Scritta da: SAVERIO FERRARA
in Poesie (Poesie personali)
Mondo nuovo
Bagliori di luce mi guidano
e mi lasciano ammirare
un mondo sconosciuto.
Composta venerdì 16 novembre 2018
Bagliori di luce mi guidano
e mi lasciano ammirare
un mondo sconosciuto.
Alba che non più mi illumina...
Buio.
Varco quella soglia e ritrovo la luce...
Quando lui andò via decise di non piangere
Non lo fece per debolezza né per rabbia
Né per orgoglio, viscoso bitume dell'anima
Diceva a se stessa che quella ferita non faceva male
Che a sanguinare era solo la sua immagine riflessa dallo specchio
Sì impose la negazione di ogni cedimento
E la consapevolezza di sé la fece struggente di una bellezza nuova
Nello sguardo tornato limpido
Vide il riflesso del suo futuro
Che riempì di gioia ogni spazio lasciato vuoto.
Ciò che la vita sembrava dirmi crescendo, non era molto diverso da quello che in fondo il mio cuore forse sapeva già.
Ogni passo, ogni singolo momento di sofferenza o felicità, tutto facevano parte del tutto e di me. Quel tutto che spesso non possiamo cogliere, perché abbiamo smesso di sentire. Smesso di ascoltare il silenzio. Dimenticando chi siamo, perché siamo, e in che direzione dovremmo andare.
Non esiste un solo modo, non esiste una sola via.
Non sarò Dio di nessuno, né di me stesso.
La nave non è mia, non sono il capitano, non il marinaio.
Io non sono nessuno e sono tutto.
Sono come il vento leggero in una giornata calda.
Chi sente ciò che sono non cerca il mio nome.
Non mi farò messaggero, tutti lo siamo.
Quando tutti ascolterete la musica, io sarò la pausa fra una nota e l'altra.
Non serve l'orecchio, non serve l'occhio.
Parte del tutto, ma non tutto.
Sono qui.
Quel dì che la mia sveglia trillò forte
ond'io non ne potei già più d'udirla
che mente pronta schiuse le sue porte
a idea che proverovvi appresso a dirla.
La qual mi sopraggiunse all'improvviso
nel mentre che pensai ad uman destino
dei tal che mille smorfie in su pel viso
straparlan sott'i fumi d'un buon vino.
Costoro, finché orecchie dei presenti
riescano a soffrir la tiritera,
continuano a mostrar le fauci e i denti.
Sì come mano amica con riguardo
poi strozza di parole il lungo effluvio
tramai per sveglia un simile traguardo.
È libertà:
tutto ciò che mi accade.
È libertà tutto ciò che è mio ed io decido con chi condividerlo.
È libertà l'immagine di me stessa che creo ogni giorno.
È libertà l'assenza di costrizione.
È libertà poter dire ciò che voglio, senza essere giudicata a priori.
Perché avere idee diverse non è sinonimo di non rispetto.
È libertà amare chi voglio senza essere criticata.
È libertà vestirmi come voglio, senza essere osservata.
È libertà andare dove voglio, senza sentirmi una straniera.
È libertà poter essere me stessa sempre, senza preoccuparmi delle azioni degli altri.
È libertà essere libera, di cominciare a liberarmi chi mi sta intorno e di chi osa oscurare la mia libertà.
Di chi mi fa ombra, togliendomi la luce.
È libertà è sentirsi liberi...
Il dolore
può sfondarti la porta
in ogni momento.
Entra con prepotenza
e vuole tutto,
il cuore, la carne, l'aria.
Vuole ogni tuo spazio,
i pensieri, i respiri,
e ti isola, ti piega, t'invecchia.
Se ne andrà
portandosi via le chiavi,
e da quel momento
tu, quella porta,
potrai solo socchiuderla.
Quando l'ultimo rintocco sancirà l'epilogo
Quando l'ultima lacrimevole stilla si asciugherà
Un bagliore improvviso incendierà l'orizzonte
Allora ci saranno lievi fruscii
E nuvole bianche si rincorreranno
Ed efebi danzatrici si muoveranno sullo sfondo
L'anima sarà circondata da volanti veli
Che la faranno levitare sempre più su
In una spirale di soave beatitudine.
Cos'è questa assenza destabilizzante
Che toglie vita ai giorni
Cos'è questa presenza incombente
Che aggiunge inconsistenza all'oggi
Orrido calembour dell'ostinato tentativo
Di tirar fuori l'introverso percorso
Di un'esistenza bloccata
Che ancora assiste a giorni belli
Che sa di non poter andare fino in fondo
Perché sbloccarsi sarebbe per sempre
Perché camminare sull'incerto crinale
Porterebbe a cadere dalla parte sbagliata
Perché da quel momento tornare indietro
Sarebbe un viaggio senza ritorno.
Entrano sopiti per l'angusto uscio
Freddo nel cuore dei dolenti
Caldo il necessario destino
Luci prima soffuse poi vampa abbagliante
Lambiscono le fiamme ciò che più non duole
Ossa scoppiettanti membra putrescenti viscere maleodoranti
Tutto ciò che in vita si dilata poi si assottiglia
L'umana parabola ordunque si rovescia
Prima il perder peso parea benedizione
È questo l'ultimo miracolo della cremazione.