Mi chiamo Antonino Esposito, ho diciassette anni.
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...ne sono andato, senza dire nulla. Mi giravano le palle, avrei dovuto tirargli un pugno, non mi avrebbe denunciato, avrei dovuto..., cosa avrei dovuto fare non lo so, forse avrei dovuto ammazzarlo, tanto presto ucciderò qualcuno, è da tempo che l'ho capito, ma non me ne frega una minchia.
Cinque minuti dopo Salvo è venuto nello spogliatoio e mi ha battuto su una spalla dicendo: "Andiamo a giocare Campione". Avrei voluto mandarlo a fare culo, ma l'ho seguito, non so perché, ma ho fatto così. Non riesco odiarlo, non mi manca di rispetto, anche quando mette le mani addosso, se sbaglia, chiede scusa, non si sente superiore, non è come gli altri professori, forse perché non vuole insegnare, ma preferisce lasciarti imparare. Non è lui l'attore e tu il pubblico, mi sa che non ha capito nulla della scuola.
Ho appuntamento con Falavita, deve farmi vedere qualcosa, credo di aver capito e non mi piace.
Ci siamo trovati davanti al bar di mio padre, che mi ha salutato; teneva una mano in mezzo alle cosce di una ragazza bella e triste che si chiama Irina e fa la puttana, ho parlato con lei qualche volta, è sensibile e intelligente, che ... [segue »]
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