Sui rami indecisi andava una fanciulla ed era la vita. Sui rami indecisi. Con uno specchietto rifletteva il giorno che era lo splendore della sua fronte pura. Sui rami indecisi. Sulle tenebre andava sperduta, piangendo rugiada, prigioniera del tempo. Sui rami indecisi.
Sui rami dell'alloro camminano due colombe oscure. L'una era il sole, l'altra la luna. "Casigliane mie," chiesi, "dove sta la mia sepoltura?" "Nella mia coda", disse il sole. "Nella mia gola", disse la luna. Ed io che andavo camminando con la terra alla cintola vidi due aquile di neve e una ragazza nuda. L'una era l'altra e la ragazza era nessuna. "Care aquile, " chiesi, "dove sta la mia sepoltura?" "Nella mia coda", disse il sole. "Nella mia gola", disse la luna. Sui rami dell'alloro vidi due colombe nude. L'una era l'altra ed entrambe nessuna.
Nuda di colori Rotte le catene della luce e dell'ombra Del chiarore abbagliante dell'evidenza Schiava sei Del tuo errare notturno. Invisibili trame di desiderio Sospingono il tuo inquieto incedere E nel buio elettrico di sospiri e danze Carezzano le tue ali... Coralli lunari si schiudono tra le tue fibre! Marea odorosa t'inebria di Assoluto Vacilla la tua Follia Divorata d'Amore ed incensi Spezza il respiro la tua Sete ingorda Famelica sei – farfalla notturna – Affamato il tuo battere d'Ali! Disperato il tuo bruciare, lirica e immensa! Trema il tuo Essere! Trema la Terra, sussulta la Notte! Grida il cuore impazzito! Spingi il tuo volo tra dita struggenti Esplodi nell'abbraccio di Luce! E ti infrangi In mille scintille Appassionate...
Che il bello e l'incantevole Siano solo un soffio e un brivido, che il magnifico entusiasmante amabile non duri: nube, fiore, bolla di sapone, fuoco d'artificio e riso di bambino, sguardo di donna nel vetro di uno specchio, e tante altre fantastiche cose, che esse appena scoperte svaniscano, solo il tempo di un momento solo un aroma, un respiro di vento, ahimè lo sappiamo con tristezza. E ciò che dura e resta fisso non ci è così intimamente caro: pietra preziosa con gelido fuoco, barra d'oro di pesante splendore; le stelle stesse, innumerabili, se ne stanno lontane e straniere, non somigliano a noi - effimeri-, non raggiungono il fondo dell'anima. No, il bello più profondo e degno dell'amore pare incline a corrompersi, è sempre vicino a morire, e la cosa più bella, le note musicali, che nel nascere già fuggono e trascorrono, sono solo soffi, correnti, fughe circondate d'aliti sommessi di tristezza perché nemmeno quanto dura un battito del cuore si lasciano costringere, tenere; nota dopo nota, appena battuta già svanisce e se ne va.
Così il nostro cuore è consacrato con fraterna fedeltà a tutto ciò che fugge e scorre, alla vita, non a ciò che è saldo e capace di durare. Presto ci stanca ciò che permane, rocce di un mondo di stelle e gioielli, noi anime-bolle-di-vento-e-sapone sospinte in eterno mutare. Spose di un tempo, senza durata, per cui la rugiada su un petalo di rosa, per cui un battito d'ali d'uccello il morire di un gioco di nuvole, scintillio di neve, arcobaleno, farfalla, già volati via, per cui lo squillare di una risata, che nel passare ci sfiora appena, può voler dire festa o portare dolore. Amiamo ciò che ci somiglia, e comprendiamo ciò che il vento ha scritto sulla sabbia.
Lo sforzo umano non è quel bel giovane sorridente ritto sulla sua gamba di gesso o di pietra e che mostra grazie ai puerili artifici dello scultore la stupida illusione della gioia della danza e del giubilo evocante con l'altra gamba in aria la dolcezza del ritorno a casa No Lo sforzo umano non porta un fanciullo sulla spalla destra un altro sulla testa e un terzo sulla spalla sinistra con gli attrezzi a tracolla e la giovane moglie felice aggrappata al suo braccio Lo sforzo umano porta un cinto erniario e le cicatrici delle lotte intraprese dalla classe operaia contro un mondo assurdo e senza leggi Lo sforzo umano non possiede una vera casa esso ha l'odore del proprio lavoro ed è intaccato ai polmoni il suo salario è magro e così i suoi figli lavora come un negro e il negro lavora come lui Lo sforzo umano no ha il savoir-vivre Lo sforzo umano non ha l'età della ragione lo sforzo umano ha l'età delle caserme l'età dei bagni penali e delle prigioni l'età delle chiese e delle officine l'età dei cannoni e lui che ha piantato dappertutto i vigneti e accordato tutti i violini si nutre di cattivi sogni si ubriaca con il cattivo vino della rassegnazione e come un grande scoiattolo ebbro vorticosamente gira senza posa in un universo ostile polveroso e dal soffitto basso e forgia senza fermarsi la catena la terrificante catena in cui tutto s'incatena la miseria il profitto il lavoro la carneficina la tristezza la sventura l'insonnia la noia la terrificante catena d'oro di carbone di ferro e d'acciaio di scoria e polvere di ferro passata intorno al collo di un mondo abbandonato la miserabile catena sulla quale vengono ad aggrapparsi i ciondoli divini le reliquie sacre le croci al merito le croci uncinate le scimmiette portafortuna le medaglie dei vecchi servitori i ninnoli della sfortuna e il gran pezzo da museo il gran ritratto equestre il gran ritratto in piedi il gran ritratto di faccia di profilo su un sol piede il gran ritratto dorato il gran ritratto del grande indovino il gran ritratto del grande imperatore il gran ritratto del grande pensatore del gran camaleonte del grande moralizzatore del dignitoso e triste buffone la testa del grande scocciatore la testa dell'aggressivo pacificatore la testa da sbirro del grande liberatore la testa di Adolf Hitler la testa del signor Thiers la testa del dittatore la testa del fucilatore di non importa qual paese di non importa qual colore la testa odiosa la testa disgraziata la faccia da schiaffi la faccia da massacrare la faccia della paura.
