Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il Risorgimento

Credei ch'al tutto fossero
In me, sul fior degli anni,
Mancati i dolci affanni
Della mia prima età:
I dolci affanni, i teneri
Moti del cor profondo,
Qualunque cosa al mondo
Grato il sentir ci fa.

Quante querele e lacrime
Sparsi nel novo stato,
Quando al mio cor gelato
Prima il dolor mancò!
Mancàr gli usati palpiti,
L'amor mi venne meno,
E irrigidito il seno
Di sospirar cessò!

Piansi spogliata, esanime
Fatta per me la vita
La terra inaridita,
Chiusa in eterno gel;
Deserto il dì; la tacita
Notte più sola e bruna;
Spenta per me la luna,
Spente le stelle in ciel.

Pur di quel pianto origine
Era l'antico affetto:
Nell'intimo del petto
Ancor viveva il cor.
Chiedea l'usate immagini
La stanca fantasia;
E la tristezza mia
Era dolore ancor.

Fra poco in me quell'ultimo
Dolore anco fu spento,
E di più far lamento
Valor non mi restò.
Giacqui: insensato, attonito,
Non dimandai conforto:
Quasi perduto e morto,
Il cor s'abbandonò.

Qual fui! Quanto dissimile
Da quel che tanto ardore,
Che sì beato errore
Nutrii nell'alma un dì!
La rondinella vigile,
Alle finestre intorno
Cantando al novo giorno,
Il cor non mi ferì:

Non all'autunno pallido
In solitaria villa,
La vespertina squilla,
Il fuggitivo Sol.
Invan brillare il vespero
Vidi per muto calle,
Invan sonò la valle
Del flebile usignol.

E voi, pupille tenere,
Sguardi furtivi, erranti,
Voi dè gentili amanti
Primo, immortale amor,
Ed alla mano offertami
Candida ignuda mano,
Foste voi pure invano
Al duro mio sopor.

D'ogni dolcezza vedovo,
Tristo; ma non turbato,
Ma placido il mio stato,
Il volto era seren.
Desiderato il termine
Avrei del viver mio;
Ma spento era il desio
Nello spossato sen.

Qual dell'età decrepita
L'avanzo ignudo e vile,
Io conducea l'aprile
Degli anni miei così:
Così quegl'ineffabili
Giorni, o mio cor, traevi,
Che sì fugaci e brevi
Il cielo a noi sortì.

Chi dalla grave, immemore
Quiete or mi ridesta?
Che virtù nova è questa,
Questa che sento in me?
Moti soavi, immagini,
Palpiti, error beato,
Per sempre a voi negato
Questo mio cor non è?

Siete pur voi quell'unica
Luce dè giorni miei?
Gli affetti ch'io perdei
Nella novella età?
Se al ciel, s'ai verdi margini,
Ovunque il guardo mira,
Tutto un dolor mi spira,
Tutto un piacer mi dà.

Meco ritorna a vivere
La piaggia, il bosco, il monte;
Parla al mio core il fonte,
Meco favella il mar.
Chi mi ridona il piangere
Dopo cotanto obblio?
E come al guardo mio
Cangiato il mondo appar?

Forse la speme, o povero
Mio cor, ti volse un riso?
Ahi della speme il viso
Io non vedrò mai più.
Proprii mi diede i palpiti,
Natura, e i dolci inganni.
Sopiro in me gli affanni
L'ingenita virtù;

Non l'annullàr: non vinsela
Il fato e la sventura;
Non con la vista impura
L'infausta verità.
Dalle mie vaghe immagini
So ben ch'ella discorda:
So che natura è sorda,
Che miserar non sa.

Che non del ben sollecita
Fu, ma dell'esser solo:
Purché ci serbi al duolo,
Or d'altro a lei non cal.
So che pietà fra gli uomini
Il misero non trova;
Che lui, fuggendo, a prova
Schernisce ogni mortal.

Che ignora il tristo secolo
Gl'ingegni e le virtudi;
Che manca ai degni studi
L'ignuda gloria ancor.
E voi, pupille tremule,
Voi, raggio sovrumano,
So che splendete invano,
Che in voi non brilla amor.

Nessuno ignoto ed intimo
Affetto in voi non brilla:
Non chiude una favilla
Quel bianco petto in sé.
Anzi d'altrui le tenere
Cure suol porre in gioco;
E d'un celeste foco
Disprezzo è la mercè.

Pur sento in me rivivere
Gl'inganni aperti e noti;
E, dè suoi proprii moti
Si maraviglia il sen.
Da te, mio cor, quest'ultimo
Spirto, e l'ardor natio,
Ogni conforto mio
Solo da te mi vien.

