Poesie d'Autore


Scritta da: Antonio Recanatini
in Poesie (Poesie d'Autore)

Dimmi

Dimmi dove sei diretta o dimmi ancora
dove siamo diretti e poi dimmi quanti
baci dovrò darti per far tornare il sorriso
Prima che quel velo amaro ristagni
dimmi che ballo vorrai fare, io sono qui.
Da lassù provengono le nuvole e allora
dimmi dove potremo ripararci ancora,
dimmi quante volte mi hai sognato,
dimmi quanti pianti hai versato e
ancora dimmi se la notte dormi,
ma continua a ballare con me.
Sto virando verso mete immense,
sto deviando il senso di marcia
quindi dimmi se mi sorreggerai
se qualche volta sarò distratto,
se qualche volta non potrò ascoltare.
Vorrei sempre girarmi ed incontrarti
non guarderemo la cima ma il passaggio,
non guarderemo i confini ma l'essenza
veglieremo ogni passione nella notte
perché per tutto il giorno vorrei
ascoltarti e sempre ballare con te.
Dimmi quando arriverai perché
verrò ad accoglierti in tutti i luoghi
mia laconica incertezza.
Composta giovedì 13 gennaio 2000
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Guerra allucinata

    Lotto contro il mondo, contro l'immensità che mi circonda e... il dolore che mi opprime.
    Contro il destino, o l'idea astratta che ho di esso.
    Mi dibatto ferocemente cercando di prendere a pugni quel viscido essere che mi fissa con uno sguardo ardente di consapevolezza, un sorriso ironico stampato sul diabolico muso.
    Lotto contro il tempo e la distanza, figli di quel mostro e premurosi torturatori della mia anima.
    Strappo brandelli di carne viva dalle loro fauci, sottraggo la mia pelle ai loro artigli, in un disperato impeto di rabbia.
    Lotto per i miei sogni. O forse no: li combatto; voglio ucciderli seguendo il loro esempio.
    Mi stanno logorando da dentro, nutrendosi del mio sangue, consumando i miei organi.
    Basterà aprire uno squarcio nella mia carne, affondarvi le mani, raggiungerli e stritolarli.
    Li ridurrò in polvere prima che loro facciano di me cenere spenta.
    E lotto contro la mia immagine allo specchio. Sempre, in ogni caso.
    Mi odio dal profondo, di un odio irrazionale e pericoloso.
    Lacero la mia follia, il mio ottimismo e la mia ingenuità.
    Sfido in uno scontro tremendo, letale, la mia debolezza.
    Sì, letale. Perché, se a vincere dovesse essere lei, non vorrei sopravvivere un istante di più.
    Ma non mi lascerò annientare, non resterò impassibile, facendo finta di niente mentre vengo divorata e corrosa dall'interno, ferita e derisa dall'esterno.
    Continuerò a lottare con ogni mezzo.
    Sputerò in faccia al vento che percuote il mio corpo con soffi di supremazia.
    Respingerò le onde di questo mare in collera, che vogliono raggiungermi e rapirmi a me stessa.
    Strangolerò con le mie mani tremanti l'odio che tenta di penetrare in me, farò annegare il dolore nel sangue che ha fatto sgorgare dal mio cuore.
    E poi il colpo di grazia, per mettere fine a questa guerra allucinata.
    Mi porterò una mano al petto, e prenderò quell'organo malato che ho dentro da troppo.
    Osserverò le mie dita chiuderlo in una morsa crudele, stringerlo con forza, spremerlo fino all'ultima goccia di vita.
    E guarderò lo spettro della morte impossessarsi di lui, per sempre.
    Composta giovedì 20 ottobre 2011
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      Scritta da: Antonio Prencipe
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Inonda il fumo tra le colline invidiate

      Respiravano gli Dei.
      Sorridevano i cornuti.
      Uccisa al primo ballo...
      Le montagne parlano,
      sputtanano le colline immerse
      nell'amore, piccole
      e desiderate dalle nuvole.
      Ti amo così tanto...
      Così tanto da preferire di farti male
      piuttosto che starti accanto...
      Nelle case è già Natale
      ed io metto a fuoco l'albero
      con accanto i doni pagati
      a caro prezzo dal cuore mio.
      Ma quanto mi costa dimenticarti,
      non basta nemmeno una vita
      persa dalla propria coscienza.
      A tutte quelle notti passate
      sugli scogli a raccogliere conchiglie.
      A tutti gli amori venduti
      alle aste di paese e in cambio
      squallidi cristalli,
      neri come la sera abbandonata
      nei boschi repressi di luna piena.
      A tutti i pescatori che imitano Gesù.
      A tutti quelli che tra lacrime
      e marlboro si perdono in
      un bicchiere di vino rosso.
      Cacce alle streghe
      scambiate per guerre Sante.
      Non hai armi,
      non hai sogni, muori in silenzio
      maledetta Solitudine.
      Nelle mie intrepide liriche
      varie volte ti ho citato,
      nelle notti insonne
      alla ricerca di Dio con te gridavo
      e ancorato al silenzio
      disinnescavo il mio fottuto
      animo ribelle.
      Padroni maledetti creavano
      le armi dorate usate
      per sparare i Santi
      lecchini innocenti del Signore
      nostro padre per chi crede,
      Re del niente per chi
      come me non ha ricevuto i suoi respiri.
      Composta mercoledì 19 ottobre 2011
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        Scritta da: Roberto Giusti
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Il sole è lontano...
        e la luna sembra a un palmo di mano.

