Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

mal giorno

Ti è mai successo
di svegliarti una mattina
e renderti conto di non esserti mai svegliato.
Ti è mai successo
di provare a camminare
e renderti conto
di dover di nuovo imparare.
Ti è mai successo
appena alzato,
di guardarti intorno
e decidere di tornare a dormire
per poi non dormire.
A me è successo,
succede.
Composta mercoledì 11 settembre 2013
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Hanno preso un latitante

    All'inizio lo trovai un po' strano.
    Neanche mi ero smosso
    a quel
    -favorisca i documenti-
    detto col tono
    che impone una divisa nera.
    Mi resi però conto
    che ero già
    più di là che di qua
    e non poteva farmi niente.
    E finalmente
    avrei potuto dirgli quello che pensavo
    avrei potuto anche fargli quello che volevo.
    Anche se con poca forza,
    gli chiesi a fil di voce
    di avvicinarsi.
    -vieni qui,
    chinati-
    ed intanto
    gli avevo detto quello che pensavo
    in quel momento.
    Poi
    con la mano
    presi dal petto il sangue della mia ferita
    e come se fosse schiaffo
    ma per la poca forza
    fu carezza
    gli stampai sul viso la mia mano,
    rossa.
    Lui si ritrasse
    ma non troppo
    e sporse gli occhi
    per guardarsi il viso,
    la divisa,
    la mia ferita.
    Per una volta nella vita
    non seppe cosa dire,
    non citò né codici
    né procedure.
    Ma si era accorto di essere in ginocchio,
    e non davanti al suo padrone.
    E per una volta l'ordine fu mio
    e non si poteva rifiutare.
    " portami di là
    lo puoi già fare,
    per passare quel confine
    non serve passaporto,
    per andare di là è sufficiente
    saper fare il passamorto.
    Che strano scherzo
    che ti fa la vita,
    e proprio in fondo alla carriera.
    Mi sei tanto corso dietro
    ed alla fine
    ti tocca invece
    portarmi sulle spalle.
    Ed al ritorno
    non troverai fontane per lavarti,
    avrai la compagnia del rosso in faccia,
    fino alla fine del viaggio.
    Composta martedì 10 settembre 2013
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      la camminata

      Voglio uscire un giorno che piove
      ed indossare la felpa blu
      quella del mio amore di sempre.
      E voglio camminare
      con l'ombrello poggiato sulla testa
      perché nessuno veda
      il mio viso
      così invecchiato
      ed io non veda
      che il passo dei miei piedi.
      Voglio sfiorare ogni cosa
      che mi dà un ricordo.
      Voglio farlo
      con la curiosità del primo bambino
      ed il dolore dell'adulto che si spegne,
      tutto in un tocco solo.
      Voglio arrivare a quell'ultimo posto
      gonfio di lacrime
      e di furore.
      Uniche droghe
      che mi possono dare
      il grande coraggio che dovrò usare
      per fare quello che dovrò fare.
      Composta martedì 10 settembre 2013
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Né troppo né poco

        Avrei voluto avere la forza del più forte
        per poter trionfare,
        l'intelligenza del capace
        per poter fare bene.
        Ma non ho neppure quel po' di forza
        che mi servirebbe per sopravvivere
        e non ho avuto neppure
        quel minimo di intelligenza
        necessario a farmi trovare quel po' di forza.
        No, forse è troppo,
        ho soltanto avuto sfortuna,
        ma questo lo so solo io.
        Composta martedì 10 settembre 2013
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          La notte fuori a parlare con gli amici


