Un groviglio di corpi, un ammasso di morti, senza nome, né volto. Un orrendo connubio di razzismo e pazzia ci ha sconvolto la vita, la tua... la mia... Dietro sbarre di ferro non si vedon che occhi e le mani protese. Noi dobbiamo scusarci, ma terribili eventi ci hanno resi impotenti e di fronte allo scempio di disegni infernali, disumana progenie meritava sparire. Ma purtroppo "le bestie" sono dure a morire.
Ho chiuso la mia aria, non voglio respirare, mi hanno toccato, odio quelle mani, cosa farò, mi laverò e sparirà quel tanfo di terrore che non mi lascia, non mi fa dormire. Non mi abbracciate più, non riesco a capire quale sia il giusto ora, voglio gridare, ma non ho più voce, inutile è stato, in quel momento, nessuno mi ha sentito. Ora non importa, si è pentito, questo ha detto e gli avete creduto... lasciatemi da sola, mi difenderò quando mai il dolore di una donna avete capito, ma potrà succedere ad una vostra figlia, una moglie, una sorella fatemi sfogare, se la vostra condanna è la stessa, starò a sentire.
Cantavo al mio bambino, per non fargli sentire l'eco dei fucili in piazza grande. Lo tenevo stretto al cuore per non morire. Tremando si addormentò. Angelo mio quanto soffrire, in questa terra meravigliosa e affranta dove la gente è ormai stanca di tanto subire. Soli io e te, mi bastava guardarti, tutto il mondo fuori, e ad ogni bacio, ad ogni carezza avere la certezza che quell'incubo presto sarebbe finito, e che Il sogno ormai di averti si era realizzato, il desiderio di sentirmi donna e mamma, il mio cuore aveva pacato. Ricordo ancora la voglia di tornare, di arrivare finalmente a casa, e non ti finito mai di raccontare, di quell'uccello dalle ali possenti che ci riportava, sopra cielo e mare dove cominciava il sole.
E la nebbia scese come un sipario, tutto sfumò e nascose, anche quei giorni segnati, del calendario, nelle mani, che un tempo stringevi, più non rimani. Le promesse, le illusioni, le bugie e quelle strane sensazioni, non sapevo mai dov'eri, ti cercavo e non volevi, eppure a modo tuo mi amavi. Nel cuore sei rimasto, per tutto il tempo, ti sentivo come un brivido nel vento, mi sentivo sfiorare come solo tu sapevi fare, ed un giorno d'aprile, ti ho visto tornare. Ho riaperto casa, ho riaperto il cuore, sperando... ancora sto soffrendo e non si può per l'ennesima volta. Quel sipario scese su questa commedia, che mai più replicò.
Apri la finestra, stamattina è festa senti le campane è la giornata del pescatore metti la coperta al sole goditi quel fiore sul balcone.
Guarda... c'è un gabbiano sul tuo cielo pronto a planare su una barca che torna e di fiocchi e lustrini già s'adorna. . Una tradizione che resta tutta da scoprire l'aria salmastra si respira il mare ha sparsi merletti e diamanti di luce brilla e di onde spumeggianti sembra si sia vestito per quest'occasione con i colori dell'arcobaleno.
Tutte le barche illuminate a sera ci sarà la processione.
Ogni anno tutti i pescatori ringraziano la Vergine Maria la portano in giro per il mare che ad ognuno dà vita perché la pesca sia sempre più proficua.
Si muove da lontano quella scia di luci intanto s'ode un canto il cuore s'apre questa sera una lacrima, una preghiera... ognuno che si avveri un desiderio, spera.
Poi improvvisa una chiarore sopra il mare come di giorno Illumina la notte, si vedono le sponde è tutto il bello che sembrava una magia e che ci dava pace in un momento affoga tra le onde.
Tanti lampioni, tanti fochi accesi, tante donne intorno a quei falò. S'avvicina un regazzino vergognoso, pe scommessa fatta co gli amici, ad una di loro s'avvicina e je chiede: che lavoro fai? La meretrice, che Dio te benedice! E che vor dì? Distribuisco amore a piene mani e poi co tutto er resto ma pe te è presto, che sei venuto a fà? Pe scommessa; je risponne er ragazzino, nun me fa perde me danno un sordino. Poi dì agli amici che puro a te l'ho dato "un po' d'amore" Jò fatto na carezza sur visino, scroccato un bacio sulla fronte e me so torta na piuma pe riprova. Jò detto poi a quer mezz'ometto: fino a na certa età nun ce devi da venì quà questa è l'ora pe stà a letto. Tu hai bisogno ancora di un solo amore quello della tu mamma... core a core.
Vicino a quell'artare me so inginocchiato: Signore mio, perché m'hai dato sto tempo tanto limitato? Eppure dalla vita, fino ad adesso nun ho avuto ancora quello che mi avevi promesso. Nun posso crede che te sei scordato, forse che so er fijo sfortunatò eppure nun c'è giorno che nun t'ho pregato. Mentre ch'ero inginocchiato, s'ode un pianto sommesso, de na mamma cor fijolo appresso, che pena drentro ar core, se trascinava dietro quer dolore, chiedendo grazia pe quell'unico amore. Co devozione, me so girato, pe quardà er regazzino, e jò detto ar Signore: me tengo er mio dolore e scusame per la mia insistenza, nun me strazià er core, sarvame te prego sta creatura, abbi pazienza.
Papà non stringere così forte, non è così che devi volermi bene, non lo voglio il tuo amore, non chiudere le porte, ti prego, non toccarmi o grido forte... l'acqua mi ha lavato, scivolando sul mio corpo profanato, mi aveva fatto una promessa, ma era amore malato non sono più la stessa.
Prigioniera in doppia chiave in un carcere da sogno e lascio scorrere il tempo in fiumi di parole i miei versi che mi ricordano te. Cosa farai adesso e dove mai vicini comunque due cuori in pena legati da una doppia catena che non stringe ma quanto ci fa male. Questo tuo partire senza mai certezza questa lontananza che ci dà amarezza quello che mi dai in certi momenti e ti chiedo ancora... non è mai abbastanza.
Sicuramente, quando mi lascerà, si perderà in un campo di papaveri, tra il grano maturo, il vento lontano la porterà, andrà in cerca di un cuore puro, quello di un bambino con il naso in su che piange per un palloncino. L'ultimo suo desiderio esprimerà, si adagerà sulle onde del mare, prima di salire a te, si farà cullare, Salirà dove dicono è luce, ma prima vorrà dare un ultimo bacio a quelli che mi hanno amato, a quelli che non ho mai dimenticato, e non finirà mai di ringraziare per tutto il donato. Tu, misericordioso, perdona qualche peccato, l'ho fatto perché ho amato, non dovevi farmi desiderare, non dovevi darmi un cuore, perdonami, altro non ho da confessare, la mia anima pura ti riconsegnerò. Mi hai sempre detto: "Ama il tuo prossimo come te stesso" Ed io l'ho fatto.