Un battito d'ali d'una farfalla parigina.
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...con il quale parlavamo: lei si faceva chiamare papillon'78 e viveva a Parigi.
Non risposi "al messaggio". Chiusi il telefono sul tavolo e accolsi la cioccolata che il cameriere si accinse a versarmi nella coppa d'argento nella quale bevvi la prima, la stessa. Stavolta, però, riuscivo a sentire l'odore dell'alcol: forte, pungente quasi fastidioso. Mi piaceva.
Vidi in uno specchio riflesso, seduta ad un tavolo dietro di me, dei lunghi capelli biondi, un po' mossi, mai visti prima così setosi, contornati da una piccola treccia laterale. Delle gambe lunghissime, sode con una caviglia sottilissima delineavano la sensualità di ciò che si sta materializzando di fronte a me. Il Suo vestito era chiaro, color crema, le scarpe Gucci a tono rendevano quel piede statuario e danzante di fronte ai miei occhi. Intravidi delle calze autoreggenti sostenere la silhouette perfetta che faceva da cornice a delle gambe costrette leggermente in esse il cui profumo quasi riuscivo a sentire. Il vestito si completava con un vistoso decoltè che lasciava trasparire i suoi capezzoli turgidi e rigidi accarezzati dal vento parigino la rendevano ancora più bella. I suo occhi azzurri e miele completarono ciò che il corpo aveva iniziato: il tormento ed il turbamento ... [segue »]
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