P. I.
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...senza narici e senza condotti uditivi, sono io, prigioniero di nulla: ancorato a poche certezze, legato alle mie sole certezze. Incapace di osare, dunque incapace di vedere, incapace di creare: incapace di essere un poeta, solo un retore.
Precipito, sono agghiacciato all'idea di affrontare la morte e il dolore, ma non me ne stupisco, ero al contrario meravigliato di riuscire a rimanere in piedi sul nulla, senza essere aggrappato a niente di concreto, niente per il quale valesse vivere.
Un'infinità di foglie accoglie la mia caduta attutendola. Una volta precipitato oltre quelle che credo siano le più alte cime degli alberi, come se esse fossero la cornice di uno schermo televisivo, il nulla che mi sovrastava, verso il quale tendevo lo sguardo, cede il posto ad un cielo bruno, che nasconde nella sua distanza dei maestosi, ma terrificanti, cumulonembi. Il cielo a sua volta scompare, nascosto dietro la coltre di foglie su cui precipito, mi faccio spazio fra le fronde, freneticamente, fermentandone il fruscio
"fra le fronde fragili il fruscio d'aria fresca,
soffia fischia forte fervente la tempesta,
labile l'alluvione lambisce la mia testa,
alla luce del lampione tutto s'innesca:
distinguo e rimpinguo le ombre e mesta
l'immaginazione colma la lacuna e attesta
la ... [segue »]
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