Mancano, il sento, all'anima
Alta, gentile e pura,
La sorte, la natura,
Il mondo e la beltà.
Ma se tu vivi, o misero,
Se non concedi al fato,
Non chiamerò spietato
Chi lo spirar mi dà.
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    Scritta da: mor-joy
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Educare

    Educare è equipaggiare il motore di una barca...
    Serve prendere le misure, pesare, equilibrare...
    e mettere tutto in funzione.
    Ma per questo si deve avere nell'animo un po' del marinaio... un po' del pirata... un po' del poeta... e un chilo e mezzo di pazienza concentrata.
    Ma è consolante sognare, mentre si lavora, che quella barca, quel bambino, prenderà il largo, se ne andrà lontano.
    Sognare che quel bastimento porterà il nostro carico di parole verso porti distanti, verso isole lontane.
    Sognare che quando si sarà messa a dormire la nostra barca, nuove barche porteranno inalberata la nostra bandiera.
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      Scritta da: Dario Pautasso
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Stile

      Lo stile è una risposta a tutto.
      un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso
      fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile.
      fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte.
      La corrida può essere arte
      Boxare può essere arte.
      Amare può essere arte.
      Aprire una scatola di sardine può essere arte.
      Non molti hanno stile.
      Non molti possono mantenere lo stile.
      Ho visto cani con più stile degli uomini,
      Sebbene non molti cani abbiano stile.
      I gatti ne hanno in abbondanza.

      Quando Hemingway si è fatto saltare le cervella con un fucile, quello era stile.
      Alcune persone ti insegnano lo stile.
      Giovanna d'Arco aveva stile.
      Giovanni il Battista.
      Gesù
      Socrate.
      Cesare.
      García Lorca.
      In prigione ho conosciuto uomini con stile.
      Ho conosciuto più uomini con stile in prigione che fuori di prigione.
      Lo stile è una differenza, un modo di fare, un modo di esser fatto.
      Sei aironi tranquilli in uno specchio d'acqua, o tu, mentre esci dal bagno nuda senza
      vedermi.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Buongiorno a te
        che sono tre minuti che sei sveglia
        ma è già da un'ora che rifletti.
        Che questa notte hai chiuso gli occhi
        ma senza riposare.
        Ed hai il caffè che fuma sopra il tavolo.
        Buongiorno a te.
        Che di motivi per fermarti
        eccome se ne avresti.
        E invece no.
        Tu hai scelto di lottare.
        Di non scappare.
        Da questa vita che non ha risposte
        e a volte ti fa male.
        Buongiorno a te
        che ti rimbocchi occhi e cuore.
        E nonostante tutto.
        Ti dedichi ogni giorno la tua dolcezza.
        Il tuo coraggio.
        Il tuo sorriso migliore.
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          Scritta da: Dario Pautasso
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Un uccello azzurro

          Nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
          vuole uscire
          ma con lui sono inflessibile,
          gli dico: rimani dentro, non voglio
          che nessuno ti
          veda.

          nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
          vuole uscire
          ma io gli verso addosso whisky e aspiro
          il fumo delle sigarette
          e le puttane e i baristi
          e i commessi del droghiere
          non sanno che
          lì dentro
          c'è lui

          nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
          vuole uscire
          ma io con lui sono inflessibile,
          gli dico:
          rimani giù, mi vuoi fare andar fuori
          di testa?
          vuoi mandare all'aria tutto il mio
          lavoro?
          vuoi far saltare le vendite dei miei libri in
          Europa?

          nel mio cuore c'è un uccello azzurro che
          vuole uscire
          ma io sono troppo furbo, lo lascio uscire
          solo di notte qualche volta
          quando dormono tutti.
          gli dico: lo so che ci sei,
          non essere
          triste

          poi lo rimetto a posto,
          ma lui lì dentro un pochino
          canta, mica l'ho fatto davvero
          morire,
          dormiamo insieme
          così col nostro
          patto segreto
          ed è così grazioso da
          far piangere
          un uomo, ma io non
          piango, e
          voi?
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            Scritta da: Cristallina
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Niente è grande come le piccole cose

