Scritta da: Alexandre Cuissardes
in Poesie (Poesie personali)
Fine d'amore
Uccidimi,
ma non con le parole
fallo con qualcosa
che dia una morte certa
ed immediata,
e faccia male una volta sola.
Composta domenica 5 agosto 2012
Uccidimi,
ma non con le parole
fallo con qualcosa
che dia una morte certa
ed immediata,
e faccia male una volta sola.
Ci difendiamo,
siamo costretti a farlo,
col coltello in mano,
ma nessuno ci ha insegnato a lottare.
Li teniamo per la lama
i coltelli,
ci tagliamo le mani,
ed i colpi di manico
non fanno paura a nessuno,
abbiamo perso.
Meglio chiamare I mercenari.
S'infrange nel tempo
l'onda impetuosa
del mare isolato
mai così agitato
da inverno profondo
e d'amore trascorso
del nostro passato.
S'infrange nel tempo
l'ombra latente
sul nostro sentiero
da distanze celata
perché sperduta là dietro
a una stagione morente.
S'infrange nel tempo
amor ch'è giunto
ben presto in sua riva
dopo che presto
impetuoso con schianto
impietoso s'è infranto
sopra la roccia
dello scoglio del tempo.
Lì, ora finito
dove pianta bandiera
che sventola sola
alla sera più nera
su un isola che oscura
d'esausto sole
per sempre eclissato
nel buio deserto
di spazio infinito
e solo abitato
d'atavico silenzio.
Tutto s'infrange
addosso la roccia
spietata del tempo
che mostra alla fine
tutta la forza
nel distruggere amore
e poi i suoi ricordi
in sua che da sempre
e'infallibile impresa
tutto distrugge
nella sua abile morsa
memorie
e vita compresa.
Il suo scorrer dispiega
l'interminabile corsa
che sgretola tutto
e ogni cosa lui piega
sopra lo scoglio
dove tutto s'infrange
ma non il mio cuore
perché lui se non muore
lui non si arrende
se lui oggi ancor piange.
È l'immane sua forza
più di quell'onda
del mare in tempesta
è potenza
sul tempo ch'arresta
che scavalca lo scoglio
e il suo grande alleato
del cielo nero da pioggia
dopo che ha urlato
l'ululo del vento
per giungere quando
per giungere dentro
dove vince il ricordo
sullo scorrer del tempo.
Perché vince sul tempo
il mio cuore che fa
del ricordo che ha dentro
il suo unico oro
che solo in lui resterà
anche dopo che muore.
E solo in lui
ora io credo
se in lui
vera luce rivedo
se in lui il suo respiro
sempre risento
nel fulcro in cui ascolto
il suo labile battito
in fondo al suo centro
nucleo di roccia
che sfida e che batte
la corsa del tempo
e proprio lì
s'infrange l'oblio
nel ricordo mai spento
dove ormai più non scorre
l'immobile letto
di fiume che stanco
è sempre più lento
finch'egli
ferma e l'abbatte
nel suo movimento
l'inesorabile
countdown
dello scorrer del tempo.
Ho uno sguardo che non sogna
è come una menzogna
che si mostra senza vergogna.
Ho parlato agli alberi di Agosto
che aspiravo di andare via ad ogni costo
ed separarmi da quest'arido posto.
Ho una mano chiusa a pugno nella tasca
ho l'anima che dice basta.
Perché non si può continuare
ai sogni non si può negare
di librarsi ed attraversare
uno sconosciuto mare
ed affrontare tutto quanto il male
Ma c'è una cosa che so fare...
creare un canto leggero
quando ho uno sguardo che bacia il cielo
puoi ballare con me in mezzo la natura
sentendo distante ogni paura.
Ma cosa ci vedevo in te bellezza mia?
Forse avevo in me una vena di follia!
Eppure ti vedevo così bello,
l'abito gessato, il garofano all'occhiello.
Facevi il bagno nel Pino Silvestre
io mi beavo di quel profumo agreste.
Brillava nel tuo mignolo l'anello
il bagliore ipnotizzava il mio cervello,
ormai ridotto a gelatina
sorridevo con lo sguardo da gallina.
