Mi chiamo Antonino Esposito, ho diciassette anni.
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...sensi, forse sono ancora vivo, non capisco nulla, le pareti bianche mi confondono, sono in un ospedale, l'ombra assomiglia sempre di più a Salvo e dai miei occhi scendono qualcosa di sconosciuto, sono lacrime, credevo non esistessero, sto piangendo e i morti non piangono. Sono vivo, non so come, ma sono ancora vivo.
Dopo aver sparato a Falavita e poggiato la canna della pistola tra i miei denti ogni ricordo si interrompe.
Solo oggi, passato qualche giorno, so come sono andate le cose.
Salvo tolto il cappuccio che gli imprigionava il capo mi ha visto, immobile, con la pistola imprigionata nella mia bocca. Senza pensarci troppo mi ha sferrato un terribile pugno che mi ha tramortito, deviando il colpo e impedendo il mio ultimo viaggio. Non ho ricordi dei momenti successivi al trauma, ma ora sto relativamente bene e questo è curioso per un aspirante suicida.
Sono molto confuso, ma terribilmente felice di essere ancora vivo e fuori dall'incubo che aveva preso possesso della mia mente.
Da un anno vivo al nord, sono considerato un pentito di mafia, in quanto comunque autore di un omicidio. Frequento il quarto anno di un liceo scientifico di nome "Giovanni Verga", non ci posso credere.
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