Il pasto del vagabondo
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"Siamo ciò che mangiamo!".
Quel barbone ripeteva questa insignificante frase ogni volta che gli passavo davanti, eppure gli davo sempre qualche spicciolo, con l'intento di comprarmi il suo silenzio, odiavo essere disturbato e fermato per la strada, raramente mi trattenevo a chiacchierare con gli amici, anche perché di amici non ne avevo e non ne volevo, neanche persone sdolcinate, mmmm ragazze dolci che ti chiamano amore, che ti danno carezze, decisamente noh, non è mai stato di mio gradimento.
Continuai a scendere per la strada del borgo, poi entrai in una macelleria, decisi di comprare qualcosa da cucinare. Vidi un sogno, li tra il vetro del bancone, ancora unta di rosso, una splendida testa integra di vacca, il sangue fresco le colava ancora dal collo a brandelli, tranciato mi piace pensare da colpi di macete.
Chiesi al macellaio: "Voglio quella!".
Il macellaio: "Le tolgo il cervello e gli occhi!?"
Matteo: "No! Per l'amor di Dio non osi compiere un tale scempio, prendo tutto!".
Il macellaio prese una busta grande in plastica trasparente, vi avvolse la testa in carne viva del bovino e gliela consegnò in un sacchetto.
Il macellaio: "Per lei non prende nulla!?"
Matteo: "No grazie!"
Il macellaio: "Arrivederla allora, oggi il ... [segue »]
Composto lunedì 12 luglio 2010
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