Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    La quiete dopo la tempesta

    Passata è la tempesta:
    Odo augelli far festa, e la gallina,
    Tornata in su la via,
    Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
    Rompe là da ponente, alla montagna;
    Sgombrasi la campagna,
    E chiaro nella valle il fiume appare.
    Ogni cor si rallegra, in ogni lato
    Risorge il romorio
    Torna il lavoro usato.
    L'artigiano a mirar l'umido cielo,
    Con l'opra in man, cantando,
    Fassi in su l'uscio; a prova
    Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
    Della novella piova;
    E l'erbaiuol rinnova
    Di sentiero in sentiero
    Il grido giornaliero.
    Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
    Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
    Apre terrazzi e logge la famiglia:
    E, dalla via corrente, odi lontano
    Tintinnio di sonagli; il carro stride
    Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
    Si rallegra ogni core.
    Sì dolce, sì gradita
    Quand'è, com'or, la vita?
    Quando con tanto amore
    L'uomo à suoi studi intende?
    O torna all'opre? O cosa nova imprende?
    Quando dè mali suoi men si ricorda?
    Piacer figlio d'affanno;
    Gioia vana, ch'è frutto
    Del passato timore, onde si scosse
    E paventò la morte
    Chi la vita abborria;
    Onde in lungo tormento,
    Fredde, tacite, smorte,
    Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
    Mossi alle nostre offese
    Folgori, nembi e vento.
    O natura cortese,
    Son questi i doni tuoi,
    Questi i diletti sono
    Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
    È diletto fra noi.
    Pene tu spargi a larga mano; il duolo
    Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
    Che per mostro e miracolo talvolta
    Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
    Prole cara agli eterni! Assai felice
    Se respirar ti lice
    D'alcun dolor: beata
    Se te d'ogni dolor morte risana.
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      Scritta da: Marco Giannetti
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Di quanto stupore

      Di quanto stupore io posso ancora amarti, pioggia fuggita dal cielo?
      Di quanto stupore spigolo interminabile, in cerca d'un angolo d'infinito?
      T'avrei cercata se non fossi mai nata, t'avrei trovata nido d'acqua salata ad aspettarmi fiume, tra grano e ranocchi saltellanti di salti più alti del mio respiro.
      Di quanto stupore io posso ancora amarti, se ladra già rubi dell'amore parlano di te e ne tingi pareti e parole da cui dipendo e vivo?
      Di quanto stupore chino sulla notte ti osservo, cosicché, ogni cosa d'oggi ti possa volere?
      Di quanto stupore io posso ancora amarti pioggia fuggita dal cielo?
      Posso amarti pensiero di marzo?
      Posso amarti da riderne e piangere ancora.
      Composta martedì 9 dicembre 2014
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        Scritta da: Eclissi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Amore a prima vista

        Sono entrambi convinti
        che un sentimento improvviso li unì.
        È bella una tale certezza
        ma l'incertezza è più bella.

        Non conoscendosi prima, credono
        che non sia mai successo nulla fra loro.
        Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
        dove da tempo potevano incrociarsi?

        Vorrei chiedere loro
        se non ricordano -
        una volta un faccia a faccia
        forse in una porta girevole?
        Uno "scusi" nella ressa?
        Un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
        - ma conosco la risposta.
        No, non ricordano.

        Li stupirebbe molto sapere
        che già da parecchio
        il caso stava giocando con loro.

        Non ancora del tutto pronto
        a mutarsi per loro in destino,
        li avvicinava, li allontanava,
        gli tagliava la strada
        e soffocando un risolino
        si scansava con un salto.

        Vi furono segni, segnali,
        che importa se indecifrabili.
        Forse tre anni fa
        o il martedì scorso
        una fogliolina volò via
        da una spalla all'altra?
        Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
        Chissà, era forse la palla
        tra i cespugli dell'infanzia?