        L'universo è stellato...
        là nel buio più inoltrato.

        I pianeti sono tanti...
        questo mondo di tutti quanti.

        La natura si ribella...
        quando l'uomo le fà guerra.

        L'inquinamento avvelenerà tutto...
        e per noi sarà presto lutto.

        Io tiro a campare...
        non mi và ancora di crepare.

        Dormo, mangio, bevo...
        e quel pensiero dalla testa mi levo.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Liquidi

          Viscidi sogni ormai rancidi
          liquidi seminali e spasimi
          forse un corpo fattosi due...
          Uno anni luce dall'altro
          come randagi affamati in lotta per carne putrida
          graffi, morsi, ansimi affannati
          in una sporca strada squallida.

          Ma cosa cerco nei tuoi occhi?
          non avevo smesso di cercare?
          spalle al muro in una strada senza sbocchi
          ci continuiamo a guardare.

          Perché è quel muro che ci blocca
          e i graffiti su di esso
          immagini fatte di sangue e sesso
          conficcate nella schiena a squarciare
          rompere, trapassare carne e ossa.

          Ora, esangui, aspettiamo la pioggia
          che tolga umori, sudore e rabbia
          per sentirsi finalmente nudi
          per sentirsi finalmente vicini.
          Composta giovedì 20 ottobre 2011
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            Scritta da: Luca Zecca
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Il cielo si colora di rosso
            la sera quando il sole ci lascia.

            La volpe la nel fosso
            nasconde i cuccioli prima della caccia.

            La dura notte d'inverno ricopre ogni cosa
            senza distinzione di colore della faccia.

            Il caldo tepore del tuo pensier però
            non mi permette di soffrire
            e di temere ciò che sarò.

            Il tuo amore mi permette di aprire
            il mio cuore anche tra freddo e neve
            senza che io possa perire.

            E se anche freddo e neve sono solitudine
            sempre forte e sereno mi sento,
            e di passare il mio tempo con te mai mi pento
            tu mi rendi sereno anche quando sono tra martello e incudine.

            Questo inverno di solitudine non mi spaventa
            perché già so qual è la mia ricompensa;
            riscoprir te alla fine di questa tormenta.

            E dubbi sul trovarti non ho,
            come non ho dubbi che domani il sole
            sorgere vedrò.
            Composta domenica 23 ottobre 2011
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              Scritta da: Antonio Prencipe
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Da terra ho raccolto la vita

              Sai vita...
              Certe volte ho goduto
              dell'inferno che mi hai dato.
              Non diventerò mai padre
              perché so quanto costa vivere.
              So quanto costa raccogliere
              le lacrime da terra e gettarle
              nella pattumiera assieme ai sogni
              impossibili, spregiudicati vandali.
              So il dolore che procura la mancanza
              di un sorriso, di un abbraccio
              nelle notti fredde d'inverno
              e nel caldo torbido
              di una giornata d'agosto.
              Aver paura d'uscire in mezzo alla gente
              perché ci si sente troppo inutili,
              troppo stronzi.
              Forse è la troppa sensibilità
              o forse è il troppo egoismo...
              Ma io mi sento così
              amo troppo il mio dolore...
              Amo troppo tutto e preferisco non
              mettere al mondo un essere
              così bello, così puro,
              lo proteggerei troppo dalla vita,
              dalle sue unghie che graffiano
              e lasciano lividi che non se ne vanno
              sulla pelle...
              Soffrire equivale a vivere.
              Amare equivale a morire
              sorridente tra le braccia dell'orizzonte.
              Dalla mia faccia pallida
              lavo via il paese,
              stanca di cercare qualcuno
              per poter ritornare me stesso.
              Ho smesso di scrivere
              mi trema il respiro ed ora
              non sento più il suono del mio silenzio.
              Spesso mi sono guardato allo specchio
              e piangendo mi sono detto chi sei.
              Vita... Sul ciglio di questa strada
              troppi vetri sparsi s'infilano
              nella carne e dissanguano il sentimento
              più remoto e restio.
              Composta domenica 23 ottobre 2011
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Riflesso

                Riflesso di una vetrina,
                c'è una ragazza impaurita.
                Cerca di trovare la via
                e cammina non seguendo una scia!
                Riflesso di una ragazza
                che purtroppo è diventata pazza
                ma il mondo è troppo impegnato
                per poterle dare una mano!
                Guerre, omicidi, pedofilia
                ma è impossibile trovare la via.
                Riflesso sull'acqua del fiume,
                questo mondo è diventato un marciume!
                Riflesso del tempo che fu,
                quel mondo pulito
                non ritornerà mai più!
                Composta venerdì 14 ottobre 2011
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