Urlava attorno a me la via assordante. Lunga, sottile, in lutto, maestoso dolore, alto agitando della gonna il pizzo e l'orlo con fastosa mano, una donna passò agilmente, nobile, con la sua gamba statuaria. Ed io, come un folle, bevevo nel suo occhio - livido cielo nel cui fondo romba l'imminente uragano - la dolcezza affascinante e il piacere che uccide. Un lampo... poi la notte! - O fuggitiva beltà, per il cui sguardo all'improvviso sono rinato, non potrò vederti che nell'eternità? In un altro luogo, ben lontano di qui, e troppo tardi, mai, forse! Perché ignoro dove fuggi, e tu non sai dove io vado, o te che avrei amata, o te che lo sapevi!
Tu vieni dal profondo cielo o sorgi dall'abisso, o Beltà? Versa il tuo sguardo infernale e divino, mescolati, il beneficio e il crimine, e per questo al vino ti potrei rassomigliare. Hai nell'occhio l'aurora ed il tramonto; come una sera tempestosa spandi profumi; ed i tuoi baci sono un filtro, e la tua bocca un'anfora, che fanno coraggioso il fanciullo, l'eroe vile. Sorgi dal nero abisso oppure scendi dalle stelle? Il Demonio, affascinato, come un cane è attaccato alle tue gonne; spargi a caso la gioia ed i disastri, e tutto reggi, e di nulla rispondi. Sopra i morti, o Beltà, di cui ti ridi, cammini. Non è il meno affascinante, l'Orrore, tra le tue gioie; amoroso sopra il tuo ventre orgoglioso danza l'Omicidio, fra i ciondoli il più caro. Vola abbagliata verso te l'effimera, o candela, fiammeggia stride e dice: "Benediciamo questa torcia! " Anela l'innamorato chino sulla bella, e ha l'aria d'un morente che accarezza la sua tomba. O Beltà, che cosa importa, o mostro spaventoso enorme ingenuo, che tu venga dal cielo o dall'inferno, se mi schiude la porta il tuo sorriso ed il tuo piede e l'occhio a un Infinito adorato ed ancora sconosciuto? Di Satana o di Dio, che importa? Angelo o Sirena, che importa se mi rendi, - fata dagli occhi di velluto, ritmo, profumo, luce, unica regina! - questo universo meno ripugnante e questi brevi istanti meno gravi?
Abbandono me stessa Nell'istinto assoluto Che si accende dal mio buio Avvolgendomi di sensi E di slanci Si annulla lo spazio Svanisce la materialità delle cose intorno Sono passione, adesso Sono vento Sono l'impeto di attraversare l'inconsistenza del tempo La voglia famelica di superare la tua assenza E raggiungerti sulla tua pelle Abbandonarmi ai i tuoi vortici che mi ingoiano E risucchiano nelle tue profondità di Luce Smarrirmi nella trama della tua carne Sprigionarmi da me nell'ansia assetata delle tue mani coraggiose E liriche Libera Riempirmi di te Lasciarmi inondare dall'impetuoso incedere della tua testa Irretire nella tua ragione, nella tua follia Nella Libertà primordiale della tua Anima piena.
- Passi - auto - mattoni - strade - rumori - il pensiero di te non mi abbandona - voci - balconi - sassi - vetrine - biciclette - il pensiero di te non mi abbandona - semafori - bambini - muri - asfalto - portoni - il pensiero di te non mi abbandona - seduta - cammino - riposo - di fretta - un saltello - il pensiero di te non mi abbandona - tremo - respiro - mi fermo - mi volto - grido - il pensiero di te - ancora - urla nel mio vuoto.
Un tango nostalgico e struggente Danzato in un abbraccio che iniettava veleno Abbandonata tra braccia e movenze Seguivo un corpo bugiardo di intense illusioni Era un vortice, era tempo fermo e sospeso Era carne che sapeva vestirsi e svestirsi Di promesse e disprezzo Era bugia appassionata E sublime Sussurrata sulla pelle E le parole erano gocce, scorrevano sulle mie dune Annidandosi nelle mie conche assetate Stillando il loro perverso lirismo Là dove ero più fragile.