Le migliori poesie inserite da Sir Jo Black

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Scritta da: Sir Jo Black

Sul piazzale

Guardo il vuoto intorno.

Sento il silenzio lasciato dalle auto
che passano.

Sento il silenzio lasciato dalle persone
che passano.

Osservo le attese...
Io non attendo.

Non attendo in questa piazza
piena di vuoto.

Vorrei rubare sorrisi
per metterli sul viso:
triste.

Vorrei lasciare sorrisi
agli occhi di chi attende
nel vuoto,
ma non ne ho più.

Vorrei regalare speranze
a chi attende nel vuoto,
ma le mie sono sabbia.

Sabbia
che il vento spande,
inutile sulla piazza.

Nessuno che regali:
un sorriso
una speranza?
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    Scritta da: Sir Jo Black

    Il paese dei bugiardi

    C'era una volta, là
    dalle parti di Chissà,
    il paese dei bugiardi.
    In quel paese nessuno
    diceva la verità,
    non chiamavano col suo nome
    nemmeno la cicoria:
    la bugia era obbligatoria.

    Quando spuntava il sole
    c'era subito uno pronto
    a dire: "Che bel tramonto!"
    Di sera, se la luna
    faceva più chiaro
    di un faro,
    si lagnava la gente:
    "Ohibò, che notte bruna,
    non ci si vede niente".

    Se ridevi ti compativano:
    "Poveraccio, peccato,
    che gli sarà mai capitato
    di male?"
    Se piangevi: "Che tipo originale,
    sempre allegro, sempre in festa.
    Deve avere i milioni nella testa".
    Chiamavano acqua il vino,
    seggiola il tavolino
    e tutte le parole
    le rovesciavano per benino.
    Fare diverso non era permesso,
    ma c'erano tanto abituati
    che si capivano lo stesso.

    Un giorno in quel paese
    capitò un povero ometto
    che il codice dei bugiardi
    non l'aveva mai letto,
    e senza tanti riguardi
    se ne andava intorno
    chiamando giorno il giorno
    e pera la pera,
    e non diceva una parola
    che non fosse vera.
    Dall'oggi al domani
    lo fecero pigliare
    dall'acchiappacani
    e chiudere al manicomio.
    "È matto da legare:
    dice sempre la verità".
    "Ma no, ma via, ma và..."
    "Parola d'onore:
    è un caso interessante,
    verranno da distante
    cinquecento e un professore
    per studiargli il cervello..."
    La strana malattia
    fu descritta in trentatré puntate
    sulla "Gazzetta della bugia".

    Infine per contentare
    la curiosità
    popolare
    l'Uomo-che-diceva-la-verità
    fu esposto a pagamento
    nel "giardino zoo-illogico"
    (anche quel nome avevano rovesciato...)
    in una gabbia di cemento armato.

    Figurarsi la ressa.
    Ma questo non interessa.
    Cosa più sbalorditiva,
    la malattia si rivelò infettiva,
    e un po' alla volta in tutta la città
    si diffuse il bacillo
    della verità.
    Dottori, poliziotti, autorità
    tentarono il possibile
    per frenare l'epidemia.
    Macché, niente da fare.
    Dal più vecchio al più piccolino
    la gente ormai diceva
    pane al pane, vino al vino,
    bianco al bianco, nero al nero:
    liberò il prigioniero,
    lo elesse presidente,
    e chi non mi crede
    non ha capito niente.
    Composta lunedì 14 novembre 2011
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      Scritta da: Sir Jo Black

      Muoio volentieri, a volte

      Muoio volentieri, a volte:
      quando vomita dolore il cuore,
      schiacciate bruciano speranze
      sotto strade infami,
      catrame che mangia sogni.

      Muoio volentieri, a volte:
      quando il tempo urla nel vuoto,
      schiacciate nell'anima parole
      dietro persiane amare
      chiuse verso il sentire.
      Composta sabato 16 febbraio 2013
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        Scritta da: Sir Jo Black

        Il ritratto del silenzio

        Il ritratto del silenzio
        stampato nel buio.
        Lampi di luce
        scappano
        sulla linea grigia.

        Riquadri di luce,
        soffusa o spenta,
        dove entrano i sogni:
        dolci ricordi,
        amari dolori,
        si posano sulle luci
        che piu tardi
        rivedranno solite cose.

        Lampi di luce
        scappano
        sulla linea grigia,
        sognano di perdersi...
        stampato nel buio,
        il ritratto del silenzio.
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          Scritta da: Sir Jo Black

          Maledizione

          Perché non posso essere cervo?
          Correrei senza catene nel bosco.

          Perché non posso essere aquila?
          Volerei nel vento tra i monti.

          Perché non posso essere delfino?
          Nuoterei fino al cuore del mare.

          Perché non posso essere leone?
          Possederei la mia compagna.

          Perché non posso essere pietra?
          Immobile nel vuoto non sentirei...

          Invece guardo dea Luna e piango.

          Maledetto dagli dei:
          vivrò nel sentire,
          avrò un'anima dolente,
          avanzerò inutili passi...
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            Scritta da: Sir Jo Black

            "Tempi"

            Di bei tempi andati scrivo passione,
            cielo nuovo, chiaro, dolce sapore.

            Tempo di mezzo cielo scuro muove;
            viaggio stanco nell'odore bruciato.
            Pioggia laverà il fumo nei silenzi;
            s'asciugherà il dolore aprendo vita.

            Tempo ancora sorgerà alto dall'alba,
            cielo nuovo, chiaro, dolce colore.
            Composta domenica 25 novembre 2012
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