Le migliori poesie inserite da Elisabetta

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Scritta da: Elisabetta

Non disprezzare il poco

Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza
L'umile, il non visto, il fioco, il silenzioso
Perché quando saranno passati amori e battaglie
Nell'ultimo camminare, nella spoglia stanza
Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara
Ma braci, un sorso d'acqua, una parola sussurrata, una nota
Il poco, il meno il non abbastanza.
Composta martedì 8 maggio 2012
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    Scritta da: Elisabetta

    Per non dimenticare

    Voi che vivete sicuri
    Nelle vostre tiepide case,
    Voi che trovate tornando a sera
    Il cibo caldo e visi amici:
    Considerate se questo è un uomo
    Che lavora nel fango
    Che non conosce pace
    Che lotta per un pezzo di pane
    Che muore per un si o per un no.
    Considerate se questa è una donna,
    Senza capelli e senza nome
    Senza più forza di ricordare
    Vuoti gli occhi e freddo il grembo
    Come una rana d'inverno.
    Meditate che questo è stato:
    Vi comando queste parole.
    Scolpitele nel vostro cuore
    Stando in casa andando per via,
    Coricandovi alzandovi;
    Ripetetele ai vostri figli.
    O vi si sfaccia la casa,
    La malattia vi impedisca,
    I vostri nati torcano il viso da voi.
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      Scritta da: Elisabetta

      Passione d'amore

      Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
      ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
      i dolci detti e l'amoroso canto!

      A me repente,
      con più tumulto il core urta nel petto:
      more la voce, mentre ch'io ti miro,
      su la mia lingua nelle fauci stretto
      geme il sorriso.

      Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
      un indistinto tintinnio m'ingombra
      gli orecchi, e sogno: mi s'innalza al gaurdo
      torbida l'ombra.

      E tutta molle d'un sudor di gelo,
      e smorta in viso come erba che langue,
      tremo e fremo di brividi, ed anelo
      tacito, esangue.
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        Scritta da: Elisabetta

        L'eternità

        È ritrovata.
        Che cosa? L'Eternità.
        E il mare andato via
        Col sole.

        Anima sentinella,
        Mormoriamo la confessione
        Della notte così nulla
        E del giorno di fuoco.

        Dagli umani suffragi,
        Dai comuni slanci
        lì tu ti liberi
        E voli a seconda.

        Poiché soltanto da voi,
        Braci di raso,
        Il Dovere si esala
        Senza dire: finalmente.

        Là nessuna speranza,
        Nessun orietur.
        Scienza con pazienza,
        Il supplizio Ë certo.

        È ritrovata.
        Che cosa? - l'Eternità
        E il mare andato via
        Col sole.

        Maggio 1872.
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          Scritta da: Elisabetta

          Buonanotte

          La vita ti sorprende
          Sempre
          Lenta, tranquilla e monotona
          scorre
          Poi
          improvvisamente
          Una situazione imprevista
          E Imprevedibile
          Accade!
          ti esplode in faccia
          Un problema
          Tutto si capovolge
          In un attimo
          Tutto cambia
          L'animo in tumulto
          Si dibatte in questa nuova lacerante
          Condizione...
          panico... ansia... confusione...
          rabbia... ricerca... delle soluzioni possibili
          il cuore batte forte
          il sangue pulsa nelle vene
          e mentre ti senti barcollare e stai per crollare
          quando ormai non credi più di farcela...
          ecco la soluzione!
          Arriva improvvisa!
          ACCADE!
          tutto si sistema
          ogni cosa al suo posto
          la vita riprende
          a scorrere
          e tu
          torni a darle un'altra possibilità.
          Composta giovedì 11 agosto 2011
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            Scritta da: Elisabetta

            La pioggia nel pineto

            Taci. Su le soglie
            del bosco non odo
            parole che dici
            umane; ma odo
            parole più nuove
            che parlano gocciole e foglie
            lontane.

            Ascolta. Piove
            dalle nuvole sparse.
            Piove su le tamerici
            salmastre ed arse,
            piove sui pini
            scagliosi ed irti,
            piove su i mirti
            divini,
            su le ginestre fulgenti
            di fiori accolti,
            su i ginepri folti
            di coccole aulenti,
            piove su i nostri volti
            silvani,
            piove su le nostre mani
            ignude,
            su i nostri vestimenti
            leggeri,
            su i freschi pensieri
            che l'anima schiude

            novella,
            su la favola bella
            che ieri
            t'illuse, che oggi m'illude,
            o Ermione.

