Scritta da: seilion

Ipazia d'Alessandria

Nata nella seconda metà del quarto secolo,
avviata dal padre, rettore del Museo di Alessandria,
stimato saggio, a capo della scuola della città,
al sapere, alla cultura, alla spiritualità della vita,
sacrificò la sua bellezza, la sua giovinezza, in cambio della saggezza.

Ben presto divenne musa,
della matematica, delle scienze, dell'astrologia,
acuta divulgatrice, di Platone dell'ellenica filosofia,
alla morte del padre, della scuola prese le briglia,
con grazia si rivolgeva, a chiunque il suo verbo, voleva ascoltare.

Amata, rispettata, chi da lei, traeva la conoscenza,
odiata, disprezzata, chi in lei vedeva irriverenza,
al cristianesimo nascente potenza,
in quella vergine pagana, vedeva concorrenza.

Cirillo dalla chiesa fatto santo, vescovo della città,
della donna decretò la morte, con la più bieca atrocità,
povera martire pagana, torturata, fatta a pezzi, bruciata nell'Agorà,
come la sua amata biblioteca, in fumo se n'è andata.
gb sileoni.
Composta sabato 1 dicembre 2012
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    Scritta da: seilion

    Due gradini

    Due gradini, ricordo d'infanzia, sono nella mia mente,
    della chiesa sconsacrata, facevano parte,
    costruita attaccata, ad una colonna del maestoso ponte.
    Posta di fronte, al mitico bar Vergi, ci si vedeva,
    in quella nostra strada, su quegli scalini ci si sedeva.

    Con gli amici, organizzavamo le giornate,
    prendersi in giro, quante allegre serate,
    quante confidenze, raccontate,
    col cuore infranto, passavamo le nottate,
    quanti baci si son dati, all'innamorate.
    Chissà, nel tempo, quanta gente se seduta,
    quante storie, quanti amori, sono nati.

    Hanno demolito il quartiere, la chiesa se salvata,
    hanno costruito d'avanti, strade a rapido scorrimento,
    polvere e degrado, ricoprono l'entrata,
    che tristezza, non siede più nessuno,
    su quei due gradini, fuori la navata.
    Composta sabato 10 novembre 2012
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      Scritta da: seilion

      la politica e i politici

      La politica, dovrebbe essere
      il motore per una nazione,
      i politici, sono quelli che rubano
      le risorse di una nazione.

      La politica, dovrebbe premiare gli onesti
      e punire i disonesti,
      i politici, fanno le leggi per proteggersi,
      perché sono loro i disonesti.

      La politica, dovrebbe dare assistenza e curare
      i suoi cittadini,
      i politici, è li, che creano il loro potere
      per fregare meglio i cittadini.

      la politica, dovrebbe combattere

      il lavoro nero,
      i politici, ricevono le mazzette dalle imprese
      che fanno lavorare in nero.

      La politica, dovrebbe combattere
      mafiosi e delinquenti,
      i politici, come fanno a farsi la guerra,
      se sono loro i mafiosi e delinquenti.

      La politica, dovrebbe essere la rappresentanza
      delle personalità migliori,
      i politici, sono la feccia,
      la rappresentanza delle personalità peggiori...
      Composta lunedì 14 maggio 2012
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        Scritta da: seilion

        Nicolò Paganini

        I natali, ebbe a Genova, città matrigna, il figlio non ha saputo onorare,
        in passo Gatta Mora, papà Antonio, il mandolino insegnò a suonare,
        la chitarra sapeva intonare, ma col violino, che i cuori, faceva vibrare.

        Parma, lo conobbe adolescente, importante per la sua maturazione,
        non ancora uomo fatto, Firenze, Milano, crescevano la sua affermazione,
        le capitali Europee, decretarono la giusta incoronazione.

        Quando in teatro si esibiva, gli spettatori, le melodie, seguivano incantati,
        col suo splendido "cannone", ha reso spettacolari, i suoi staccati,
        se voleva mandare in delirio, faceva vibrare le corde, coi pizzicati.

        Quante volte, suonando sul palco, quei suoni melodiosi, improvvisava,
        la gente entusiasta, di riascoltare quelle note, gli implorava,
        ma Paganini, mai replicava.

