Poesie inserite da Christabella del Mar

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Scritta da: Christabella del Mar

La parola più bella

Mamma. Nessuna parola è più bella.
La prima che si impara,
la prima che si capisce e che s'ama.
La prima di una lunga serie di parole
con cui s'è risposto alle infinite,
alle amorose, timorose domande
della maternità.
E anche se diventassimo vecchi,
come chiameremmo la mamma
più vecchia di noi?
Mamma.
Non c'è un altro nome.
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    Scritta da: Christabella del Mar

    Preghiera alla madre

    Madre che ho fatto
    soffrire
    (cantava un merlo alla finestra, il giorno
    abbassava, sì acuta era la pena
    che morte a entrambi io m'invocavo)
    madre
    ieri in tomba obliata, oggi rinata
    presenza,
    che dal fondo dilaga quasi vena
    d'acqua, cui dura forza reprimeva,
    e una mano le toglie abile o incauta
    l'impedimento;
    presaga gioia io sento
    il tuo ritorno, madre mia che ho fatto,
    come un buon figlio amoroso, soffrire.
    Pacificata in me ripeti antichi
    moniti vani. E il tuo soggiorno un verde
    giardino io penso, ove con te riprendere
    può a conversare l'anima fanciulla,
    inebriarsi del tuo mesto viso
    sì che l'ali vi perda come al lume
    una farfalla. È un sogno,
    un mesto sogno; ed io lo so.
    Ma giungere
    vorrei dove sei giunta, entrare dove
    tu sei entrata
    ho tanta
    gioia e tanta stanchezza!
    farmi, o madre,
    come una macchia dalla terra nata,
    che in sé la terra riassorbe ed annulla.
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      Scritta da: Christabella del Mar

      A mamma

      Mamma, c'è un tedio oggi, una sottile
      malinconia, che dalle cose in ogni
      vita s'insinua, e fa umili i sogni
      dell'uomo che il suo mondo ha nel cuore.
      Mamma, ritornerà oggi all'amore
      tuo, che un dì l'ebbe a vile?
      Chi è solo con il suo solo dolore?

      Mamma, il tempo che fugge
      t'ansia; e l'ansia che impera
      nel tuo cuore c'è, forse anche nel mio;
      c'è, pur latente, il male che ti strugge;
      son le tue cure in me domenicali
      malinconie.
      Lente lente ora sfollano le vie
      nella sera di festa e verdi e rossi
      accendono fanali le osterie
      di campagna. È una strana sera, mamma,
      una che certo affanna
      i cuori come il tuo soli ed amanti,
      sugli ultimi mari i naviganti,
      dentro l'orride celle i prigionieri.
      Canterellando scendono i sentieri
      del borgo i cittadini,
      torna dolce al fanciullo la sua casa;
      ed il mistero ond'è la vita invasa
      tu con preghiere esprimi.

      Mamma, il tempo che fugge
      cure con cure alterna; ma in chi sugge
      il latte e in chi denuda la mammella
      c'è un sangue solo per la vita bella.
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        Scritta da: Christabella del Mar
        Da dove sono venuto?
        Dove mi hai trovato?
        Domandò il bambino a sua madre.
        Ed ella pianse e rise allo stesso tempo
        e stringendolo al petto gli rispose:
        tu eri nascosto nel mio cuore, bambino mio,
        tu eri il suo desiderio.

        Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
        in tutte le mie speranze,
        in tutti i miei amori, nella mia vita,
        nella vita di mia madre,
        tu hai vissuto.

        Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
        ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
        e mentre contemplo il tuo viso,
        l'onda del mistero mi sommerge
        perché tu che appartieni a tutti,
        tu mi sei stato donato.

        E per paura che tu fugga via
        ti tengo stretto nel mio cuore.
        Quale magia ha dunque affidato
        il tesoro del mondo nelle mie esili braccia?
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          Scritta da: Christabella del Mar
          Non sempre il tempo la beltà cancella
          o la sfioran le lacrime e gli affanni
          mia madre ha sessant'anni
          e più la guardo e più mi sembra bella.

          Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto
          che non mi tocchi dolcemente il cuore.
          Ah se fossi pittore,
          farei tutta la vita il suo ritratto.

          Vorrei ritardarla quando inchina il viso
          perch'io le baci la sua treccia bianca
          e quando inferma e stanca,
          nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

          Ah se fosse un mio priego in cielo accolto
          non chiederei al gran pittore
          d'Urbino il pennello divino
          per coronar di gloria il suo bel volto.

          Vorrei poter cangiar vita con vita,
          darle tutto il vigor degli anni miei
          Vorrei veder me vecchio e lei...
          dal sacrificio mio ringiovanita.
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