascendono
          e discendono improvvise.

          Le osservo,
          tento, ingenuo, di carpirne i segreti
          ed intanto m'avvinghio al tuo piumaggio
          sgomento del vuoto
          che alla vista si schiude.

          E mentre i timori, a poco a poco,
          si chetano, distratti da luce
          che armoniosa emani,
          corpo e pensiero, sodali,
          cavalcano sentieri invisibili,
          riempiono ceste d parole che
          mi vengono a cercare.

          Le rinnego,
          ma preferiscono sostare,
          accompagnandomi nel viaggio,
          finché, planando, mi ricondurrai
          al mio mondo,
          ormai alieno,
          non più mio.
          Composta venerdì 23 agosto 2013
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Gianluca Cristadoro
            in Poesie (Poesie catartiche)

            Estate

            Distese d'erba ingiallite attraggono
            sguardi fugaci, col pensiero
            rivolti ad oasi di ristoro.

            Pietre rosse di fuoco dipinte,
            vestibolo di acque smeralde ove
            nastri d'argento si dipanano
            ed intrecciano nuovamente
            in una danza caotica
            che riverbera abbagli d'incanto.

            Nel cristallo dimorano creature armoniose.
            Ne accolgono, inermi, altre più scaltre
            ed indegne che per brevi istanti
            senza licenza e riguardo si insediano.

            Presto torneranno
            alla penombra dei loro nidi invernali,
            al tepore accogliente di torri d'avorio
            che brutture del mondo
            assorbono e trattengono.

            Ma intanto tra i flutti irrequieti annegano
            e allontanano pensieri carichi di ombre.

            Da quelle trasparenze
            pretendono levità ed oblio,
            riemergendone illuse che l'Estate
            si estenda indefinita,
            offrendo, generosa,
            immortali e sovraumane virtù.

            Dall'estasi il risveglio, appostato,
            le desterà riportandole a terra,
            non dissolvendo tuttavia
            il piacere del ricordo.
            Composta venerdì 16 agosto 2013
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: ROBERTO POZZI
              in Poesie (Poesie catartiche)

              Il senso della vita

              Anche se non ci accorgiamo,
              solo pochissimi di noi
              possono veramente asserire
              di non essere comandati
              dalla tirannia dei doveri
              che affligge l'umanità
              come una malattia
              d'inconsci bisogni
              che distrugge
              il nostro vero essere,
              rimandandoci indietro
              ai tempi paeolitici
              della razza umana!
              La mia vera volontà
              non è quella
              del dovere,
              del potere
              o perfino del piacere;
              ma semplicemente
              quella del vivere!
              Non ho nessun'intenzione
              di essere schiavizzato
              da qualsiasi dogma
              o banale valutazione
              di un predicatore chiunque,
              l'unica mia vera responsabilità
              dovrà essere sempre
              ed esclusivamente
              verso me stesso!
              Anche se mai diventerò
              il peggiore egoista del mondo,
              dovrò permettere alla mia anima
              quella sua naturale evoluzione:
              in questa mia particolare esistenza
              io devo soltanto lasciare spazio
              al mio autentico sé
              di vivere quel viaggio spirituale,
              il vero senso della mia vita
              ma forse anche della tua!
              Composta martedì 6 agosto 2013
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Nelson
                in Poesie (Poesie catartiche)

                Risveglio mentale

                Illuminanti pensieri sorgono
                carezzando il mio ego,
                spolverando le mie tensioni,
                inspiegabili gesta.
                Immacolate concezioni
                di beata follia, candide storie
                di putrida luminescenza.
                Vago nel mio manto cerebrale
                assaporando i teneri frutti,
                cogliendo le bacche acerbe
                e le dolci note dei ricordi.
                Nuoto in un mare nero,
                liquoroso e sottile.
                Affogo nelle mie ceneri,
                risvegliandomi nudo
                in un letto nuovo.
                Composta sabato 13 ottobre 2012
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: ROBERTO POZZI
                  in Poesie (Poesie catartiche)

                  Né mezzo pieno né mezzo vuoto

                  Per colpa della dominante cultura,
                  un essere umano
                  cresce già esigente,
                  a cui non sta bene
                  un bel niente,
                  sempre scontento
                  del suo bicchiere personale,
                  trovandolo soltanto mezzo pieno,
                  poco importa se veramente lo sia,
                  l'io egoista,
                  malato da sempre
                  d'un insaziabile protagonismo,
                  non lo vorrà mai capire,
                  vedrà sempre e solamente
                  il proprio bicchiere personale
                  mezzo vuoto!
                  Allora è normale
                  pretendere di colmare
                  quella propria mancanza
                  senza mai considerare
                  che la stragrande maggioranza
                  delle persone del nostro dannato pianeta
                  dovrà accontentarsi
                  di quel bicchiere
                  né mezzo vuoto
                  né mezzo pieno
                  ma semplicemente
                  vuoto!
                  Composta lunedì 22 luglio 2013
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Elia Matteucci
                    in Poesie (Poesie catartiche)

                    le catene eteree

                    Ogni uom fu al fronte
                    Perché fossero rotte
                    Le catene antiche,
                    che, come le formiche
                    in balia del formichier,
                    arrugginite e gravi ci imprigionano il pensier.

                    Quante spade abbiamo preso,
                    quanto sangue freddo è stato speso.
                    Eppure, tutte quelle ferree catene
                    Son sempre rimaste a portare altre pene;
                    poiché quaggiù libertà l'uomo non ottiene,
                    finché il diabolico angelo,
                    re d'ogni fantasma e convenzione,
                    non farà uscire alcun uccello
                    dalla gabbia dell'oppressione:
                    la gabbia che ogni sentimento uccide
                    ed uomo, fratello e amante divide.

                    Ma poiché uno schiavo schiavista,
                    che sbarrando è il primo offeso della lista,
                    altro non vede che prigione,
                    mai troverà la giusta chiave o pista,
                    per liberarsi dalla stretta diabolica cella
                    dell'ignorante e vuota abitudine,
                    alla quale, priva d'ogni ragione,
                    ogni poeta, filosofo, ed eroe di ribella.
                    Vota la poesia: Commenta