Guardandoti t'odio,
ma non appena
lo sguardo
è distolto
il desiderio scrive di te.
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Guardandoti t'odio,
ma non appena
lo sguardo
è distolto
il desiderio scrive di te.
Velando il tempo
in cui volsi il tuo amor per me
che io non seppi accogliere
che io credetti di poter rimandare
ad un giorno d'inverno,
mi compiaccio della sensazione che provo
per i versi che mi suggerisce
per la speranza che si fa strada
e che non può afferrare ciò che non è nato.
C'è l'ora in cui mi amerò
e smetterò di rimpiangerti,
ma fino ad allora
immemore della realtà
vagherò per lo sguardo ricevuto
in un giorno d'inverno
mai potuto ricordare.
Tutto ciò che ci rimane
passerà
sarà
eternità.
Di acqua e di fuoco,
di ossigeno e di anidride carbonica,
di gas, di liquido o di solido,
di sole e di tempesta,
di certezza.
Tutto ciò che ci rimane
passerà
sarà
eternità.
Un volo sulla terra
e una passeggiata in cielo,
radenti per sentire
il vero.
Un battito e un magone,
tra felicità e dolore
nell'incedere delle ore.
Un sogno
ancora aperto
sotto un tetto.
Tra le stelle,
sulla luna,
un tuffo
su una nuvola.
Una mano,
una contorsione di braccia,
un bacio in uno sguardo
e sentire ciò che sarà,
seppur passerà.
Eternità.
Se solo sapessi
di cosa si nutre la mia pena,
che si accresce dentro,
con infinito male,
arriverei forse a mitigare l'amarezza,
procurando cura all'anima che singhiozza.
Corre il mio corpo,
e la mente è vuota,
evado tra il vento
che tumultua tra i capelli.
Gli occhi che bruciano
e gli urli alla gola,
dimmi cos'è che mi divora?
La luce del sole
Porta via
Lo squallore
Della notte
Posseduta
Da te
Hai cavalcato
Senza tregua
Ogni mio
Rifiuto
Hai strattonato
La mia
Dignità
Strappando capelli
E gemiti
Di dolore
Ora sei lì
Disteso
Sul letto
Delle tue
Volgarità
Ora sei lì
Maschio insolente
Ti compiaci
Della tua
Meschina
Virilità
Ora sei lì
Maschio brutale
E non mi vedi
Seduta
Sul disgusto
Dei miei
Pensieri.
A te,
Figlia mia
Dono
Il bagaglio
Delle mie conoscenze
Aprendolo
Troverai
Inedite storie
Narranti
Le mie esultanze, e
I miei affanni
Capirai
Leggendo con cura
La grandezza
Della tua presenza
Nella mia vita
Dal tuo sorriso
Ho attinto
Per allietare
Il mio cuore
Dal tocco
Della tua mano
Ho assorbito
La vitalità
Per il mio
Proseguire
A te,
Figlia mia
Dono
Tutta la mia
Esistenza
A te,
Che un giorno
Diverrai
Madre
Di tua madre
Dotta della vita
senza indugio
Condurrai
I miei passi
Lenti e
Stanchi
Ho parlato
Tanto
E scritto
Ancor di più
Giunge ora
La necessità
Del silenzio
È tempo
Di tacere
E dar voce
Al cuore
È tempo
Dell'ascolto
Ascoltare
L'anima
E le vibrazioni
Dell'amore
Dell'odio
Dell'essere
Noi
È tempo
Di un respiro
Di una carezza
Di un bacio leggero
È tempo
Di sciogliere
Quel pugno
Nello stomaco
È tempo
Di volare
Al di sopra
Dell'apparire
È tempo
Di centrifugare
Cuore
Anima
Vibrazioni
Adagiarle
Sulle mani
Per donarle
Al vento
È tempo
Di vivere
L'essenza
Dell'essere
Noi
Sento la tempesta e mi manda in tormento
onde frantumarsi sul mio viso che ha pianto
rompersi le ossa e sciogliersi nell'acqua
e mare diventare solo un momento
perché lo senti dentro
il sapore del sale
ma nessuna paura di morire
se non di restare e non capire
per cosa soffrire.
Sole irriverente, luna compiacente, stelle puntigliose cieli perturbati
colori pastellati e suoni penetranti, foreste forti come tempeste,
praterie verdi come sogni mai infranti, lacrime verticali
che cadono su passioni orizzontali e fantasia per pane
per i poveri e gli strani.
Tutto questo è vita ma è un gioco che cambia
come cambia il mondo, in questo girotondo
riuscire a starci dentro per non perdere il momento,
riuscire a dare agli altri per avere il cuore ricco
e non cadere in basso dalle altezze più profonde,
imparando anche a stare a galla
dove spesso non c'è il fondo,
ed in fondo a partire dal fondo,
puoi solo risalire
o gettare tutto quello
che ti stanca d'incontrare.
Si piegano i pini ad ascoltare i mormorii del vento autunnale
che i neri pioppi fa agitare in un isterico riso
mentre la casa del giorno lentamente chiude le sue imposte
orientali.
In fondo alla valle, confusamente le lapidi del cimitero - lontane
si raggruppano, avvolgendo la loro vaghezza nel grigio sudario
della nebbia,
ormai che nel crepuscolo i lampioni all'improvviso hanno
iniziato a sanguinare.
Fuori dalla finestra volano le foglie e passando una parola
pronunciano al viso che fissa l'esterno, guardando
se soffia la notte un pensiero o un messaggio sui vetri.