        Di salute cagionevole, nell'Italica Nizza, la sua vita volse alla fine,
        la Parma riconoscente, di quel grande violinista, le spoglie volle,
        a Genova rimase in dono, il "cannone" lo Stradivari sublime.
        Composta venerdì 7 settembre 2012
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          Scritta da: seilion

          Antonio Vescina

          Tempo fa, quasi per caso, ho visto una mostra,
          di un'amico mio carissimo, Vescina "Nino", in un museo,
          le sue opere esponeva, rosso in viso per l'emozione,
          spiegava con calore, ogni singola creazione.

          Pionieri con gli indiani, nel nuovo continente,
          Wild Bill Hicok, con la colt in pugno, prende la mira,
          il busto, del pirata, la fatale Cleopatra,
          l'eroe, dei due mondi, all'assalto col tricolore,
          zanna bianca, che assale il cacciatore.

          Statuette in piombo, non più alte, di una spanna,
          che, con passione, dalla materia lui creava,
          con lo stampo, la figura abbozzava,
          con colpi rapidi, sicuri, cesellava,
          per mostrare al pubblico, l'opera infine colorava,
          gloria e fama, in giro per il mondo, conquistava.

          Una nuova mostra, sto guardando,
          non più statuette, ma dipinti, sto osservando,
          pittura, dai toni caldi, che disegnano, luoghi conosciuti,
          crose da salire, vicoli da visitare, tetti, marine d'ammirare,

          porte che vorresti aprire, per scoprire cosa c'è dentro,
          l'animo, di questo poliedrico artista, che se pur nella fama,
          rimane il semplice ragazzo, che il tempo, non ha mutato...
          Composta sabato 25 agosto 2012
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            Scritta da: seilion

            Bar latteria Bavari

            Genova, Tommaseo, è quasi l'alba, l'aria fresca,
            nel silenzio della piazza, si alza una saracinesca,
            il Bavari bar latteria, che per prima le luci accende.
            Fervono preparativi, cornetti, brioches, krapfen, da infornare,
            ombrelloni, sedie, tavolini, all'aperto da sistemare,
            un'altra giornata di lavoro, sta per iniziare.

            Ecco arrivare, i primi avventori,
            chi di notte ha lavorato, chi da casa esce presto,
            la colazione al bar, un rito, con sempre più sostenitori,
            veloce, due chiacchere, due battute, un ambiente ospitale.
            l'odore, la fragranza, delle paste ancora calde, la focaccia col bianchino,
            per non parlare, del profumo inebriante, del caffè o del cappuccino.

            La mattina è passata, la pausa pranzo e arrivata,
            si preparano, piatti appetitosi o semplici foglie d'insalata,
            a finire la frugale libagione, l'immancabile caffè:
            Ci si ferma al pomeriggio, c'è il krapfen con la panna,
            se non ti vuoi fermare, col gelato puoi camminare,
            Il locale lavora sino sera, quando il sole va a tramontare.

            Il bar, è gestito da tre simpatiche canaglie,
            il modo socievole, cordiale, ti avvinghia nelle loro maglie,
            i loro nomi sono, Flavio, Maurizio, Roberto,
            se il bar frequenti, ti conquistano di certo,
            soddisfano i clienti più esigenti, i più golosi,
            una cosa, di loro mal sopporto, che del Grifo son tifosi.
            Composta lunedì 16 luglio 2012
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              Scritta da: seilion

              Fede

              Tante volte mi chiedo, cosa sia la fede,
              Difficile risposta, senza capire, in quello a cui si crede.
              Certo, chi ha questo sentimento, accetta tutto.
              Quello che c'è di bello, quello che c'è di brutto.

              Fin dai tempi più antichi, si a fede nella religione.
              Ci si sottomette al potere divino, per evitare la sua punizione.
              Ogni chiesa, ogni culto, insegna amore per gli altri.
              Guerre, massacri, sempre s'è fatto, in nome del divino.

              Ci sono sempre stati, capi popolo, re, faraoni.
              Per loro, abbiamo combattuto, siamo caduti, subito umiliazioni.
              Lo si faceva, credendo di avere protezione,
              Loro accumulavano ricchezze, noi solo frustrazione.

              Infine s'è creduto nella politica, nella democrazia, nei partiti.
              Ogni uno, ha il suo rappresentante, eletti in pubblici dibattiti.
              Sono al parlamento, fanno leggi, emanano decreti, fanno i nostri interessi.
              Che umana delusione, nel vedere quanto siamo fessi.

