Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

Prima della prossima vendemmia

L'ultimo sole
sfiora appena questa pietra che mi fa da panca,
è un graffio chiaro di luce.
Sulla mia testa grappoli maturi,
il giallo
il nero ed il viola.
Pendono dal letto di foglie della pergola.
Filari tutto intorno
mi abbracciano a distanza.
Ho i piedi scalzi
e la camicia aperta,
tre o quattro fogli bianchi
da stamani stanno qui
sdraiati sul mio tavolino,
testimoni della mia testa vuota.
Anche la penna sta lì distesa
a riposare,
disoccupata a causa mia
perché oggi non so creare.
Briciole di pane sul vassoio,
pane di campagna.
Mille formiche stanno lì a pulire.
Una bottiglia neppure a metà
mi fa capire che non è giornata
ne per scrivere ne per bere.
Si,
le due cose vanno spesso insieme.
Musica bassa
vecchia quanto me
si degna di tenermi compagnia,
ma so che si annoia,
non sopporta il mio ascolto distratto,
senza rispetto,
oggi lavora per mestiere
non con amore.
Raccolgo un po' di forze
e di voglia di spostarmi,
metto i piedi nelle scarpe ormai sformate
faccio un po' di passi
su e giù per i filari.
Ritorno indietro,
il sole si è già spento,
dove sedevo adesso mi ci sdraio.
Domani arriva
lo aspetto qui,
con i miei fogli
e la mia penna.
Composta mercoledì 4 settembre 2013
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Rimandato a un domani

    Ti scrivo
    perché è l'unico modo
    per poterti parlare senza che tu mi interrompa.
    Ti scrivo
    perché con te davanti
    non mi vengono le parole.
    Ti scrivo
    perché ormai
    sei così abituata al mio silenzio
    che non pensi che io abbia ancora una voce,
    qualcosa da dire.
    Adesso ti scrivo,
    ma forse è inutile.
    Ti scriverò,
    domani
    o dopo,
    forse.
    Composta mercoledì 4 settembre 2013
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      Un lavoro benfatto ma purtroppo inutile

      Io
      oggi ho ucciso chi odio di più,
      mandante che esegue
      e vittima ben conosciuta,
      e l'ho fatto bene
      è stato perfetto.
      Non hanno dovuto faticare molto
      a chiamarlo suicidio.
      Lo stato si è risparmiato indagini scarse
      ma costose
      e brutte figure.
      Può sprecare qualche soldo in più
      in qualcosa di inutile.
      Composta lunedì 2 settembre 2013
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Un giorno in cui la testa non era in sciopero

        Mi è mancato di vedere
        me partire
        me viaggiare
        me tornare.
        Mi è mancato
        di vedere quei luoghi
        che sembrano fatti apposta per farti pensare
        che sei sempre vissuto nel posto sbagliato,
        ma sei in tempo a cambiare.
        Mi è mancato
        di conoscere quelle persone che ti fanno capire che hai sempre frequentato gente sbagliata,
        ma sei in tempo a cambiare.
        Mi è mancato di salire su
        dalla mia cantina.
        Il peggio invece non mi è mai mancato.
        Composta lunedì 2 settembre 2013
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          Cammina cammina, striscia striscia, giaci giaci

          Questa è la casa delle cento pareti,
          delle feste vissute
          con le donne che uscivano dalle torte,
          e ballavano sui tavoli,
          e noi tutti intorno.
          Qui
          è dove ti ho vista ballare,
          sbucata da una torta
          portata lì per festeggiare qualcuno
          o qualcosa.
          E ridevi
          e sorridevi,
          hai ballato fino al mattino.
          Unico rimasto
          ti ho vista stanca,
          lasciarti andare su un divano,
          il viso col trucco squagliato,
          gli occhi cerchiati,
          la poca voce rimasta
          usata solo per lamentarti del mal di piedi
          del mal di tutto.
          Da donna a un'altra donna.
          E già ti immaginavo
          non dentro ad una torta
          ma dentro una cucina,
          donna di casa
          dal festoso passato
          (per gli altri).
          Questa è la casa dei tanti corridoi
          dove ti portavo per mano,
          via da quel tuo mondo.
          Ed è la casa dei cento specchi
          dove ho visto te e me
          metterci in posa
          come davanti a cento fotografi,
          per un matrimonio
          un viaggio di nozze,
          i battesimi,
          le tante ricorrenze.
          No,
          in questi corridoi
          ci sono gli specchi
          dove ho visto i miei volti
          dei giorni di rabbia
          o mi sono visto appena
          dopo le notti in bianco
          con la ragazza della notte prima,
          quella dell'unica notte.
          Questa è la casa dove cammino al buio,
          perché gli specchi non mi possano vedere
          e giudicare.
          Questa è la casa delle cento porte,
          tutte chiuse
          con me dentro
          senza poter uscire.
          Questa è la casa dei giorni peggiori
          di tutti i giorni.
          Composta lunedì 2 settembre 2013
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Ignoro me stesso

            C'è qualche cosa che so di me
            ma non voglio sapere cos'è,
            e non voglio che si sappia in giro
            che io so
            anche se dico sempre di non sapere.
            C'è qualcosa che vorrei sapere
            ma che ho paura di scoprire.
            Mi capita di mettere in tasca le orecchie
            quando parlo,
            per non sentirmi dire ciò che dico,
            ma la mente lo sa ciò che dico,
            e lei non mi sta in tasca.
            Ma tutto questo è sempre troppo poco
            o troppo,
            porta solo confusione.
            Composta lunedì 2 settembre 2013
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              il giorno di mercato

              Triangolini di carta
              schizzati di un umano marrone,
              aspettano bocche da pulire,
              o sporcare.
              E tu
              che mi tieni per un braccio,
              che descrivi le tue strade
              come se volessi trattenermi,
              frenare la mia fretta.
              Io che voglio scappare,
              tornare a nascondermi,
              rinchiudermi
              col mio male perfetto.
              Ho la testa già là
              più avanti del corpo,
              ha già salito le scale,
              si è già messa in un angolo buio,
              aspetta che arrivi il mio corpo
              col tuo braccio attaccato.
              Composta sabato 31 agosto 2013
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