        Vi furono maniglie e campanelli
        in cui anzitempo
        un tocco si posava sopra un tocco.
        Valigie accostate nel deposito bagagli.
        Una notte, forse, lo stesso sogno,
        subito confuso al risveglio.

        Ogni inizio infatti
        è solo un seguito
        e il libro degli eventi
        è sempre aperto a metà.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La bambola blu

          Stamattina ho sognato che ritornavi e lasciavi una bambola
          blu a faccia in giù sulla trapunta di mia madre. Mi allungai
          per girarla, quando un liquido nero colò da una fessura del
          muro e sanguinò in una pozza che si apriva sotto il letto. La
          bambola aveva i capelli e il volto blu. L'afferrai per le caviglie
          e la scossi come il sonaglio di uno sciamano. La scossi
          con tale forza che la testa roteò e sentii rimorso.

          Mi alzai e legai i capelli. La mia vestaglia sfiorò il bordo
          d'acqua nera. Il naso cominciò a sanguinarmi, dapprima
          lentamente, poi gocce della grandezza di lacrime mi scivolarono
          sulla gola, tingendo il colletto e il corpino. Il mio vestito era quello
          della bambola blu. Camminai sull'acqua attraverso
          la parete nella foresta fino a una collinetta rocciosa.
          Mi tagliai un sentiero e salii a piedi nudi.

          Mi distesi a faccia in giù sulla cima, canticchiando la musica
          di un sole flautato. Non ero più arrabbiata. Non ero altro
          che lo spazio di una nota cantata da un tordo nel bosco.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
            L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
            il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
            Prospettica, eccellente arte pittorica,
            Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
            Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
            Custodita nella bottega del mio seno,
            Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
            Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
            I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
            Son finestre al mio seno, per cui il Sole
            Gode affacciarsi ad ammirare te.
            Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
            Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore.
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              I vostri figli

              I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
              Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
              Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
              Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
              Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
              Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
              Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
              L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
              Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Il Cavallino

                O bel clivo fiorito Cavallino
                ch'io varcai cò leggiadri eguali a schiera
                al mio bel tempo; chi sa dir se l'era
                d'olmo la tua parlante ombra o di pino?
                Era busso ricciuto o biancospino,
                da cui dorata trasparia la sera?
                C'è un campanile tra una selva nera,
                che canta, bianco, l'inno mattutino?
                Non so: ché quando a te s'appressa il vano
                desìo, per entro il cielo fuggitivo
                te vedo incerta vision fluire.
                So ch'or sembri il paese allor lontano
                lontano, che dal tuo fiorito clivo
                io rimirai nel limpido avvenire.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Blues in Memoria

                  Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
                  fate tacere il cane con un osso succulento,
                  chiudete i pianoforti e fra un rullio smorzato
                  portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

                  Incrocino gli aereoplani lassù
                  e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
                  allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
                  i vigili si mettano i guanti di tela nera.

                  Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
                  la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
                  il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
                  pensavo che l'amore fosse eterno: avevo torto.

                  Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
                  imballate la luna, smontate pure il sole;
                  svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
                  perché ormai nulla può giovare.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    La mia bohème (Fantasia)

                    I pugni nelle tasche rotte, me ne andavo
                    con il mio pastrano diventato ideale;
                    sotto il cielo andavo, o Musa, a te solidale;
                    oh! Là, là! Quanti splendidi amori sognavo!

                    La sola braca aveva un largo buco. - In corsa
                    sgranavo rime, Puccetto sognante. E l'Orsa
                    Maggiore era la mia locanda. - Lassù
                    le stelle in cielo avevano un dolce fru fru;

                    le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,
                    nelle sere del buon settembre ove rugiade
                    mi gocciavano in fronte un vino di vigore;

                    e, rimando in mezzo ai tenebrosi fantastici,
                    come fossero lire, tiravo gli elastici
                    delle mie scarpe ferite, un piede sul cuore!
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