          si entra solo a certe condizioni,
          io sono l'unico
          ad essere accolto sempre
          in qualunque notte decida di fermarmi.
          Non ho neppure bisogno di dire che ci sono.
          Nessuno mi nota
          nessuno ci fa caso,
          del resto le luci sono molto basse.
          Io sono il solo che va lì la sera,
          che resta per la notte
          poi riparte.
          Chissà,
          forse un giorno mi deciderò
          a rimanere lì più a lungo
          o per molto tempo.
          Di contenitori per il bere
          ce n'è un grande assortimento.
          Ed anche il bere c'è
          ma solo acqua,
          acqua di fontana.
          A volte santa
          ma solo in certe ricorrenze.
          Se ho voglia
          di buttar giù cose diverse
          rubo in un negozio
          e arrivo già "provvisto",
          ed in quel caso
          posso bere alla bottiglia,
          tanto sono certo
          che non c'è nessuno
          che mi chiede un sorso.
          Altrimenti
          riempio un vaso,
          una bottiglia o una caraffa
          e poi mi siedo dove scelgo io
          in base all'umore,
          alla voglia del momento
          ma sempre in compagnia.
          Se ho bisogno di consigli
          vado dall'un anziano laureato
          pozzo di scienza
          ma come molti geni,
          un po' sbadato.
          Se ho voglia di sapere di sesso
          amori e pentimenti
          cerco una signora
          che è lì da un po' di tempo.
          Sotto i quaranta
          ben portati,
          narra molte avventure
          e cita molti amanti,
          ne parla volentieri.
          L'unico racconto che non fa
          è quello del giorno
          che il marito gli si parò davanti.
          Quando mi sento in vena di insegnare,
          (e mi capita di rado)
          di solito succede
          quando mi porto l'alcol dall'esterno,
          ci sono tanti adolescenti.
          Sono sicuro che mi ascolteranno,
          da lì non possono scappare.
          Ma quando voglio veramente farmi male
          invece vado in mezzo al gruppo dei bambini
          e resto lì per ore
          a sputar rabbia,
          a rimuginare
          e chiedermi
          perché deve esser giusto
          ed accettato
          che al mondo
          spesso campi troppo chi fa proprio schifo
          e invece un innocente
          debba emigrare così presto
          e per così lontano.
          Verrebbe quasi voglia
          in certe sere
          di rifarsela anche col padrone del locale,
          ma poi rifletto
          chino il capo
          e chiedo scusa,
          anche perché
          sarebbe una battaglia persa.
          Così mi accuccio
          o resto lì impietrito.
          Ma vada come vada
          o con chiunque passi la nottata
          appena fà un po' giorno
          getto l'avanzo d'acqua della sera prima,
          rimetto i fiori dentro il vaso o la bottiglia
          mi alzo e parto.
          Rimetto al cancello il catenaccio
          faccio il segno di croce e di rispetto
          per chi rimane lì disteso.
          E vado,
          prima che arrivi il primo dei guardiani
          per aprire,
          e non debba aver sospetto
          che forse la notte al cimitero "ci si vede"
          Composta martedì 10 settembre 2013
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            La telefonata della sera

            E l'ora che chiami
            per dirmi come è il tempo laggiù,
            per raccontarmi la tua giornata.
            Per dirlo a me
            che non so nemmeno
            se arriverò a stanotte
            oppure a domani.
            Io ascolto e basta
            per cortesia,
            perché lo devo a chi mi parla.
            Ed ogni tanto dico qualcosa
            giusto perché tu non debba pensare
            che non ti ascolto
            che non capisco.
            Aspetto solo che ti decida
            a dirmi:
            "allora, buonanotte"
            per ritornare quello che ero.
            Uno in attesa dell'ultimo treno.
            Composta venerdì 6 settembre 2013
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Il paese spaesato in colonna al suo funerale

              il futuro è davanti a noi,
              lo possiamo vedere,
              è da tanto che lo vediamo.
              Ma chi guida la fila non va mai dritto,
              chi guida la fila viaggia con le frecce accese.
              Lampeggiano,
              destra sinistra
              sinistra destra.
              La lunga colonna che segue
              non sa più dove andare.
              Composta venerdì 6 settembre 2013
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                Scritta da: Alexandre Cuissardes

                La fede, i cassetti, le camere d'albergo

                Dorme,
                da quel
                "giorno dopo"
                al sempre.
                Dorme
                in quel cassetto che sembra fatto apposta
                per essere aperto una volta sola nella vita,
                giusto per nascondere la prova del passo fatto.
                Si è aperto
                ha archiviato,
                poi il legno
                si è imparentato e chiuso,
                ha sigillato quell'abito da sposa.
                Giace nel buio
                quel velo bianco che spiccava
                il giorno dei fiori e degli amici intorno,
                il giorno di quel si
                detto a mezza voce
                e di un anello intruso fra voi due.
                Giace quell'abito di tulle,
                che forse è morto,
                come è già morta da un bel po'
                la vostra vita a due.
                Mentre continua invece a scomparire
                sempre più spesso in tasca della giacca
                oppure in borsa
                quel piccolo cerchietto giallo,
                anche lui morto,
                come quell'amore che doveva suggellare.
                Quel cerchietto
                che nessuno dei due non vuole far vedere
                quando vive con passione le sue storie
                in auto,
                dove capita
                o in qualche albergo a ore.
                Composta mercoledì 4 settembre 2013
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                  Scritta da: Alexandre Cuissardes

                  Lasciatelo solo

                  Capita sempre tutto a cose fatte,
                  son tutti bravi.
                  Ed ecco
                  le soluzioni,
                  i colpevoli
                  l'elenco degli errori fatti.
                  E una valanga di consigli
                  e di rimedi.
                  E spesso sei costretto ad ascoltare
                  chi ti ricorda ciò
                  che non vorresti mai sentirti dire.
                  E mentre parla
                  tu sei capace soltanto di pensare
                  che c'è una sola spiegazione a tutto quanto,
                  e si chiama fallimento
                  con tutto quello che si porta dietro.
                  Tanti saccenti,
                  tutti interessati,
                  vuoi per sapere
                  o per approfittare,
                  messaggi di speranza
                  o compassione,
                  o solamente per rompere i coglioni.
                  Troppo di tutto
                  per un unico perdente
                  tu.
                  Composta mercoledì 4 settembre 2013
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