Poesie inserite da Mariella Buscemi

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Scritta da: Mariella Buscemi
Credimi quando ti dico che ho camminato i tuoi passi
e i percorsi
e le distanze
una notte o due che ho deciso fossero tue
e le parole rimaste a mezz'aria
come certe nuvole che non sanno se piovere
o lasciarmi siccità d'emozioni.
Credimi quando ti dico
che le parole sarebbero state lette sulle mani
in luogo d'un tacere timido e atterrito,
ché frana il coraggio al tremare dei polsi
e il fiato resta corto sui lunghi gesti
e le carezze a doppio giro,
nel tempo d'un passo,
restare indietro e doppiare lo sfiorarsi,
riproporsi,
sulla pelle.
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    Scritta da: Mariella Buscemi
    Chiederei alla malinconia
    sulla forza delle sue radici
    e del terreno fragile
    mentre
    a parlarmi del sangue
    mi ritroverei così vera
    nella carne e nell'anima
    in più vite trascorse
    e taciute
    dimenticate
    disinteressate
    passate in second'ordine

    sono stata la mano che mi ha salvata.

    Urlerei: "viva"!
    Difronte alla morte più crudele
    come fosse malìa divina.
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      Scritta da: Mariella Buscemi
      Come s'io aderissi
      e tu
      uomo
      sprofondassi
      nel calco delle mie cavità
      e la tua ala destra
      divenisse piuma in solfeggio
      sugli echi dei gemiti
      tutti intorno
      sui muri
      nella pelle
      al buio
      così
      mi farei ramo
      e ancor più
      edera
      diventandoti intricata e fitta
      t'innesteresti
      nella possibilità degli spiragli
      col tuo seme
      a farmi seme.

      Su un novembre fragile
      guardarci nudi
      rampicanti di carne
      sulle voglie delle foglie caduche.
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        Scritta da: Mariella Buscemi
        Non ho preteso il tempo,
        le lunghezze, l'amaro del cambiamento,
        il ciclo delle stagioni.
        Il mio volere è vita degli attimi,
        la mutevolezza del secondo,
        lo stop,
        il respiro,
        il momento dopo,
        l'intervallo della palpebra mobile
        prima dello sbatter di ciglia
        e il chiedersi
        cos'abbia catturato
        la pupilla così,
        a contatto con la pelle
        nel punto del venir meno della visione
        e cosa ritrovi,
        come spettro inaspettato,
        in riapertura.
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          Scritta da: Mariella Buscemi
          Inanellerei catene
          dalle ossessioni agli alluci
          tralasciando margini di respiro
          sulle bocche della possibilità

          Coniugando imperativi
          tra sbarre di umori ferrosi
          e i condizionali sulle mani
          tra le attese e le promesse

          | Mancate |

          Quando ti scorro
          china in piena
          tra gli argini della pelle
          e gli orli delle dita
          a ogni alba
          spezzo alluminio
          e corro
          per starti più dentro
          ché ti voglio prigione
          su tutte le mie dipendenze

          Mi fossi uscio
          o confine
          non tenderei fuga

          Aprimi la bocca
          _ti entro da lì.
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            Scritta da: Mariella Buscemi
            Taccio.
            Sulla risacca
            e in riva ciliare
            distese di mare a chinare il capo
            mentre il mio, fiero,
            costringe la brezza
            e fugge l'onda.
            Sul salmastro del vento d'alba
            e di tutti i tramonti del cuore
            quando c'è difesa sullo stantio delle memorie
            attraverso l'ultimo aggrapparsi ai seni come scogli,
            ché sei uomo e cento uomini
            e di due mani, mille.
            T'insinui, moti di vento
            su fermo corpo
            e t'inalo
            proveniente da tutti gli abissi delle mie viscere
            e di più
            dagli apici di tutti i cieli.
            M'increspo sulle scapole
            tra le linee dei tuoi palmi
            ché la tua acqua disseta.
            Attraverso
            tra Scilla e Cariddi
            come tu mi fossi unico passaggio
            e io, stretta a ridosso della tua pelle,
            muto in sirena silente,
            umana solo di voce
            che t'evoca in richiamo.
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              Scritta da: Mariella Buscemi
              Aprire.
              E l'orrore, rarefarsi.
              Nebbie di libertà, accadere.
              Radici di dolore farsi autunno
              e foglie caduche
              nell'innesto d'ali in estroflessione d'immenso.
              Apro.
              Appena al di sotto delle ciglia d'ottobre,
              appena al di sopra dei venti.
              Restano margini d'avvenire,
              resto io, futura,
              ellissi cospirata tra sonni e veglie.
              M'apro.
              Spiragli sospesi tra le dita
              e nocche in difesa.
              Volo.
              Il possibile è pelle,
              guaina di cielo,
              migrazione verso un'altra me.
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                Scritta da: Mariella Buscemi
                Sullo scenario d'anima
                il mio respiro, imperturbabile.
                Il soffio a ingrandir incendio
                e le vene a divampare.
                Sui resti dei sentieri battuti
                si scorgono ancora orme fresche,
                io stessa sono calco dell'ultima memoria
                così presente da darmi fremito.
                Osservo.
                Le distese dei resti,
                la scintilla in assalto,
                lo scoppio
                e il cielo tuona.
                Fiamma ingigantirmi rogo
                e immolare gli occhi.
                Assisto.
                Pulviscolo e cenere
                in discesa lavica.
                Vulcano emotivo
                che fa di me, sacrificio.
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                  Scritta da: Mariella Buscemi
                  Se colasse nell'ultimo sapore
                  e si facesse Verbo
                  in distillato di metonimie
                  e l'ugola divenisse condotto
                  a contenere l'ultima sillaba
                  | e tratti a tratti |
                  Irrorerebbe
                  di sangue denso
                  tra le giunture d'una sineddoche
                  _mia estensione

                  Scorrerei.
                  Io.
                  Come curva di china acida
                  a corrodere.

                  Nuovo siero
                  d'antiche lettere
                  e nostalgiche vocali

                  Sull'amarezza d'un sigillo
                  si scardinerebbero le fauci.

                  Ingrossarsi vene
                  a defluire Parola
                  - in morte del taciuto
                  in resurrezione del detto -
                  spostando pietra
                  nel giorno del Grido.
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