              Adesso a chi, per cosa, dobbiamo aver fede, credere,
              Nella religione, nella monarchia, nella politica, tutti centri di potere.
              Organizzazioni, che giocano sull'ignoranza,
              Dobbiamo uscire da questo giogo, usando, un po' d'intelligenza.
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                Scritta da: seilion

                Violenza sulle donne

                Spesso, quando un uomo, una donna incontra,
                il suo cuore, è felice, al settimo cielo,
                ma nella sua mente, forse debole e malata,
                crede che diventi, di sua proprietà, esclusiva.

                Sembra buono, generoso, ti coccola, ti copre d'oro,
                vuole conquistare, il tuo cuore, il tuo amore,
                poi basta uno screzio, un po' di insana gelosia,
                per mostrar, la sua natura, instabile, possessiva.

                Se, per diverse e oscure ragioni,
                la donna, più di quel rapporto, non vuol saperne,
                scattano, le prime minacce, le prime intimidazioni,
                non accetta di perdere, le sue perverse, emozioni.

                In un impeto, di rabbia e d'ira, può toglierti la vita.
                So, che sto per dire un'eresia, si vive una volta sola,
                ma è meglio, perdere la vita,
                che la dignità, di esser donna.
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                  Scritta da: seilion

                  La piana di Giza

                  Mi trovo all'inizio del deserto,
                  dietro me, la metropoli del Cairo,
                  avanti a me tre piramidi,
                  Cheope, Kefren, Micerino,
                  tre grandi Faraoni,
                  Padre, Figlio e nipotino,
                  sono li, impalato, a guardarle,
                  mi sento piccolo, un moscerino.

                  Nella mia testa, è tutto un susseguirsi,
                  di nozioni, che nel tempo ho letto, ho studiato,
                  una lettura, che, da senpre m'ha apassionato,
                  mi assalgono dubbi, che quella meraviglia,
                  possa averla fatta l'essere umano,
                  la loro perfezione, la loro dimensione,
                  fa vacillar le mie conoscenze,
                  la saggezza, la mia convinzione.

                  Poco più sotto,
                  immensa, la mitica sfinge,
                  un corpo da leone, col viso da faraone,
                  accovacciata, ai piedi, lì, a protezione,
                  a scrutar le stelle, se vede apparir,
                  di Orione, la costellazione,
                  tre astri nel cielo, che le tre piramidi,
                  riproducono sulla terra, a perfezione,
                  la mia mente, è in confusione,
                  che spettacolo, che emozione.
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                    Scritta da: seilion

                    la gatta di casa

                    Micetti appena nati, per levarseli regalavano,
                    nostra figlia, lì, t'ha visto, miagolavi a perdifiato,
                    a casa t'ha portato, con amore t'ha curato,
                    eri così piccina, che ci stavi in una mano,
                    grigio chiaro, tutta striata, col nome "Luna" t'ha chiamato.

                    Subito, della famiglia hai fatto parte,
                    sei cresciuta libera e prepotente,
                    della casa, ben presto la padrona, sei diventata,
                    tanti anni, sono passati e con noi tu sei rimasta,
                    anche quando, nostra figlia, di casa se n'è andata.

                    Tu gironzoli per casa, con incedere elegante,
                    salti su mobili e divani, scruti tutto, con la testa, fai capolino,
                    poi ci sali sulle ginocchia, per schiacciare un pisolino,
                    se siam tristi, pensierosi, con la zampetta, ci tocchi il viso,
                    vuoi una carezza, trasformi, la nostra maschera, in un sorriso.

                    È tardi, andiamo in camera a dormire,
                    quatta quatta, poco dopo, ti sentiamo saltar sul letto,
                    fai un giro d'ispezione, poi le unghie affondi per
                    ammorbidir il tuo giaciglio, fino che ti sdrai, qui sul petto,
                    ti lasci dondolare, dal respiro regolare.

                    Or si dice, gli animali non capiscono,
                    quando viene nostra figlia, i suoi avi, a trovare,
                    per la gatta, non esistiamo, la segue come un cagnolino,
                    di staccarsi da lei non vuole, il ricordo
                    di quand'era piccolina, la prima ad amare.

                    seilion1.
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