Voscienza benedica!
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...che circondava la casa colonica, e lui raccontava, raccontava e si vantava in maniera spavalda delle sue "gesta", che lo avevano portato in quella florida posizione di benessere, di cui tutta la predetta famiglia era già a conoscenza, ma anche gli astanti braccianti agricoli, che qualche volta erano presenti e che, ipocritamente per salvaguardarsi un pezzo di pane, assentivano coi gesti, ma non con la mente.
Un giorno verso l'ora del tramonto del sole, mentre era seduto in quel solito cortile con i suoi familiari, a cui ripeteva la solita litania sopra descritta, annoverando tutti i suoi averi, acquistati col sudore della sua fronte, ed il desiderio di accrescere sempre più le sue sostanze, si presentò a lui un povero contadino, che teneva per mano il figlioletto di cinque o sei anni; i due mostravano pantaloni e giacca malamente rattoppati, gli scarponi rotti e i visi macilenti: la fame e lo sconforto erano da loro ben rappresentati.
Con il rispetto proprio di chi non ha, ma con dignità di uomo di fronte a chi dispone, quel poveraccio si rivolse a Don Binidittu per chiedere lavoro con queste parole: "Voscienza benedica, Vossìa m'avi a scusari, si lu vegnu a disturbari, ma ... [segue »]
Composto sabato 20 luglio 1985
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