Mi chiamo Antonino Esposito, ho diciassette anni.
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...un amico, di essere addomesticato, per dimenticare che oggi ucciderò un uomo.
Ho appuntamento con Falavita alle 14.30 al bar di mio padre. Arrivo presto, speravo di incontrare Irina. Non c'è neppure lei, cazzo oggi non c'è nessuno, ci sono io, una persona che non dovrebbe esistere.
Falavita è puntuale, salgo in macchina, il suo odore dolciastro aggredisce i miei sensi, vorrei vomitare, diventare un sacco vuoto, sparire nel nulla e invece sono qui.
Mi consegna una busta di plastica, dentro c'è la Beretta e un paio di guanti in lattice.
"Mettili prima di toccare l'arma, stai attento, è carica."
Viaggiamo lenti in un paesaggio che non cambia mai, chiudo gli occhi, spero di vedere qualcosa di bello, la chiesa barocca di Cosimo Fanzago, invece sto male e mi sembra di camminare sott'acqua, sono un pescecane e la mia è "un'opera da tre soldi". Appena ho questo pensiero la canzone cantata da Kurt Weil, mi entra nella testa e mi fa esplodere il cervello.
"Und der Haifisch, der hat Zähne
Und die trägt er im Gesicht
Und Macheath, der hat ein Messer
Doch das Messer sieht man nicht."
Di colpo mi risveglio. È basta una parola: "Andiamo". Improvvisamente sono lucido e questo ... [segue »]
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