            Mentre spremi un'arancia
            canta la lavatrice e l'acqua della doccia
            ti riscalda i pensieri
            La vita si offre attraverso uno schermo
            di persuasione mentre c'e chi guarda
            il sole aspettando la luna
            c'è chi si guarda intorno aspettando un
            segnale.
            Basterebbe guardarsi dentro e intristirsi
            per il continuo bisogno di eroi
            da quando mi impediscono di bere, di
            fumare e mi istruiscono
            sull'alimentazione sana e seguono i
            miei passi e le mie conversazioni per
            paura che io mi faccia male
            è lecito domandarsi se ci sia vita su
            Marte.
            Quando chiudi la porta, che tu sia
            dentro o fuori, ricordati che niente è
            grande come le piccole cose e che
            quando incontri qualcuno che ti
            sembra non sappia quello che dica in
            realtà sta semplicemente dicendo quello
            che sa.
            Composta domenica 2 dicembre 2012
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              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Lancia il dado

              Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo
              Altrimenti, non cominciare mai.

              Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo
              Ciò potrebbe significare perdere fidanzate,
              mogli, parenti, impieghi
              e forse la tua mente.

              Fallo fino in fondo.

              Potrebbe significare non mangiare per 3 o 4 giorni.
              Potrebbe significare gelare su una panchina del parco.
              Potrebbe significare prigione, potrebbe significare derisione, scherno, isolamento.

              L'isolamento è il regalo, le altre sono una prova della tua resistenza, di quanto tu realmente voglia farlo.

              E lo farai a dispetto dell'emarginazione e delle peggiori diseguaglianze. E ciò sarà migliore di qualsiasi altra cosa tu possa immaginare.

              Se hai intenzione di tentare,
              fallo fino in fondo.
              Non esiste sensazione altrettanto bella.
              Sarai solo con gli Dei.
              E le notti arderanno tra le fiamme

              Fallo, fallo, fallo.
              FALLO!

              Fino in fondo,
              fino in fondo

              Cavalcherai la vita fino alla risata perfetta
              È l'unica battaglia giusta che esista.
              Composta lunedì 4 novembre 2013
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Elogio dei sogni

                In sogno
                dipingo come Vermeer.

                Parlo correntemente il greco
                e non soltanto con i vivi.

                Guido l'automobile,
                che mi obbedisce.

                Ho talento,
                scrivo grandi poemi.

                Odo voci
                non peggio di autorevoli santi.

                Sareste sbalorditi
                dal mio virtuosismo al pianoforte.

                Volo come si deve,
                ossia da sola.

                Cadendo da un tetto
                so cadere dolcemente sul verde.

                Non ho difficoltà
                a respirare sott'acqua.

                Non mi lamento:
                sono riuscita a trovare l'Atlantide.

                Mi rallegro di sapermi sempre svegliare
                prima di morire.

                Non appena scoppia una guerra
                mi giro sul fianco preferito.

                Sono, ma non devo
                esserlo, una figlia del secolo.

                Qualche anno fa
                ho visto due soli.

                E l'altro ieri un pinguino.
                Con la massima chiarezza.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Una vita all'istante

                  Una vita all'istante.
                  Spettacolo senza prove.
                  Corpo senza modifiche.
                  Testa senza riflessione.

                  Non conosco la parte che recito.
                  So solo che è la mia, non mutabile.

                  Il soggetto della pièce
                  va indovinato direttamente in scena.

                  Mal preparata all'onore di vivere,
                  reggo a fatica il ritmo imposto dell'azione.
                  Improvviso, benché detesti improvvisare.
                  Inciampo a ogni passo nella mia ignoranza.
                  Il mio modo di fare sa di provinciale.
                  I miei istinti hanno del dilettante.
                  L'agitazione, che mi scusa, tanto più mi umilia.
                  Sento come crudeli le attenuanti.

                  Parole e impulsi non revocabili,
                  stelle non calcolate,
                  il carattere come un capotto abbandonato in corsa -
                  ecco gli esiti penosi di tale fulmineità.

                  Poter provare prima, almeno un mercoledì,
                  o replicare ancora una volta, almeno un giovedì!
                  Ma qui già sopraggiunge il venerdì
                  con un copione che non conosco.
                  Mi chiedo se sia giusto
                  (con voce rauca,
                  perché neanche l'ho potuta schiarire tra le quinte).

                  Illusorio pensare che sia solo un esame superficiale,
                  fatto in un locale provvisorio. No.

                  Sto sulla scena e vedo quant'è solida.
                  Mi colpisce la precisione di ogni attrezzo.
                  Il girevole è già in funzione da tempo.
                  Anche le nebulose più lontane sono state accese.
                  Oh, non ho dubbi che questa sia la prima.
                  E qualunque cosa io faccia,
                  si muterà per sempre in ciò che ho fatto.
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