E alla fine si possiede solo ciò che si è dato
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...una Ilona lontana irrompe con violenza nel cagionevole squilibrio della sua mente, e si ritrova a versare lacrime che nemmeno sapeva di possedere: oggi non ha più nessuno a cui dedicare le sue carezze, a cui consacrare i suoi sogni, a cui affidare ogni suo abbraccio e sorriso.
In un riverbero etilico, dalla finestra riesce a vedere uno spicchio di cielo notturno: l'immensità, finalmente. Un'illusione di stelle gli saltellano intorno, come pulci.
Una luna inesistente, bianca come le ossa, avanza lentamente verso di lui. Gli si avvicina talmente tanto da avere l'impressione che lo stia leccando con una grande lingua ferita. Il suo pallido chiarore lo avviluppa come il costume di un clown, voluminoso, gessoso, teatrale, abbottonato con rossi e lanuginosi ponpon d'inquietudine.
Non sa perché, ma tutto questo cielo gli fa venir voglia di miagolare. Tenta un paio di miagolii, patetici, incompleti, poi l'istinto gli dice di tacere.
Il chiaro riverbero intorno a lui dà l'impressione di una luce filtrata attraverso vesciche natatorie di calamari surgelati, surrogati di fantasie ormai lontane.
Dentro, il sangue canta canzoni d'amore non corrisposto e sente che le canterà per tutta la notte, mentre lui scivola dentro e fuori dal sogno e dal delirio,... [segue »]
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