            Odi? La pioggia cade
            su la solitaria
            verdura
            con un crepitio che dura
            e varia nell'aria secondo le fronde
            più rade, men rade.

            Ascolta. Risponde
            al pianto il canto
            delle cicale
            che il pianto australe
            non impaura,
            né il ciel cinerino.

            E il pino
            ha un suono, e il mirto
            altro suono, e il ginepro
            altro ancora, stromenti
            diversi
            sotto innumerevoli dita.

            E immersi
            noi siam nello spirito
            silvestre,
            d'arborea vita viventi;
            e il tuo volto ebro
            è molle di pioggia
            come una foglia,
            e le tue chiome
            auliscono come
            le chiare ginestre,
            o creatura terrestre
            che hai nome
            Ermione.

            Ascolta, Ascolta. L'accordo
            delle aeree cicale
            a poco a poco
            più sordo
            si fa sotto il pianto
            che cresce;
            ma un canto vi si mesce
            più roco
            che di laggiù sale,
            dall'umida ombra remota.

            Più sordo e più fioco
            s'allenta, si spegne.
            Sola una nota
            ancor trema, si spegne,
            risorge, trema, si spegne.
            Non s'ode voce del mare.
            Or s'ode su tutta la fronda
            crosciare
            l'argentea pioggia
            che monda,
            il croscio che varia
            secondo la fronda
            più folta, men folta.

            Ascolta.
            La figlia dell'aria
            è muta: ma la figlia
            del limo lontana,
            la rana,
            canta nell'ombra più fonda,
            chi sa dove, chi sa dove!
            E piove su le tue ciglia,
            Ermione.

            Piove su le tue ciglia nere
            sì che par tu pianga
            ma di piacere; non bianca
            ma quasi fatta virente,
            par da scorza tu esca.
            E tutta la vita è in noi fresca
            aulente,
            il cuor nel petto è come pesca
            intatta,
            tra le palpebre gli occhi
            son come polle tra l'erbe,
            i denti negli alveoli
            son come mandorle acerbe.

            E andiam di fratta in fratta,
            or congiunti or disciolti
            (e il verde vigor rude
            ci allaccia i malleoli
            c'intrica i ginocchi)
            chi sa dove, chi sa dove!
            E piove su i nostri volti
            silvani,
            piove su le nostre mani
            ignude,
            su i nostri vestimenti
            leggeri,
            su i freschi pensieri
            che l'anima schiude
            novella,
            su la favola bella
            che ieri
            m'illuse, che oggi t'illude,
            o Ermione.
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              Scritta da: Elisabetta
              Se non puoi essere un pino sul monte,
              sii una saggina nella valle,
              ma sii la migliore piccola saggina
              sulla sponda del ruscello.
              Se non puoi essere un albero,
              sii un cespuglio.
              Se non puoi essere una via maestra
              sii un sentiero.
              Se non puoi essere il sole,
              sii una stella.
              Sii sempre il meglio
              di ciò che sei.
              Cerca di scoprire il disegno
              che sei chiamato ad essere,
              poi mettiti a realizzarlo nella vita.
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                Scritta da: Elisabetta

                Tramontata è la Luna

                Tramontata è la luna
                e le Pleiadi a mezzo della notte
                anche giovinezza già dilegua,
                e ora nel mio letto resto sola.

                Scuote l'anima mia Eros,
                come vento sul monte
                che irrompe entro le querce;
                e scioglie le membra e le agita,
                dolce amara indomabile belva.

                Ma a me non ape, non miele;
                e soffro e desidero.
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                  Scritta da: Elisabetta

                  Eros ha scosso la mia mente

                  Eros ha scosso la mia mente
                  come il vento che giù dal monte
                  batte sulle querce.

                  Dolce madre, non posso più tessere la tela
                  domata nel cuore dall'amore di un giovane:
                  colpa della soave Afrodite.

                  Sei giunta, ti bramavo,
                  hai dato ristoro alla mia anima
                  bruciante di desiderio.
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