Certo l'alito non era alla menta piperita
spesso restavo in apnea, tramortita.
Non eri così alto da potermi baciare
ero io che mi dovevo chinare,
da lassù sentivo l'odore della brillantina
su quei due peli che lisciavi sera e mattina.
Tra spalle e ventre non c'era differenza
per stringerti a me ci voleva pazienza
non sapevo da che parte cominciare
quando ti volevo abbracciare.
Non mi portasti mai neppure un fiore
credevo fosse per timore,
invece eri taccagno come Zio Paperone
perfino a Natale mi hai tirato il bidone.
Ora ti guardo senza capire cosa mi abbia stregato
visto che il tuo cervello è quello di un cartone animato.
Il mio amore ha un grande appetito
primo e secondo ben condito.
Preparo per lui tavola apparecchiata
con cristalli, candele, tovaglia ricamata.
Piatti di spaghetti con frutti di mare,
vongole, cozze, gamberi da assaporare.
Poi con fare ammiccante gli propino
appena sfornato un bel branzino.
Annaffio tutto con vino frizzante
fresco, fruttato del Levante.
L'insalata sul finire la più raffinata
appena raccolta, tutta colorata.
Il dolce poteva mancare?
Crema, panna, cioccolato fondente
ciliegine, meringa, sciroppo bollente
sotto Pan di Spagna e Maraschino,
è un po' magro il poverino!
Infine un caffè forte corretto
in tazza calda ben ristretto,
con Brandy di marca, invecchiato
in fine porcellata e zuccherato.
A dirla tutta lo voglio viziare
indurre la sua gola a mangiare,
farlo sentire sazio e appagato
so che lui dopo me ne sarà grato.
Quindi mi attardo nella mia vestizione
tra pizzi, merletti sarò un'apparizione.
Mi rimiro fiduciosa del mio aspetto
poi mi sdraio seducente sopra il letto.
Lo chiamo con voce aggraziata
suono melodioso di una donna innamorata.
Non sente il mio Prode Guerriero?
alzo un po' la voce con tono severo.
che sia diventato sordo al mio richiamo?
eppure lui sa quanto l'amo!
Impensierita mi precipito di sotto
sento uno strano rumore provenire dal salotto:
un misto tra un grugnito e un fischio d'animale
anzi un verso orribile e infernale.
Oh Cielo! Mi spavento pensando a quale creatura
misteriosa può aver prodotto la natura,
invece giace allungato sui cuscini del divano
il Prode Guerriero che scuoto invano.
Russa e sbuffa come un trattore
io grido Amore! Amore!
Ma a nulla serve il mio gridare
per stanotte mi devo rassegnare,
domani sera, di primo un bel brodino
di secondo soltanto un formaggino.
La mia casa
è una favola.
Con il tetto di Nutella
sta seduta in mezzo
al prato
dove gialle margherite
sembrano briciole
di sole.
Sui davanzali fiori
danzano al ritmo
del vento.
Il comignolo tossisce
al fuoco del camino
a tempo di Jazz.
La porta è alta
quanto me perché
solo io vi possa entrare.
Da fuori la luce
si diffonde nella notte
posandosi sui rami
dei peschi dormienti.
Mentre il gufo
spalanca gli occhioni
alla luna,
cantano i grilli
alla luna come spicchio
di frutta candita.
Mi accoccolo
sul cuscino di piume
mentre tace
la mia casetta
che si addormenta
con un sospiro.
Mi salva la prossima settimana,
c'è una festa in mezzo,
e poi quella dopo,
con un'altra festa.
Ma se penso alla mia vita
non mi salva niente
ed io non salvo niente.
Rifammi le domande,
chiedimi ancora le risposte,
chiedimelo ancora,
ti risponderò in modo diverso
perché adesso ho una testa diversa.
Tu,
perditi dove vuoi,
e resta perso,
non rientrare.
Mantieni la fortuna che ti è toccata,
goditi l'anticipo del paradiso.
Quanto a me,
perdimi dove vuoi,
tanto nessun posto sarà quello
dove avrei voluto perdermi io.